Fabio Esposito torna in tv con Pazzi di Pizza insieme a Sal Da Vinci su Food Network: “Sogno il DopoFestival. Vorrei riportare in tv Stranamore” – Intervista

FABIO ESPOSITO SAL DA VINCI FOTO DI ALESSANDRO DAVID

Stilista, imprenditore, scrittore e conduttore tv: Fabio Esposito è oggi uno dei volti più amati di Food Network, canale dedicato al buon cibo e non solo del gruppo Warner Bros. Discovery. Napoletano doc, nel 1999 lancia il suo primo brand di moda “Coconuda” di cui oggi ne è CEO e presidente. Dalla maison di famiglia alla tv il passo sembra essere stato naturale, debuttando nel 2018 alla conduzione di “Tienda” missione bellezza su Real Time.

Dopo una partecipazione nel 2019 nel cast di “All Together Now” su Canale 5,
nello stesso anno debutta come scrittore con il suo primo libro dal titolo “Uno scugnizzo Perbene” edito da Mondadori. Dal 2021 conduce su Food Network format di successo. Inizia con “Stilista in cucina” e successivamente “Pazzi di Pizza” in coppia con Sal Da Vinci. Seguono “Pazzi di Napoli e Roma“ con Barbara Foria e “Food Games” un vero e proprio quiz tra i fornelli.

Nel 2024 arrivano altri due nuovi format sempre con il gruppo Discovery, “FoodCast” e “Dolce Notte”, quest’ultimo in coppia con il re dei lievitati Rocco Cannavino. Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Fabio Esposito alla vigilia del debutto della nuova edizione di “Pazzi di Pizza”, in onda dal 4 settembre su Food Network.

Intervista a Fabio Esposito: dalla moda alla tv

Fabio sei partito da giovanissimo con la moda e con Coconuda hai costruito un vero impero. Da qualche anno sei approdato in tv: cosa ti ha spinto a metterti in gioco?

“Sicuramente la smania di voler iniziare molto presto. Ho avuto la fortuna che mio padre aveva un’azienda che si occupava di moda, e mi ha permesso di muovere i miei primi passi in questo mondo già a 16 anni. Appena diplomato entro nell’azienda di famiglia e creo il brand Coconuda, ad oggi un marchio solido con alle spalle una storia di ben 24 anni ormai. La scrittura è arrivata anch’essa presto, quando disegni è un po’ come scrivere, la tua mente fa un viaggio che ti porta ad avere delle idee nuove. Sentivo il bisogno di fare altro e quindi inizio a scrivere format, partendo dai miei spot televisivi, perché Coconuda è stata una delle prime aziende a fare spot televisivi nel lontano 1999-2000. Nel 2016/2017 circa, mi son detto che non poteva essere più soltanto un divertimento o un hobby, e quindi da lì ho iniziato, grazie all’incontro con una persona del gruppo Discovery, ho iniziato a buttare giù delle idee per la tv, che oggi sono diventati dei format che girano ancora, alcuni li conduco io, tanti altri che ho scritto io che però non conduco”.

La passione per la televisione l’hai sempre avuta, il tuo brand è sempre stato legato a personaggi televisivi. Quella secondo te è stata tua intuizione?

“Assolutamente, Cocomuda è stata la prima azienda in Italia a puntare sulla figura delle testimonial. Parlo del 1999 con Natalia Estrada. Nella moda quella è stata la più grande intuizione, quella di investire in spot televisivi e messaggi promozionali dall’anno 1999 al 2001 e nel brand identity. I grandi brand avevano le top model ma le signore non si riconoscevano, preferivano un personaggio televisivo a una top model. Altra intuizione è stata che comunque Coconuda, insieme a tanti altri brand, è un prodotto per il popolo, dal punto di vista del punto di vista della distribuzione”. 

Poi arrivi in tv con tre programmi: Pazzi di Pizza, Pazzi di Roma e Foodcast. Ecco, cosa ti affascina di più in questo nuovo capitolo televisivo?

