Alfredino e la tragedia di Vermicino: 40 anni fa l’inizio della “Tv del dolore” 

Alfredino - Vermicino

Sono trascorsi 40 anni dalla tragedia del piccolo Alfredino a Vermicino. Un fatto di cronaca che a distanza di tanti anni è ancora vivo nei ricordi degli italiani. Un episodio che ha letteralmente cambiato il modo di fare Tv in Italia.

Alfredino e la tragedia di Vermicino: l’inizio della “Tv del dolore”

La tv negli ultimi anni ha sempre giocato un ruolo fondamentale nel raccontare le grandi tragedie italiane. Ultime solo in ordine cronologico sono quelle legate alla Funivia di Stresa, o il crollo del Ponte Morandi a Genova. Alluvioni, terremoti, inondazioni, attentati sono diventati argomento centrale della cosiddetta “Tv del dolore”. Ore e ore di diretta, edizioni straordinarie dei Tg nazionali e trasmissioni tv che cambiano la loro programmazione. Ma quando ha avuto inizio la “Tv del dolore”?

Vermicino: la tragedia che cambiò la tv italiana

C’è un giorno preciso che ha consacrato l’inizio della “Tv del dolore” nel nostro paese, un giorno in cui l’Italia intera rimase col fiato sospeso. Una tragedia indelebile nei ricordi degli italiani.

Era il 10 giugno 1981, a Vermicino una frazione della provincia di Roma, Alfredo Rampi detto Alfredino 6 anni appena, cade in un pozzo artesiano. Rai 1 apre un’edizione straordinaria del Tg in diretta dal luogo della tragedia, l’Italia si ferma. Parte una staffetta tra Rai 1, Rai 2, e Rai 3, all’epoca il direttore del Tg1 era Emilio Fede. Quello che poteva sembrare un qualcosa di risolvibile in poche ore divenne un evento mediatico. 

Col passare delle ore, a dispetto delle aspettative, la situazione si andò via via aggravando, ma ormai l’attenzione suscitata nei telespettatori era di proporzioni gigantesche, un accanimento tale da sconsigliare l’interruzione della trasmissione in diretta.

Secondo Emilio Fede, allora direttore del TG1, Antonio Maccanico (all’epoca Segretario generale alla Presidenza della Repubblica) avrebbe esercitato pressioni per non interrompere la diretta del Tg1, a maggior ragione dopo aver appreso che anche il presidente della Repubblica Pertini si stava per recare sul luogo della tragedia.

18 ore di trasmissione per raccontare quella che da lì a poco sarebbe diventata la morte in diretta di un bambino di 6 anni. All’epoca la copertura mediatica delle tragedie private non era scontata come in seguito sarebbe diventata. Per la diretta sulla tragedia fu coniata l’espressione “Tv del dolore”.

A riprova dell’interesse del pubblico per la sorte del bambino, Giancarlo Santalmassi riferì che la sera di venerdì 12 giugno la diretta era stata interrotta su Rai1 per trasmettere una trasmissione politica: “in quel momento, i centralini della Rai furono tempestati di telefonate, il pubblico chiedeva che si tornasse a parlare della tragedia di Vermicino”.

Gli italiani incollati alla tv

I dati Auditel del giorno dopo la tragedia diedero dei numeri impressionanti in termini di ascolti: 28 milioni di telespettatori davanti alle tv da Nord a Sud, l’Italia voleva conoscere il finale di una delle prime grandi tragedie che diede vita a quella che oggi chiamiamo la “Tv del dolore”. 

Il finale non fu quello sperato dagli italiani, il piccolo Alfredino non riuscì a salvarsi. Il giornalista Piero Badaloni in merito all’impatto mediatico che ebbe la tragedia dichiarò: “Era diventato un reality show terrificante”. Emilio Fede disse: “Ammesso che ce ne fossero le condizioni, se quel giorno fosse avvenuto un colpo di Stato, la gente avrebbe risposto: ‘Va bene, però lasciami vedere che succede a Vermicino'”. 

Quella tragedia ci ha insegnato che l’interesse del pubblico per quello che accade nel nostro paese è tale da cambiare completamente la programmazione della nostra tv. Ed è per quell’interesse che oggi abbiamo trasmissioni in diverse fasce orarie che si occupano dei casi di cronaca, come il caso di Denise Pipitone o le grandi tragedie italiane che nel corso degli anni hanno sempre preso più spazio nei programmi tv.

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