Il coraggio di Blanche: l’amore malato in un dramma che si rifà alla cronaca – Recensione

Il coraggio di Blanche

A prima vista Grégoire è il tipo di marito che molte donne desidererebbero per loro. Piacente, elegante e con un solido lavoro in banca che garantisce una certa stabilità economica. Al suo fascino non rimane certo estranea Blanche, che dopo qualche settimana di frequentazione scopre di esserne rimasta incinta.

In Il coraggio di Blanche ancor prima della nascita del primo figlio la donna scopre dei lati oscuri dell’uomo, che comincia a mentirle e nasconderle qualcosa. E con il passare del tempo i suoi comportamenti diventano sempre più ossessivi, al punto che la chiama costantemente alla scuola dove lei lavora e le impedisce di avere una vita sociale. La sorella gemella di Blanche subodora che le cose non vadano per il meglio e prima o poi Blanche si troverà davanti a una decisione difficile per il bene suo e della sua famiglia.

Il coraggio di Blanche: la forza di dire basta – recensione

Quello che i cento minuti di visione mostrano è una realtà purtroppo assai comune a molte donne, con i casi di violenza domestica che assai spesso sfociano in casi di cronaca nera o in veri e propri femminicidi. Pur tratto dal romanzo L’amore e le foreste, pubblicato nel 2014 da Éric Reinhardt, Il coraggio di Blanche cerca di costruire una storia verosimile asciugando di una retorica che pur era facile per emozionare altrettanto facilmente, preferendo concentrarsi sulla psicologia di una protagonista che vede crollare, giorno dopo giorno, quella vita coniugale che aveva idealizzato.

La prima parte, con la nascita della passione tra i futuri coniugi, è all’insegna di una maggior leggerezza ma già dall’inizio un’inquietudine strisciante si fa strada nel racconto, anche per via del fatto che la storia altro non è che narrata in un susseguirsi di flashback che la donna ripercorre per occhi esterni in una sorta di confessione senza filtri. Lo spettatore intuisce perciò già da subito come quel matrimonio apparentemente da sogno stia per trasformarsi in un incubo quotidiano e come la sfida per ritrovare la propria libertà non sarà per nulla semplice.

Uno sguardo tutto al femminile

Virginie Efira, ancora lei – ve ne avevamo parlato soltanto pochi giorni fa su queste stesse pagine nella nostra recensione di La doppia vita di Madeleine Collins (2023) – è nuovamente in un doppio ruolo, interpretando sia la tormentata Blanche sia la sua gemella spensierata Rose, la prima a mettere in dubbio che il futuro sposo non sia ciò che sembra.

Tratti narcisistici e da passivo-aggressivo caratterizzano questa figura maschile deprecabile, specchio purtroppo di situazioni realmente accadenti ogni giorno anche nel nostro Paese. Il coraggio del titolo italiano sottolinea quanta forza ci voglia per arrivare a denunciare gli abusi e non è un caso che l’inferno della protagonista duri anche troppo a lungo, per timore e per i vizi di un sistema che spesso giustifica l’orco e sacrifica la vittima.

La regista Valérie Donzelli, nome affermato della cinematografia francese dopo il suo passaggio dal davanti al dietro la macchina da presa, tratta con sensibilità un argomento complesso e stratificato, riuscendo a schivare le trappole del sentimentalismo e della stanca retorica e centrando il punto con amara lucidità.

Il film andrà in onda mercoledì 16 settembre in prima serata su Rai3 per poi essere reso disponibile su RaiPlay.

Conclusioni finali

La protagonista è schiava di un marito violento e quello che sembrava l’uomo dei sogni si trasforma in un orco da incubo, un incubo dal quale trovare prima o poi una via di fuga. Quando il colpevole finisce per colpevolizzare la vittima, il vaso è colmo in un film che prova ad affrontare il tema della violenza domestica, in un racconto – adattamento del romanzo alla base – dove il peso delle scelte conta come non mai.

La regista Valérie Donzelli torna a parlare di coppie in una vicenda che poggia le sue fondamenta nella drammatica realtà di tutti i giorni, in una confessione a ritroso che ci accompagna nei meandri di un matrimonio diventato una prigione, trovando in una sempre magnifica Virginie Efira l’interprete perfetta per questo viaggio all’inferno con potenziale ritorno.

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