“Ci arrivo per caso, perché arrivavo da un programma di moda che si chiamava “Tienda Missione Bellezza”, e lì ero nella mia comfort zone. A Food Network, che fa parte dello stesso gruppo di RealTime, vedevano questa mia grande passione per la cucina del tutto casalinga, che abbiamo trasformato in format che oggi, funzionano benissimo. È che a noi italiani piace mangiare e allo stesso tempo parlare di cibo, ed è questo che rende forti i programmi di cucina in Italia. I miei format non sono programmi dove ti insegno la ricetta, Pazzi di Pizza, Pazzi di Roma o per Foodcast, a modo loro raccontano tre spaccati diversi del mondo del food. Pazzi di Roma ad esempio, è l’evoluzione di ciò che faceva in maniera brillante Davide Mengacci. Raccontiamo la cultura, il dialetto, le case, gli usi e costumi di dove ci troviamo. Quest’anno Pazzi di Roma, lo scorso anno Pazzi di Napoli, a seguire sarà Pazzi di Bari. Dove abbiamo una Barbara Foria che si è calata perfettamente nel ruolo, raccontare e raccontarci. Non abbiamo un vero e proprio copione, e questo arriva a casa, piace alla gente piace”.

Il 4 settembre debutta Pazzi di Pizza, dove tuo compagno di viaggio è Sal Da Vinci. Come è nata questa collaborazione tra di voi e cosa ci aspetta in questa nuova edizione?

“Questa è l’edizione più bella delle quattro. Te lo dice un napoletano che è innamorato di Napoli, che è innamorato della pizza napoletana, eppure sarà una bellissima edizione per tre motivi. Il primo è perché Roma è una città magnifica. Quindi ha degli scenari particolari, siamo andati in delle pizzerie chiuse all’interno di alcune chiese sconsacrate, insomma, delle cose veramente particolari. Secondo perché la pizza romana è la più amata dai turisti di tutto il mondo. E poi perché con Sal è nato tutto per caso, siamo amici da 22 anni. Abbiamo già collaborato in passato per altre cose. Quando è iniziata questa collaborazione c’era tanto scetticismo da parte di tutti e due. Poi lui è uno che piace, è simpatico, e in questo momento, grazie allo Rossetto e caffè, vive un momento pazzesco. Capita delle volte che camminiamo per strada, ci fermano per chiederci le cose, ci fanno mille complimenti, si è creata una fan base. Arrivati alla quarta edizione, ormai ci sono fedelissimi di Pazzi di Pizza che non vedono l’ora di vedere l’edizione Europa, che per me è una roba folle. Ci sono ancora tante regioni d’Italia che vanno esplorate, io sogno l’edizione Pazzi di Pizza New York, ne stiamo parlando per far sì che questo accada a breve”.

Magari con qualche Guest star: chi vorresti?

“Il sogno rimane sempre lui, Stallone. È lui l’italo americano per eccellenza, perché poi non è Stallone, lui rimane Rocky per l’immaginario collettivo”.

A novembre debutterai con Foodcast, dove ti trasformi in un intervistatore, ecco, in questo caso tu cosa cerchi di tirare fuori dai tuoi ospiti?

