L’indomani della presentazione dei palinsesti Rai, Piero Chiambretti, ospite al BCT Festival di Benevento chiarisce sulla mancanza del suo programma sulla programmazione Rai 2025/2026. “Io non è che non ci sono, è che non ho deciso la data. La data per me è settembre, per loro è marzo. Il problema è solo quello. È un errore. Poi può darsi pure che non ci si metta d’accordo sulla data, ma che ci sia un contratto, ci sia una data, ci sia un programma, quello posso garantirlo. L’hanno comunicato male”. – Dichiara il conduttore. Fatta questa premessa Chiambretti, con la sua solita ironia risponde alle domande dei giornalisti presenti.
Piero Chiambretti – Intervista al conduttore tv
Volevo chiederle sullo stato di salute della TV italiana.
“Diciamo che sono anni che stiamo aspettando che si riprenda. Abbiamo provato con tutto: le vitamine, la carne cruda. Abbiamo provato con tutte le medicine anche omeopatiche. Per adesso è lì, vive, respira, si muove, ma non è sana. Purtroppo la notizia è che non è sana. Però stanno cercando di tenerla in vita. Ce la faranno? Non lo so”.
Quale potrebbe essere la cura? Cosa sente che manca in questa televisione?
Manca una cosa sola: il coraggio. Quel coraggio di fare delle cose che possano piacere non soltanto ad alcuni, ma a tutti. Invece spesso si fanno troppi calcoli e si rischia sempre meno. Si possono fare anche dei programmi bruttissimi, ma devono essere sperimentali. Non devono essere solo brutti, devono essere perlomeno coraggiosi. Anche brutti, ma coraggiosi. Se sono brutti e sono la copia di qualcosa che abbiamo visto venti volte, forse è meglio gli originali e non quelli che si rifanno. La differenza della televisione che ho fatto io per tanti anni era che facciamo in tv quello che non c’è. Adesso invece in televisione si fa solo quello che c’è e non si può fare altro. Allora io per diversificarmi, quei dieci centimetri che fanno sempre la differenza, dico va bene, facciamo quello che c’è, ma meglio.
Ma il coraggio è anche di tornare indietro?
Sapere tornare indietro e apprezzare delle cose che funzionavano e magari riadattarle, che non è un copiare. Perché magari il pubblico non so se è pronto a tutto questo coraggio. La prova sperimentale, che è stata ormai cancellata anche dalla Treccani, non vuol dire fare delle cose al contrario in greco. Perché l’effetto sperimentale è come nella cucina stellata la rivisitazione. Sono parole che fanno paura, perché sono state utilizzate e abusate troppo e spesso poi i risultati sono stati così mediocri. Io per sperimentare intendo dire soltanto provare nuove forme di linguaggio, ma tenendo sempre presente che la televisione, come diceva il compianto Cavaliere, è come se la si proponesse sempre a un bambino che ha sette anni. Non perché il pubblico è deficiente, anzi il pubblico è molto più intelligente di quello che si pensi, ma è disattento perché fa mille cose contemporaneamente e quindi non è attentissimo a quello che succede. Quindi bisogna essere veloci, bisogna essere secchi, parlare un buon italiano, esprimere dei concetti e narrare. Perché è la narrazione che fa sì che qualcuno rimanga più di 15 secondi davanti a una telecamera. Bisognerebbe fidarsi un po’ di più del pubblico e non lo si fa più. Bisogna fidarsi del pubblico, ma bisogna anche fidarsi un po’ di più di noi. Invece c’è una marmellata talmente ormai uniforme che tutti pensano che tutti sono uguali e anche i tagli che fa la televisione li fa in modo orizzontale. Mentre invece andrebbero fatti, sempre che debbano essere fatti, vedendo soggetto per soggetto. Mentre invece certe volte sembra che taglino tutto senza considerare che alcune cose vanno tagliate ed altre invece no.
Ha ricordato il Cavaliere, lei sarà sul palco con Francesca Pascale. Come è nata questa accoppiata? C’è la possibilità di vedere un format televisivo di voi due insieme?
Noi abbiamo già fatto qualcosa insieme, è sicuramente una persona interessante e buca il video, come dicono quelli che se ne intendono. Bisogna capire che cosa vuole fare da grande, perché con me ha fatto una persona che rispetta tutti ed è a favore. Ovviamente manifesta il suo interesse per i diritti civili di tutte le forme, di tutte le età, di tutti i colori. Poi però magari fa anche il varietà, magari poi intervista me. Deve trovare una strada da percorrere. Perché ha molte potenzialità, al di là del fatto che è la ex fidanzata di. Bisogna che quel ricordo un po’ venga accantonato, per quanto rimarrà per sempre, perché da quello che sento è un amore infinito. Ma deve prendere una strada con le sue gambe, con le proprie gambe, cercando di dire quello che probabilmente vuol dire. Io non lo so ancora bene.
È una cosa difficilissima da fare. Sapere cosa fare da grande?
È vero. Però ci sono quelli fortunati che lo sanno ancora prima di nascere. Cioè già nella pancia delle madri sanno che vorranno fare quello. E quella cosa, quel quid, quell’x-factor, si chiama passione. Cioè la passione è l’unica cosa che uno deve provare a trovare. Allora se uno ha una passione, per tutta la vita seguirà quella passione. Poi, se ci riesce, bene. Se non ci riesce, però, ha fatto comunque una cosa che gli piaceva fare. Non bisogna mollare.
Per lei qual è stato il segnale che le ha fatto capire che questa era la sua passione?
Beh, visto che io ho sempre avuto il debole per le donne, e non ero contraccambiato ovviamente, però ho capito che le donne solitamente amano gli uomini che fanno ridere. Nel mio caso io facevo molto ridere, però poi le donne andavano con quelli seri, con i maci, con i cattivi. Però il fatto di avere comunque una gratificazione anche soltanto di empatia con le donne, mi ha fatto capire che potevo averla anche con gli uomini. Se allora mettiamo insieme gli uomini e le donne diventano un pubblico. E da pubblico diventa audience. E da lì, dalla scuola in avanti, l’idea ha preso forma. Poi ci vuole, come dicono tutti, quel tanto di fortuna, quel tanto di destino. Però io su questi due elementi, fortuna e destino, prendo sempre le distanze. Perché credo che poi ci voglia anche tanto altro. Ben corroborato da destino e fortuna, però se non hai talento non vai tanto lontano. Salvo qualche caso di cui abbiamo sotto gli occhi. Ci sono persone molto raccomandate che vanno avanti. Ce ne sono altre raccomandatissime che non ci vanno. E non capiamo bene perché. Io rispondo semplicemente che chi ha talento alla fine ce la fa. Sia con la raccomandazione in modo più veloce, sia da sola se non hai nessuno. Io per esempio non ho nessuno.
Lei ha una lunga carriera e ha raccolto tantissimi programmi televisivi. Caratterialmente è più una persona che guarda al passato e quindi mette un po’ il bilancio delle cose che ha fatto oppure è sempre proiettato verso il futuro e le prossime sfide?
Io penso che per fare qualunque cosa bisogna guardare avanti ma ben ancorati al passato. Per non fare degli errori, per non fare cose che hanno già fatto altri. E sapendo bene qual è la tua macchina puoi portarla anche a velocità in curva senza sbandare.
Ha un sogno nel cassetto che ancora non ha realizzato?
Sì certo, quello di stare nel cassetto. Però non è semplicissimo perché poi alla fine uno vuole sempre uscire.
Intervista Video a Piero Chiambretti









