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“Vivi e lascia vivere”, intervista esclusiva a Elena Sofia Ricci: “Ora mia figlia ha capito quanta fatica ci sia dietro il mestiere dell’attore”

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In questi anni ha sempre vestito i panni di donne forti e dalla grande personalità che hanno conquistato il pubblico italiano. Proprio l’anno scorso ha trionfato ai David di Donatello come miglior attrice per aver interpretato Veronica Lario nel film “Loro” del regista Paolo Sorrentino. Stiamo parlando dell’amatissima Elena Sofia Ricci che sta per tornare in TV nella nuova serie di Raiuno Vivi e lascia vivere in cui vestirà i panni di Laura, una donna forte e determinata che dopo la scomparsa di suo marito sarà costretta a rimettersi in gioco. Un personaggio che vuole regalare una speranza a chi soprattutto in questo triste momento si trova a dover fare i conti con le difficoltà lavorative. In questa intervista, rilasciata in esclusiva a SuperGuida Tv, Elena Sofia ci ha parlato del suo personaggio e di quanto sia stato emozionante condividere il set con la figlia Emma che proprio dopo questa esperienza ha riconsiderato le lamentele della madre. “Non riusciva a capire come potessi stancarmi dopo tante ore di set. Ora però ha capito”, ha confessato con una punta di sarcasmo la Ricci. A proposito degli eventi che le hanno cambiato la vita, Elena si mette a nudo e ci confessa che uno dei momenti più difficili della sua vita è stato quando ha deciso di non rivelare alla madre malata l’entità delle sue reali condizioni. Una decisione presa grazie al marito che le è sempre stato vicino facendole forza. “Non volevo aggiungere al dolore della sofferenza la consapevolezza che stavamo lasciandoci per sempre che era qualcosa che lei non avrebbe mai sopportato”, ha rivelato. Elena non ha la presunzione di affermare che Laura possa diventare un simbolo in questo particolare momento storico anche se spera possa diventare uno spunto a cui guardare per rialzarsi quanto tutto questo finirà. E noi ci auguriamo che questo possa accadere presto anche perché seppur le riprese siano slittate Elena dovrà tornare a breve a vestire i panni della mitica Suor Angela nella serie Che Dio ci aiuti su cui però preferisce trincerarsi dietro un religioso silenzio.

Intervista Esclusiva ad Elena Sofia Ricci

Elena, l’abbiamo vista interpretare sempre donne con una forte personalità. Nel caso della serie “Vivi e lascia vivere” come definirebbe il suo personaggio?

Laura è una donna con una forte personalità e si caratterizza per il suo carattere pragmatico, a tratti molto ruvido. E’ una donna decisa, sfrontata, sfacciata a volte e anche aggressiva. E’ anche capace però di dolcezze e di tenerezze e poi come vedremo nella serie dovrà confrontarsi con le sue fragilità. La vedremo anche piangere e disperarsi. La definirei un felino che tira fuori il carattere quando serve. 

“Vivi e lascia vivere” è una serie che parla di cambiamento e di rinascita. Quale messaggio può lanciare questa serie rispetto al momento che stiamo vivendo?

Secondo me i messaggi li deve dare il papa. Noi dobbiamo cercare di gettarci nel mare degli interrogativi e chiederci cosa possiamo fare per rinascere. In generale per rinascere bisognerebbe avere la forza di entrare a contatto con sé stessi con profonda onestà. Tutti i personaggi in questa serie nascondono qualcosa e serbano un segreto. La spinta è di essere se stessi fino in fondo affinché questa parte vera di ciascuno dei personaggi sia rispettata. Quando abbiamo girato la serie non avremmo mai immaginato di trovarci davanti ad uno scenario così catastrofico. Penso che la serie darà un po’ di speranza a quanti si trovano in difficoltà. Non sto parlando ovviamente di chi ha perso una persona cara o il lavoro. Laura nella serie dopo essere stata licenziata da una mensa decide di mettere su un’attività di street food. Questa può essere una buona idea per coloro che sanno cucinare e che hanno perso il lavoro. Io purtroppo non so cucinare quindi non potevano scegliere un’attrice peggiore (ride). Con un po’ di speranza comunque ci si può rialzare. 

