When They See Us, recensione no spoiler della miniserie ispirata ad una storia vera

When They See Us

Il 31 maggio 2019 ha debuttato su Netflix una delle miniserie più acclamate in assoluto nella vastissima produzione della potente piattaforma di streaming. Ideata ed interamente diretta dalla regista Ava DuVernay (Selma), When They See Us racconta uno dei casi di cronaca più infamanti e scioccanti nella storia d’America, accaduto nel lontano 1989 e risoltosi solamente nel 2002, ben tredici anni dopo.

Una miniserie che ha ricevuto immediatamente il plauso della critica del settore e del pubblico, tanto che a fine corsa ha ottenuto ben undici nomination agli Emmy Awards, vincendo l’ambito premio nella categoria del miglior attore protagonista in una miniserie, assegnato al bravissimo Jharrel Jerome.

La trama di When They See Us

La miniserie creata e diretta da Ava DuVernay si basa sugli eventi legati al caso della jogger di Central Park, avvenuto nel 1989, e descrive le vite dei sospetti accusati dell’aggressione e delle loro famiglie. Una volta arrestati, i cinque giovani, Kevin Richardson, Antron McCray, Yusef Salaam, Korey Wise e Raymond Santana, vengono prima interrogati separatamente, in pratica costretti a confessare in video la propria colpevolezza e, successivamente, divisi dal pubblico ministero in due gruppi per il processo. Ciascuno di loro viene condannato dalla rispettiva giuria di varie accuse relative all’assalto, ma solo in quattro sono ritenuti colpevoli dello stupro. La condanna prevede il massimo della pena consentito per i minori, mentre Korey Wise (Jharrel Jerome), il quale all’epoca del crimine imputatogli aveva 16 anni, viene detenuto in strutture per adulti per scontare la pena prevista.

Nel 2002, grazie alla confessione del vero assalitore, Matias Reyes, e per merito della conferma delle prove del DNA e di ulteriori indizi compresi nell’indagine dell’ufficio del procuratore distrettuale, il tribunale annulla le condanne dei cinque uomini. Lo Stato ritira tutte le accuse contro di loro e di conseguenza li rimuove dal registro dei trasgressori sessuali.

Perché vedere When They See Us

Perché When They See Us racconta con dovizia di dettagli, punti di vista narrativi e personaggi coinvolti la terribile storia di cronaca che dalla fine del 1989 al 2002 ha colpito le vite dei cosiddetti “Central Park Five” e le loro famiglie. Una macchia difficile da togliere nelle maglie della credibilità del sistema giudiziario americano di ieri e di oggi che Ava DuVernay porta in scena con un cast corale affiatatissimo su cui spicca la straordinaria e commovente performance di Jharrel Jerome (Moonlight), che per il ruolo di Korey Wise ha ottenuto un Emmy nel 2019.

When They See Us non risparmia nulla e nessuno, condannando a piè pari tutto un sistema che sembrava voler porre un cappio attorno al collo dei cinque ragazzi per partito preso; per tale motivo questa miniserie in quattro episodi è anche un grido efficacissimo e lancinante contro la società statunitense di ieri e di oggi, del suo razzismo interiorizzato e dei crimini di cui ci si può macchiare affinché a pagare lo scotto siano sempre le minoranze svantaggiate. Un monito che risuona fortissimo ancora oggi, nonostante il caso giudiziaro contro i cinque di Central Park sia stato definitivamente chiuso più di venti anni fa.

When They See Us, perché non vederla?

La miniserie di Ava DuVernay è talmente perfetta nella sua scrittura, regia, interpretazioni e messa in scena che sarebbe un delitto affermare che non meriti una visione, eppure è palese che When They See Us non accontenterà i palati meno sopraffini di un pubblico, quello vastissimo e super-variegato di Netflix, che spesso e volentieri si fa cullare dalle scelte dell’algoritmo e si dirige verso prodotti più sicuri e leggeri.

Questa serie in quattro episodi non rientra affatto nel quadro dei consigli algoritmici di Netflix, tanto che il successo di pubblico per l’opera televisiva di Ava DuVernay non è stato effettivamente plateale; in suo “demerito” c’è anche da dire che il caso dei Central Park Five, per quanto terrificante e gravissimo, non avrà lo stesso peso emotivo su uno spettatore americano rispetto ad uno europeo o asiatico per ragioni puramente storico-culturali. Minuzie geografiche che però non scalfiscono la grande potenza e necessarietà di questa miniserie attualmente disponibile nel vasto catalogo tv della popolare piattaforma.

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