Domenica 13 luglio alle 21 torna in prima serata su Rai 2 il programma comico “Facci Ridere”, giunto alla sua terza puntata. Alla guida dello show ci sono ancora una volta Pino Insegno e Roberto Ciufoli, pronti ad animare il palco con una nuova gara all’insegna del divertimento. Anche stavolta i concorrenti saranno divisi in tre squadre, ognuna rappresentativa di una delle principali zone d’Italia: Nord, Centro e Sud. I partecipanti porteranno sul palco la varietà e la ricchezza della comicità italiana, con le sue inflessioni regionali, i modi di dire tipici e le tradizioni comiche locali.
Noi di SuperGuida TV abbiamo intervistato in esclusiva Roberto Ciufoli. Il comico e conduttore ha detto di essere soddisfatto per gli ascolti e ha replicato alle critiche rivolte al programma: “Le critiche che sono state rivolte al programma non sono giuste perché quello che facciamo non ha pretesa di essere diverso da quello che presentiamo ma è umanità varia che fa altri mestieri e che cerca di divertire gli altri. Non è un contest in cui mostriamo una qualità bassa di professionisti del settore bensì si tratta di persone dichiaratamente non professioniste. Ogni esibizione dura un paio di minuti, forse anche qualcosa in meno. Non è una gara, non si vince nulla, la giuria è composta da tre ospiti in studio con i quali ci divertiamo anche a battibeccare”.
A suscitare polemiche è stata in particolare l’esibizione di Christiano Commisso in arte Ruttovibe. Sui social i telespettatori hanno stroncato la performance definendola volgare. In merito, Ciufoli ha dichiarato: “In generale il politically correct ha fatto dei danni perché si confonde con il buon gusto, con una ricerca di battute. Se ripenso ad alcuni sketch che abbiamo fatto noi nel passato ora rischieremmo il linciaggio se non l’arresto. Anche l’intervento di Benigni con la Carrà quando parlava di organi genitali femminili era volgare allora? Secondo me non lo è stato affatto ma anzi è stato divertentissimo. Anche l’esibizione del Ruttovibe è durata un minuto e mezzo. Ha fatto qualcosa che faceva sorridere, non è stato esaltato come il genio o il Pavarotti del rutto. Si è presentato per quello che era dicendo anche che c’erano delle manifestazioni in giro dove fanno cose di questo tipo ma io non ho trovato la sua esibizione così volgare. Spesso gli pseudointellettuali criticano tirando in ballo un motivo politico rispetto a quello artistico”.
Non sono mancati i detrattori che hanno tirato in ballo poi le simpatie politiche di Pino Insegno. Roberto Ciufoli, ai nostri microfoni, ha così commentato: “Abbiamo iniziato la nostra carriera più di quarant’anni fa e io non ricordo chi fosse in quel momento Presidente del Consiglio. Abbiamo continuato il nostro percorso, siamo passati a Mediaset e nel frattempo sono cambiati altri Presidenti del Consiglio. Ora non trovo che sia plausibile il fatto che Pino stia lavorando perché ha detto che ha simpatie per la Meloni. Oltretutto ha detto che ha simpatie non per un criminale mafioso ma per una donna che è stata eletta Presidente del Consiglio e quindi credo per una donna gradita da almeno metà dei cittadini del nostro Paese. Io non sono né del partito di Pino né del partito della Meloni eppure mi sono trovato in queste critiche come facente parte della Tele Meloni. Trovo che sia tutto strumentale, piccolo sia umanamente parlando che professionalmente”.
Intanto, è in programma una reunion de La Premiata Ditta. L’idea c’è come ha detto Ciufoli anche se l’intento non è quella di farne un’operazione nostalgia. Ciufoli ha poi ripercorso la sua esperienza all’Isola dei Famosi: “Non mi sono pentito anche perché era il periodo del Covid in cui i teatri erano chiusi da due stagioni e si faceva la fame. L’Isola dei Famosi è stata la mia salvezza soprattutto dal punto di vista economico. E’ stata un’esperienza interessante nonostante il fatto che non rifarei perché non mi piace l’idea che c’è rispetto ai reality che è la tendenza di tirar fuori il morboso, il becero che c’è in ognuno di noi piuttosto che andare a ricercare aspetti positivi e di umanità in una situazione estrema come quella”.
Una carriera la sua iniziata quarant’anni fa anche se ad oggi rimane il rimpianto di aver fatto poco cinema: “Il rimpianto è di aver fatto meno film e quindi di aver lavorato meno al cinema rispetto a quello che avrei voluto. Credo che questo sia dipeso anche da una certa pigrizia del nostro sistema cinematografico che tende ad etichettare. E’ un caso se non si vedano al cinema tanti attori o attrici che facevano parte di gruppi. Penso a Marchesini, Lopez e Solenghi ma anche ai Giancattivi. Se Nuti non faceva film da solo o se Benvenuti non avesse fatto film da soli, non li avremmo visti nei film di altri e via dicendo. Per il resto, mi sono tolto tantissime soddisfazioni in teatro sperimentando anche generi diversi”.
Roberto Ciufoli, intervista esclusiva al conduttore di “Facci ridere”
Roberto, sei in onda su Raidue con “Facci ridere”. Sei soddisfatto per gli ascolti?
Sono molto soddisfatto. Il programma sta andando bene con un risultato anche per certi versi inaspettato anche se tutti ci speravamo.