“Foodcast è sempre un format scritto da me, ed è il primo podcast in tv, la prima edizione è andata benissimo, secondo me questa seconda è ancora più bella. Cosa facciamo in un Foodcast? Facciamo conoscere i personaggi in maniera diversa da quello che sono quando indossano i loro panni. Ad esempio magari Iginio Massari, che è uno degli ospiti di quest’anno, lo conosci come pasticcere o giudice televisivo. Noi invece lo mostriamo in un altro modo, più umano, che parla della moglie, che parla di quando aveva i debiti, che parla di quanto ha sofferto ad andare in Germania ai suoi inizi, di quando invece ha fatto le collaborazioni a Tokyo, lui non parlava neanche un po’ d’inglese o di giapponese. Insomma, Foodcast vuole semplicemente attraverso il mezzo più bello che abbiamo al mondo, in Italia ancora di più, che è la cucina, il cibo, far sì che gli ospiti si sentano a proprio agio in modo da tirar fuori delle cose molto personali. C’è il momento ad esempio di che pizza sei? E c’è il pizzaiolo live che gli realizza la sua pizza del cuore. Che dolce sei? E c’è il pasticcere che live gli prepara il dolce del suo cuore. Da lì, si inizia a sgretolarsi quel muro, inizia a parlare, inizi a parlare con Gino, non più con Massari. Lo scorso anno su 12 intervistati hanno pianto in 9. Quest’anno su 12 intervistati hanno pianto in 7. Ma lacrime di emozione nel raccontare un ricordo. Nel raccontare una persona che non c’è più. Nel raccontare perché quel piatto lo ha legato a un qualcosa, agli inizi”.

Un programma come Pazzi di Piazza, che viene confermato significa che ha avuto successo. C’è un segreto che lo rende così forte?

“Il suo segreto è proprio la pizza, l’alimento più mangiato al mondo. Il racconto di questo alimento che dà felicità ai bambini di 8 anni e a chi ha 90 anni. Poi sicuramente la coppia Sal e Fabio, due napoletani puliti spontanei. E poi sicuramente piace che a giudicare davvero il pizzaiolo che vincerà è un bambino chiamato che con i suoi voti decreterà il vincitore. 

C’è un filo che lega il tuo modo di raccontare la moda e il tuo modo di condurre in tv?

“Credo il carisma ed è quello che io porto in tv. Io porto Fabio. Cioè, chi mi conosce sa che quel ragazzo, ormai quell’uomo che va in tv è lo stesso che tu che ti ritrovi al mare, o a mangiare una pizza. Nel nostro mondo io vedo tante persone che quando si accende la lucina rossa, si trasformano, ecco, io porto in tv me stesso, non porto null’altro che quello. Mi piace entrare in casa delle persone in maniera semplice, e non è una cosa semplice, talvolta arrivare in maniera semplice. Fortunatamente negli ultimi anni c’è qualcuno che lo sta dimostrando, i numeri gli stanno dando ragione, faccio un esempio, Stefano De Martino, che arriva in maniera semplice, con una terminologia popolare, senza essere troppo poliglotta, molto facile”.

Lo vorresti come ospite in una delle puntate?

“Stefano è un amico, ho avuto già tanti amici come lo steso Sal Da Vinci, Barbara Foria, Francesco Cicchella, secondo me non verrebbe perché agli amici non ti risparmi a chiedere le cose, e Stefano essendo genuino, sicuramente non si risparmierebbe. È uno di quelli che racconterebbe qualsiasi cosa”

Da conduttore, la mattina quando ti svegli vai a controllare gli ascolti?

“Gli ascolti li guardiamo tutti, siamo vittima dei numeri, e ti dico che al momento il programma più bello che faccio è Foodcast, ed è quello che fa meno ascolti rispetto agli altri. Purtroppo non è sempre quello che piace a te quello che piace alla gente. Siamo tutti vittima dei numeri, se mi chiedi se è una cosa giusta, purtroppo da imprenditore ti devo dire sì, è una cosa giusta, perché le reti devono sostenersi, c’è un mercato da mandare avanti, e se i numeri non arrivano, significa che il format va rivisto o addirittura come in alcuni casi cancellato. L’unica cosa brutta dei numeri è che noi viviamo in un Paese, dove chi fa tanti numeri, anziché essere ammirato, viene odiato e giudicato. Questa è una roba folle”. 

Tu hai anche scritto un libro su di te, “Uno scugnizzo per bene”. Ecco, se dovessi oggi scrivere un libro sul secondo capitolo della tua vita, soprattutto sul legame con la televisione, da dove ripartiresti?