Laura si porta dietro un segreto inconfessato. Dal suo punto di vista, Laura avrebbe potuto agire diversamente oppure non aveva altra scelta?

Avrebbe potuto agire in un altro modo ma ha scelto la strada più facile o quella che comunque comporterà meno sofferenze. 

Spesso si parla di serie femministe. Non sarebbe meglio sottolineare che è una serie al femminile e che questo non suoni più come qualcosa di straordinario ma che sia la normalità?

Non amo la parola femminista che rimanda al termine maschilista. Dobbiamo ringraziare le battaglie che sono state fatte negli anni 70/80 e che non meritano di essere rinnegate. Non è più il momento di parlare in questi termini. A me piace di più parlare di persone con le loro meravigliose differenze. La donna per la sua natura e per il suo potenziale che è quello di procreare ha in sé una spinta creativa leggermente superiore a quella degli uomini che hanno altri pregi. Questa spinta creativa deriva dal fatto di essere madri o madri potenziali e dal fatto di essere più inclini a parlare tra loro e a confrontarsi dimostrando di essere solidali. 

C’è stato un evento che le ha cambiato la vita e che l’ha portata a rimettersi in gioco come è successo a Laura nella serie?

Ci sono stati tantissimi eventi che mi hanno portato a rimettermi in gioco come Laura. A 13 anni sono caduta anche io in basso e in un momento di grande dolore ho capito che non potevo più ragionare nei termini di un mondo crudele che si abbatteva su di me ma che delle responsabilità le avevo anche io. Ho deciso di iniziare a farmi delle domande intraprendendo un percorso psicoterapico che ancora continuo e che è diventata la mia passione. Sono appassionata della psichiatria avendola frequentata per tanti anni come paziente. Questa è stata la prima rivoluzione che mi ha condotto a fare dei cambiamenti. Poi ci sono stati momenti di crisi, di difficoltà in cui ho dovuto fare scelte che mi permettessero di rialzarmi. Quando si inizia ad avere 50 anni i ruoli per le donne diventano più limitati rispetto a quelli degli uomini e quindi ho deciso di ritornare al teatro classico. Non posso mica morire nei panni di Suor Angela. Mi sono rimboccata le maniche e nel frattempo ho avuto delle occasioni incredibili come quando mi chiamò Sorrentino per il ruolo di Veronica Lario in “Loro”. Poi sono venuti fuori altri due progetti, questa serie “Vivi e lascia vivere” e un’altra dedicata alla figura di Rita Levi Montalcini. Un altro dei momenti cruciali della mia vita è stato quando ho dovuto decidere di dire o meno a mia madre la verità sul suo tumore al pancreas che non era una diagnosi ma una sentenza di morte. Lì ho dovuto decidere in pochi secondi. 

E chi le ha dato la forza? 

Mi ha dato la forza mio marito che mi ha detto che mia madre non aveva alcun bisogno di sapere la verità. Come Laura ho nascosto la verità a mia madre fino a quanto è venuta a mancare. Non volevo aggiungere al dolore della sofferenza la consapevolezza che stavamo lasciandoci per sempre che era qualcosa che lei non avrebbe mai sopportato. E’ un punto debole della nostra personalità perché l’idea di separarmi da qualcuno che ho amato mi fa venire il groppo in gola. 

Laura non sembra una madre affettuosa. Cambierà nel corso delle puntate?

Laura non è una madre specializzata nell’essere affettuosa. Sembrava un tratto interessante che si discostava dallo stereotipo classico della madre italiana. Siccome nessuna è perfetta mi piaceva una madre che comunicava il suo amore in modo più pratico attraverso i fatti e le scelte. Modello discutibile però che ci sia amore nel suo modo di comportarsi è evidente. Nel corso della serie ci saranno dei momenti in cui Laura si ammorbidirà e in cui lotterà contro il sentimento e le proprie fragilità. Nei confronti dei figli vedremo una Laura che sa essere molto distratta anche se poi si rivelerà più attenta di quanto potessimo immaginare. 

Al debutto sul set sua figlia Emma. Che consigli le ha dato?

