Simon Baker al Filming Italy Sardegna Festival si presenta rilassato, sorridente, perfettamente a suo agio in mezzo al pubblico italiano che da sempre lo accoglie con entusiasmo. Il suo legame con l’Italia, racconta, è profondo e affettuoso: “Vengo in Italia da metà anni ’90. Cerco di tornare almeno ogni due anni. La prima volta che venni, avevo due figli piccoli. Ovunque andassimo, siamo sempre stati accolti con grande calore. Gli italiani hanno una generosità d’animo rara. Ogni volta che arrivo, è come ricevere un grande abbraccio”, ha confessato nell’intervista a SuperguidaTV.
Simon Baker al Filming Italy: “Grato a The Mentalist ma basta” – Intervista
Inevitabile parlare di The Mentalist, la serie che lo ha reso celebre in tutto il mondo nel ruolo dell’affascinante Patrick Jane e che ancora oggi è un cult ai primi posti sulle piattaforme di streaming:
“Sì, quella serie mi ha dato un riconoscimento globale e la possibilità di sostenere la mia famiglia con una buona qualità della vita. Ma la cosa sorprendente è che, dopo dieci anni, continua a essere ciò per cui vengo riconosciuto di più”.
Quando gli si chiede se sia stato triste alla fine dell’avventura, la risposta è diretta:
“Assolutamente no. È stato un lavoro bellissimo, ma anche molto faticoso. Portare sulle spalle la responsabilità di uno show di successo è uno stress enorme”, ma poi si leva un sassolino dalla scarpa “Devo dire però che mi sono un po’ stancato di parlare sempre di The Mentalist. È stato importante, certo, ma ho fatto anche tante altre cose. E a volte è strano essere ancora identificato solo con quel ruolo”.
Riflette anche sulla differenza tra recitare e dirigere: “Quando reciti, sei al servizio della visione complessiva. Ma, specialmente in una lunga serie, finisci per dirigerti anche da solo”.
Tra i progetti del passato, Simon Baker ricorda con piacere Il diavolo veste Prada, film amatissimo anche dal pubblico italiano: “Un’esperienza fantastica. Ho lavorato con Anne Hathaway, abbiamo girato tra New York e Parigi. Indimenticabile”.
Sul reboot del film, mostra curiosità mista a fiducia: “Sono sicuro che sarà buono. Il film originale ha lasciato il segno, e solo l’interesse che c’è attorno al reboot sarà sufficiente per portare la gente al cinema”, facendo intendere che non ci sarà.
Oggi però le sue scelte artistiche seguono criteri diversi: “Non mi muovo più in base a quello che penso avrà successo. Scelgo i progetti che mi incuriosiscono e mi sfidano sul piano creativo. Ho lavorato in progetti di successo, ma la pressione che ne deriva non fa più per me. Preferisco sentirmi appagato da ciò che faccio, anche se non è il titolo più popolare del momento”.
Tra i lavori più recenti, cita Boy Swallows Universe, distribuito da Netflix, che ha riscosso ottimi consensi internazionali, mentre attualmente è su Amazon con The Narrow Road, tratto da un celebre romanzo australiano di Richard Flanagan e interpretato insieme a Jacob Elordi, Odessa Young e Ciarán Hinds. Ma l’annuncio più interessante riguarda il futuro: “Ho appena terminato la prima stagione di una nuova serie basata sui romanzi di Patricia Cornwell, quelli con il personaggio di Scarpetta. C’è Nicole Kidman, Jamie Lee Curtis – che è straordinaria – e Bobby Cannavale. Dirige David Gordon Green. È un progetto entusiasmante e uscirà, credo, nel 2026”.