NYAD – Oltre l’oceano, recensione (no spoiler) del film biografico su Netflix

NYAD - Oltre l'oceano

Quando partono le note di The Sound of Silence non può non tornare in mente l’iconica scena iniziale de Il laureato (1967), anche se qui le struggenti, melanconiche, note di Simon & Garfunkel accompagnano non un atipico percorso di formazione sui generis ma bensì la cocciuta ostinazione di un personaggio realmente esistente, una figura di donna così forte e incredibile che non poteva che trovare adeguato sfogo anche sul grande schermo nel cinema contemporaneo.

Ed ecco così che NYAD – Oltre l’oceano si tinge di note amabilmente femministe nelle rivincite di questa nuotatrice indomita, che nonostante l’età avanzata ha deciso di tentare un’impresa unica e forse irripetibile, mettendo a rischio la sua stessa vita pur di raggiungere quel traguardo da lei così voluto. Una storia vera perfetta per un biopic destinato al grande pubblico e non è un caso che il film, esclusiva del catalogo Netflix come original, si sia guadagnato anche il favore degli Oscar e dei Golden Globe, con ben due candidature relative alle migliori attrici, protagonista e non, nelle recenti edizioni che riguardano rispettivamente Annette Bening e Jodie Foster.

NYAD: contro tutto e tutti – la recensione del film

Nonostante abbia superato ormai i sessant’anni, Diana Nyad non ha nessuna intenzione di appendere occhialini e costume al chiodo ma anzi vuole mettersi nuovamente alla prova, attraversando a nuoto in un’unica traversata il tratto di mare che separa Cuba dagli Stati Uniti, per la precisione le coste della Florida. La sua migliore amica, nonché allenatrice, Bonnie Stoll cerca di farla desistere inizialmente ma quando nota come nulla farà cambiare idea alla partner decide di supportarla con tutte le sue forze, ottenendo egual appoggio dall’esperto navigatore Josh Bartlett.
Il percorso oltre alla fatica che consiste in una nuotata di decine e decine di ore è anche ricco di pericoli, in quanto non soltanto la presenza degli squali ma anche i morsi di meduse velenose possono causare ostacoli, potenzialmente anche mortali. Ma quando i primi tentativi non vanno a buon fine, quando chiunque si sarebbe arreso di fronte all’evidenza, ecco che il carattere testardo di Diana viene prepotentemente alla luce, spingendola a tentare e ritentare ancora fino all’ultima bracciata.

Prendere o lasciare

Un personaggio senza mezze misure quello di Diana Nyad, che compare in più occasioni in filmati di repertorio o in fotografie insieme al cast protagonista di questo film che ne mette in mostra luci e ombre, pur favorendo come prevedibile il lato celebrativo dell’operazione. E dire che questa nuotatrice provetta, che già era famosa nell’ambiente per altre imprese non da poco, era animata non solo da enorme coraggio ma da altrettanta profonda incoscienza non è certo una critica, laddove ha messo in pericolo più volte se stessa: un esempio da prendere con le pinze, nel distinguere dove il genio si distingua dalla follia.

Diretto a quattro mani da Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhelyi, marito e moglie nella vita reale che esordiscono in un lungometraggio di finzione dopo aver firmato diversi documentari di successo, Nyad – Oltre l’oceano segue tutte le regole base del filone, con quella dose di sana retorica a tema dove alla vicenda agonistica si intreccia il dramma privato della protagonista, con tanto di ripetuti flashback che ci mostrano un passato non certo “rose e fiori”.

Traumi che furono che riemergono con una corretta carica melodrammatica, in una confezione tanto onesta quando già vista. Le due ore di visione non offrono grossi spunti e tolti un paio di passaggi visionari, tra luci colorate e allucinazioni del Taj Mahal, dal punto di vista stilistico ci troviamo davanti a un’operazione alquanto canonica, discretamente coinvolgente ma mai effettivamente esaltante.

Laddove la pellicola convince pienamente è per l’appunto nelle interpretazioni del cast: senza dimenticare un ottimo Rhys Ifans nelle vesti di capitano che accompagna l’odissea acquatica di Diana, tra Annette Bening e Jodie Foster è una continua gara di bravura che lascia senza fiato, con le due attrici che assumono con un’interpretazione camaleontica le sembianze e le espressioni delle loro controparti reali.

La sceneggiatura è quanto mai fedele perché adattamento del libro di memorie scritto dalla “diretta interessata” – il titolo inglese è Find a way, per chi fosse interessato a leggerlo – e vengono furbamente schivate alcune controversie: il record infatti non è mai stato ufficialmente registrato e la stessa nuotatrice ha rilasciato diverse dichiarazioni non propriamente veritiere, che mettono in dubbio la sua versione dei fatti. Delle ombre che rischiavano di far passare in secondo piano la portata epica del racconto e che in ottica cinematografica avrebbero sicuramente guastato l’impatto sul grande pubblico.

Conclusioni finali

Un personaggio fuori dagli schemi Diana Nyad, con questo bio-pic che cerca di schivarne i lati più controversi in favore di un’esaltazione retorica abbastanza classica, nel tentativo di restituire quel senso di familiarità al grande pubblico, desideroso di storie e imprese impossibili, poco conta quanto veritiere o meno. Ecco perciò che NYAD – Oltre l’oceano svolge il suo compito di intrattenimento a tema con una certa disinvoltura, facendo soprattutto affidamento sulle magistrali interpretazioni delle sue due protagoniste Annette Bening e Jodie Foster, entrambe in stato di grazia. Un film piacevolmente convenzionale che va accettato anche nelle sue diramazioni prettamente agiografiche e melodrammatiche per essere apprezzato appieno, anche se qualche sfumatura in più e un accenno alle presunte ombre sul personaggio non avrebbero guastato.

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