Red Flags: una love-story a corto di idee e personalità – Recensione

Red Flags

Dopo aver scoperto il tradimento da parte del suo fidanzato, che viveva da qualche mese a Bangkok, la giovane Sam torna nella natia Amsterdam colma di dubbi e insicurezze. Comincia a lavorare come receptionist in un hotel di lusso e proprio lì tra i clienti ha modo di imbattersi in Fender, un ospite ricco e affascinante figlio di persone famose.

Questi sembra sin da subito attratto da Sam e tra loro inizia un gioco di seduzione e respingimenti, solo parzialmente interrotto dal momentaneo comeback dell’ex della ragazza, che cerca timidamente di riallacciare il loro rapporto, da lei ormai dato per concluso. Ma la protagonista di Red Flags scoprirà come il suo nuovo interesse romantico, viziato e poco avvezzo alla “vita comune”, possa sia portarle sia nuove gioie che nasconderle dei segreti.

Red Flags: la fiera del riciclo – recensione

Sarà forse (de)merito di Wattpad, piattaforma online dove vengono pubblicate molte storie a tema, e delle fan fiction che hanno cresciuto intere generazioni di lettrici moderne, o forse ancora quella fascinazione tossica verso individui problematici spacciati come “complessi”, ma il cinema – o più precisamente le piattaforme di streaming – continua a riproporci storie d’amore dove le bandiere rosse da non superare si trasformano in attrazioni fatali.

È proprio su questa dinamica che si basa il secondo lungometraggio del regista olandese Lodewijk van Lelyveld, una produzione che promette di esplorare i territori ambigui delle relazioni sentimentali, con la classica storia d’amore tra il riccone e la ragazza comune, potenziale Cenerentola in divenire. Come immaginabile dalla sinossi che vi abbiamo sopra esposto, la sceneggiatura non brilla certamente per originalità né per profondità, limitandosi a percorrere sentieri già battuti dal romance contemporaneo, senza aggiungere nulla di significativo ad un genere sempre più inflazionato.

Passo dopo passo

La storia segue all’incirca pedissequamente tutti i cliché: l’incontro fortuito in coda per entrare in discoteca, lo scambio di sguardi, la piscina, l’ascensore e così via, in una rimasticazione abbastanza risaputa dell’immaginario. Non mancano naturalmente quelle incomprensioni che rischiano di far naufragare la neonata love-story sul più bello, mentre la falsa presenza del terzo incomodo – rappresentato dal ritornante ex – viene immediatamente spenta sul nascere, almeno evitando il banale triangolo di sorta.

I protagonisti Kes van den Broek e Danny Dorland risultano relativamente anonimi e l’alchimia tra loro è ai minimi storici, costringendo la regia ad affidarsi ad una rimbombante colonna sonora pop o strumentale per sottolineare quell’impeto sentimentale che difficilmente arriva dalle loro interpretazioni.

Anche le caratterizzazioni dei loro personaggi vivono su atteggiamenti preconfezionati, tra timidezze e sbruffonerie atte a creare quel contrasto comportamentale e potenzialmente divisivo, ma nonostante l’epilogo, “aperto” probabilmente a potenziali seguiti, il lieto fine per questa storia d’amore è già scritto in partenza.

Conclusioni finali

A tratti i dialoghi di Red Flags sembrano scritti come in una fan fiction adolescenziale e d’altronde questo film olandese pare modellato con lo stampino, quasi più frutto di algoritmi e intelligenze artificiali varie che di una sceneggiatura fatta e compiuta.

Nei novanta, scarsi, minuti di visione mancano sia originalità che personalità nella cura della love-story tra due figure agli antipodi, personaggi privi di profondità come i loro malcapitati interpreti, che si ritrovano catapultati in una storia via via più improbabile. L’ennesima love-story pensata per un pubblico young-adult, dove il vero romanticismo è soltanto un lontano miraggio.

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