“Da dove è finito il libro? L’ultima frase del libro, scritto nel 2019, diceva, perché il libro partiva con, ho 36 anni, sposato due volte tre figli, ho 6 aziende, ho già vissuto tante vite.  Quel libro finiva parlando di un sogno nel cassetto e diceva, un giorno mi piacerebbe condurre il Dopo Festival. Io partirei da quello. Partirei da quello perché credo tanto nel lavoro. Non mi ha mai regalato nulla a nessuno. Quando parti dal Sud è tutto triplicato, perché purtroppo è così. E quindi mi piacerebbe partire da lì, da quell’ultimo capoverso. Per l’obiettivo di mirare sempre a qualcosa di altro e cercare di raggiungere l’obiettivo. Naturalmente nella maniera più onesta e pulita possibile”.

Quel sogno del Dopo Festival c’è ancora?

Tutta la vita. Non è un sogno nel cassetto, è un sogno nell’armadio, perché ne sono tanti. Sicuramente arrivare a una conduzione importante, alla possibilità di entrare nelle case in una striscia quotidiana, mi piacerebbe tantissimo. E poi ho un pubblico in particolare che amo profondamente. Quelle che ho sempre amato da quando ero ragazzino. Le donne, le signore, le casalinghe, le nonne. Tutto quel pubblico che non solo ama ancora la tv, perché quello è un pubblico che si tiene ancora lontano dai social, ma soprattutto è il vero pubblico fedele. Quello è un pubblico che non ti tradisce, e lo vediamo con Carlo Conti e Antonella Clerici, che hanno il loro pubblico, innamorato di loro da sempre. Quello che fa anche Stefano con Affari Tuoi. A piacerebbe fare quello”. 

C’è un programma del passato che vedevi da bambino e che ti piacerebbe riportare in tv?

“Sì, ce l’ho già, ce l’ho pronto. Sto litigando con la rete tutti gli anni. Ogni anno mi dicono non è il momento, non è il momento. Io voglio portarlo, ho anche cambiato il nome perché quello lì lo poteva condurre solo lui, ed è Stranamore di Alberto Castagna. Io l’ho chiamato Cupido. Lo farei sicuramente con rispetto di quello che era il modus operandi di quello che faceva Castagna, ma con la contemporaneità di oggi. Dove non parlerei solo di amore, ma di tutti coloro che hanno avuto un litigio. Mi piacerebbe provare a riappacificare un padre con una figlia, un datore di lavoro con un dipendente, a una coppia di amici. Insomma, l’amore visto un po’ più ampio. Abbiamo sdoganato, ringraziando Dio l’amore in tutte le sue forme, e quindi quello che qualche anno fa in tv non si poteva notare, oggi è libero, e quindi mi piacerebbe da morire. L’ho scritto un po’ di anni fa, l’abbiamo un po’ rimodificato, e lo adattiamo ogni anno questo Mister Cupido. Speriamo che la rete ce lo faccia fare, e sostituire anche il Camper con una bella Vespa all’italiana. Se tu pensi che Maria De Filippi, con i suoi programmi, fa ancora milioni di ascolti, ti fa capire che questo è quello che l’Italia vuole ancora. Però, devo dire che l’unica cosa che lascerei è la sigla tutta la vita”.

Fabio Esposito tra dieci anni, più stilista, più conduttore, più scrittore o più altro?

Mi piacerebbe darti la risposta quella più ovvia, perché l’obiettivo è quello tutta la vita più conduttore, ma semplicemente perché nella moda ho raccontato tanto, ho fatto ventiquattro anni, veramente forti. Spero me ne venga data l’opportunità, e aggiungerei che mi piacerebbe fondere tutto ciò che faccio, io sono un imprenditore impegnato nel food, s nel mondo dell’hotelleria, nella scrittura. Vedi ci sono tanti altri format che sono in onda, come SOS Acne, che ho scritto io, debutta a novembre Pazzi di Sushi, non lo condurrò io, ma l’ho scritto, quindi devo dire, scrittore sì, ma perché mi tiene allenato nell’ipotesi di migliorarmi come conduttore”. 

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