Le critiche non sono però mancate. Aldo Grasso ha stroncato il programma definendolo una specie di Corrida mal combinata e anche altre testate hanno parlato di un esempio di tv di bassa qualità.
Aldo Grasso ha sempre odiato anche la Premiata Ditta, ci ha trattato malissimo all’epoca ma d’altra parte credo che chi fa televisione deve preoccuparsi se legge un suo commento positivo. Le critiche che sono state rivolte al programma non sono giuste perché quello che facciamo non ha pretesa di essere diverso da quello che presentiamo ma è umanità varia che fa altri mestieri e che cerca di divertire gli altri. Non è un contest in cui mostriamo una qualità bassa di professionisti del settore bensì si tratta di persone dichiaratamente non professioniste. Ogni esibizione dura un paio di minuti, forse anche qualcosa in meno. Non è una gara, non si vince nulla, la giuria è composta da tre ospiti in studio con i quali ci divertiamo anche a battibeccare.
C’è stata un’esibizione che ha però diviso il web. Mi riferisco a Ruttovibe e ai rutti in onda in prima serata.
In generale il politically correct ha fatto dei danni perché si confonde con il buon gusto, con una ricerca di battute. Se ripenso ad alcuni sketch che abbiamo fatto noi nel passato ora rischieremmo il linciaggio se non l’arresto. Anche l’intervento di Benigni con la Carrà quando parlava di organi genitali femminili era volgare allora? Secondo me non lo è stato affatto ma anzi è stato divertentissimo. Anche l’esibizione del Ruttovibe è durata un minuto e mezzo. Ha fatto qualcosa che faceva sorridere, non è stato esaltato come il genio o il Pavarotti del rutto. Si è presentato per quello che era dicendo anche che c’erano delle manifestazioni in giro dove fanno cose di questo tipo ma io non ho trovato la sua esibizione così volgare. Spesso gli pseudointellettuali criticano tirando in ballo un motivo politico rispetto a quello artistico.
E poi non sono mancati i detrattori che ancora una volta hanno tirato in ballo le simpatie politiche di Pino Insegno.
Abbiamo iniziato la nostra carriera più di quarant’anni fa e io non ricordo chi fosse in quel momento Presidente del Consiglio. Abbiamo continuato il nostro percorso, siamo passati a Mediaset e nel frattempo sono cambiati altri Presidenti del Consiglio. Ora non trovo che sia plausibile il fatto che Pino stia lavorando perché ha detto che ha simpatie per la Meloni. Oltretutto ha detto che ha simpatie non per un criminale mafioso ma per una donna che è stata eletta Presidente del Consiglio e quindi credo per una donna gradita da almeno metà dei cittadini del nostro Paese. Io non sono né del partito di Pino né del partito della Meloni eppure mi sono trovato in queste critiche come facente parte della Tele Meloni. Trovo che sia tutto strumentale, piccolo sia umanamente parlando che professionalmente.
In una fase storica in cui le reunion fioccano, non posso non chiederti se c’è speranza per un ritorno della Premiata Ditta.
Se ne parla e siamo noi i primi a parlarne perché la speranza c’è, la voglia anche. Adesso il desiderio sarebbe quello di tornare in un modo ineccepibile. Non vorremmo fare né un’operazione nostalgia né proporre qualcosa di diverso rispetto a prima. Dopotutto se siamo riusciti a rimanere per decenni in tv vuol dire che qualcosa da dire ce l’avevamo. Stiamo cercando una buona idea anche perché nel tempo abbiamo continuato a volerci bene.
Una carriera la tua che è iniziata quarant’anni fa. Ad oggi hai qualche rimpianto?
Il rimpianto è di aver fatto meno film e quindi di aver lavorato meno al cinema rispetto a quello che avrei voluto. Credo che questo sia dipeso anche da una certa pigrizia del nostro sistema cinematografico che tende ad etichettare. E’ un caso se non si vedano al cinema tanti attori o attrici che facevano parte di gruppi. Penso a Marchesini, Lopez e Solenghi ma anche ai Giancattivi. Se Nuti non faceva film da solo o se Benvenuti non avesse fatto film da soli, non li avremmo visti nei film di altri e via dicendo. Per il resto, mi sono tolto tantissime soddisfazioni in teatro sperimentando anche generi diversi.
C’è un programma comico che negli anni è diventato un fenomeno. Mi riferisco a Lol. Parteciperesti mai ad un programma del genere?
Certo che sì, se mi chiamassero ci andrei. E’ un format divertente che negli anni è cresciuto grazie ai concorrenti.
Nel 2021 hai partecipato anche all’Isola dei Famosi. Come la ricordi quell’esperienza? La rifaresti o ti sei pentito?
Non mi sono pentito anche perché era il periodo del Covid in cui i teatri erano chiusi da due stagioni e si faceva la fame. L’Isola dei Famosi è stata la mia salvezza soprattutto dal punto di vista economico. E’ stata un’esperienza interessante nonostante il fatto che non rifarei perché non mi piace l’idea che c’è rispetto ai reality che è la tendenza di tirar fuori il morboso, il becero che c’è in ognuno di noi piuttosto che andare a ricercare aspetti positivi e di umanità in una situazione estrema come quella.
Prossimi progetti?
Continuerò in teatro con gli spettacoli, con un musical natalizio dal titolo “A Christmas Carol” e con un monologo molto bello che si intitola “The Man Jesus” e che andrà in scena il prossimo anno. Per il resto, ancora non lo so, vedremo.









