Con oltre 2 milioni di dischi venduti, 5 miliardi di stream e visualizzazioni e più di 150 certificazioni d’oro e di platino, Alvaro Soler è uno degli artisti più amati della scena musicale internazionale. In Italia lo abbiamo visto sia cimentarsi come giudice a X Factor ma soprattutto come ospite al Festival di Sanremo. Il prossimo 10 ottobre l’artista esce con il suo nuovo album dal titolo “El Camino” per Sony Music. Con questo progetto l’artista 34enne apre un nuovo entusiasmante capitolo della sua carriera, mostrando la sua visione personale, evoluta e moderna del pop latino. Noi di SuperGuidaTv abbiamo incontrato ed intervistato a Milano Alvaro Soler e con lui abbiamo parlato del nuovo album ma anche del suo rapporto con l’Italia.
Intervista ad Alvaro Soler per l’uscita dell’album “El Camino”
Alvaro, nel 2015 usciva El Mismo Sol, che ha segnato l’inizio della tua carriera internazionale. Oggi, a dieci anni di distanza, come guardi a quel giovane artista e cosa pensi sia cambiato in te in questo tempo?
“È cambiato tantissimo. Basta guardare un paio di video delle mie prime performance in Piazza del Popolo a Roma, su RTL ricordo, davanti a 20.000 persone. Io ero molto timido all’epoca, già solo per quello è cambiato tantissimo, perché adesso ho suonato su un sacco di palchi con più persone di quelle. Sono contento che alla fine ho fatto questa evoluzione come persona, perché c’era bisogno di fare un po’ un cambiamento”.
Hai superato 2 milioni di dischi venduti, 5 miliardi di stream e oltre 150 certificazioni. Quando ripensi a questi numeri, che emozione provi?
“Io adesso in realtà provo di non mettermi molto in contatto con i numeri, perché alla fine stai sempre comparando una cosa con l’altra. Una canzone come Lui El Mismo Sol, come Sofia, per esempio, che è diventata, non so quante stream ha su YouTube, ha quasi un miliardo, cioè 950 milioni di visualizzazioni, quello è pazzesco. È quasi impossibile. Sto cercando di fare una canzone come quella. Per me i numeri sono importanti, però fino a un certo punto, ovviamente. La cosa importante per me è che la gente venga ai concerti e raccontare la mia storia”.
El Camino è un titolo che richiama il viaggio, sia personale che musicale. Qual è la “strada” che volevi raccontare con questo disco?
“Ci sono diversi temi che voglio raccontare in questo album, che possiamo parlare dopo se vuoi, perché ti racconto un po’ la struttura generale. È un album che volevo fare concettuale, che ha un intro, ha un interludio. È un album che devi ascoltare dall’inizio fino alla fine, sennò non ha senso, non puoi iniziare con la canzone numero 10 e dopo la 3. Racconta la storia di diversi momenti della mia carriera, anche della mia vita personale, e ci sono momenti molto personali di questi ultimi anni”.
L’album nasce tra Berlino, Barcellona, Londra, Miami e l’Africa orientale: come ti hanno ispirato questi luoghi e le culture che hai incontrato?
“Se scrivi una canzone a Barcellona sarà sicuramente diverso dallo scrivere una canzone a Berlino o a Londra. Ed è magico quello, anche perché se vuoi sperimentare un po’, è una bella strategia quella di andare in diversi paesi. Anche perché a me mi piace molto… sono una persona di mondo, mi piace molto viaggiare e prendere delle cose belle di diverse culture che mi piacciono molto per farle vedere anche a più persone, come per esempio quella in Africa, in questo coro di Namayanas Women’s Choir, si chiama. Loro cantano ogni settimana. Cantano una canzone in chiesa che è la canzone che ascoltiamo in questa canzone, Zero. Per me è stato molto importante fare una canzone con loro, soprattutto perché la mia musica rappresenta molto questo aspetto di world music, musica che alla fine viene dal mondo per il mondo. E quello che voglio fare è dare visibilità a un coro come il Namayanas Women’s Choir, che altrimenti in un altro mondo forse sicuramente non potremmo scoprire”.
C’è un brano all’interno dell’album che rappresenta per te un po’ un diario personale? Che ti rappresenta maggiormente?
“Molte canzoni, perché io sono di molti colori, alla fine. Però c’è una canzone che si chiama Jardin de los recuerdos, che è una canzone che mi piace molto perché mi ricorda molto le canzoni che io ascoltavo anche prima, e la si nota l’influenza di Elton John, di John Mayer, di Phil Collins. È una canzone un po’ più classica, però con l’anima più moderna”.
Negli ultimi anni sei diventato marito e papà. Quanto questi cambiamenti personali hanno influito sulla tua musica e sulla tua visione della vita?
“La rendono più bella, perché alla fine sto facendo un sacco di nuove esperienze con la famiglia, che mi piacciono tantissimo, e non solo io quando vado in giro, ma anche mia moglie e mia figlia. Ricordare quei momenti insieme è bello, perché i momenti così se non li i condividi non sono niente”.
Oggi ti definisci “più tranquillo, equilibrato e riflessivo”: pensi che il pubblico sentirà questo nuovo Alvaro nelle canzoni?
“Sì, io penso che sono sempre stato così. Forse la parte riflessiva è più presente adesso, perché comunque è già il quarto album, ma dovevo andare ancora più avanti, più all’interno i mess stesso. Penso che questo si percepisca ascoltando l’album”.
Dopo aver conquistato milioni di fan in tutto il mondo, c’è ancora un sogno o una sfida che non hai realizzato?
“Sì, è una cosa molto personale. Siccome ho vissuto a Tokyo da piccolo, volevo fare un concerto a Tokyo. Quello è il mio sogno da adesso”.
In Italia ti abbiamo anche conosciuto meglio con la tua partecipazione a X Factor come giudice. Cosa ricordi di quella esperienza e la rifaresti?
Mi ricordo che era una tappa bellissima per me, era molto impegnativa, però veramente molto bella. Ho fatto nuovi amici, ho imparato la lingua e l’italiano meglio di prima, perché prima era una cosa orribile e potevo comunicare con la gente, però ovviamente era una gran sfida per me, perché era il primo momento per me nella TV, in un programma così grande come X Factor, però ancora penso in X Factor molte volte e mi rimarrà sempre in un posto molto bello nel mio cuore. E se lo rifarò? Sì, assolutamente sì.
Hai preso parte come ospite al Festival di Sanremo nel 2017. Cosa ricordi di quella esperienza e ti piacerebbe tornarci magari in gara?
“Bella domanda. Sì, io mi ricordo di aver cantato a Sanremo, è stata un’esperienza fantastica, soprattutto perché Sanremo è un posto bellissimo, è pieno di gente e ho sentito che è ancora più pieno adesso che. Allora sì, non mi dispiacerebbe partecipare, ma quello significa che io devo presentarmi con una canzone in italiano. Quello sarà una sfida, sì”.
Qual è la cosa che più ami dell’Italia?
“Oh, la sua gente ovviamente, gli italiani. E gli spaghetti cn le vongole”.