E’ stata una storia buffa e divertente. Mi è stato chiesto di far fare il provino a mia figlia. Essendo maggiorenne e da poco laureata poteva decidere lei di sua spontanea volontà. L’ho aiutata a prepararsi perché lei era molto emozionata all’idea di fare il provino. Mi assomiglia molto nel carattere e nella personalità. Per questo non è stato difficile sceglierla perché ricordava me alla sua età. E’ stato divertente vederla faticare sul set. Non era abituata anzi.Non riusciva a capire come potessi stancarmi dopo tante ore di set. Ora però ha capito. Il primo giorno di riprese è tornata a casa distrutta tanto che mi ha promesso che non si sarebbe più lamentata di me. Non ha dormito per giorni e aveva paura di sbagliare ogni volta che andava sul set. Sentiva delle aspettative forti per il fatto di essere mia figlia. I “figli di” spesso vengono crocefissi perché devono sempre affrontare il paragone che in qualche caso può essere ingombrante. 

Laura ricorda molto il personaggio interpretato da Penelope Cruz nel film Volver. Tornando indietro nella cinematografia ci sono ruoli che l’hanno ispirata nell’interpretare questo personaggio?

Ci sono donne che mi hanno ispirato e che fanno parte del mondo del cinema e della letteratura. Affiorano qualche volta qua e là e non posso prescindere da queste figure. Fanno parte di un bagaglio umano e di esperienze culturali che mi sono creata nella vita. 

C’è un aspetto del carattere di Laura in cui si è rispecchiata?

Come Laura non sono una campionessa mondiale nell’essere affettuosa. Non sono brava a dimostrare l’amore attraverso il fisico perché mi sento impacciata da quel punto di vista. Questo aspetto mi avvicina al personaggio di Laura. Sono stata una bambina con tanti problemi ma molto determinata nell’affermare la mia passione. La determinazione a studiare cercando di crescere e di alzare l’asticella nel mio mestiere è un lato del carattere che appartiene anche a me. 

Nella serie si parla si sorellanza tra donne che condividono gli stessi problemi. L’ha incontrata? 

La mia vita è fatta di sorellanza a cominciare dalle mie sorelle. Lisa lavora nello spettacolo e vive in Italia come me. Lei è una grande coreografa di danza aerea. Ora la danza è l’arte più in ginocchio di tutte e voglio ricordare il grido di dolore che arriva dalle categorie dello spettacolo. Ho un fratello che poi ho ritrovato quando avevo 30 anni perché fino a quell’età ero stata figlia unica. Ho costruito poi nel tempo una serie di rapporti importanti. Alcune amicizie me le porto dietro da quando ero piccola, altre le ho create nel corso della vita. Alcune fanno parte del mio ambiente, altre sono estranee. Ho un grande amore per le colleghe. Io per carattere sono pigra e non sono affatto competitiva. Questo aspetto mi fa essere amica di colleghe bravissime che stimo. Per natura noi donne siamo più chiacchierone e questo ci fa stare vicine di più l’una all’altra. 

Secondo lei  Laura potrebbe diventare un simbolo di questi giorni?

Non so se Laura diventerà un simbolo di questo momento. Non ho questa presunzione. Spero che possa essere di conforto a quanti stanno a casa innescando in ciascuno la voglia di mettersi in gioco e di farsi delle domande. Tante persone si trovano in ginocchio e altrettante sono colpite dalla malattia. Spero che la mia Laura possa alleviare alcune ferite ed essere uno spunto a cui guardare per rialzarsi quando si potrà ripartire. Confido in una maggiore assistenza al prossimo. 

Com’è cambiata la sua percezione in questi mesi di clausura come donna e come artista?

Come donna mi sono accorta che il tempo scorre più velocemente. Quando poi vedo in TV momenti di vita precedente in cui le persone potevano abbracciarsi e baciarsi mi sembra tutto strano. Quando mia figlia è tornata con mille difficoltà dalla Colombia l’ho fatta spogliare sul pianerottolo e non l’ho toccata per venti giorni. Non so cosa avrei fatto per abbracciarla. Spero che questo periodo ci faccia capire quanto è importante l’altro e ci insegni a smetterla di vivere nell’individualismo legato ad un edonismo sfrenato. 

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