Sidy, dopo Sanremo Giovani, esce con il primo EP “Brixia”: “È un viaggio dove racconto chi sono diventato. Le mie radici? Le sto riscoprendo” – Intervista Video

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Sidy, giovane artista afro-italiano classe 1998, esce con il suo primo EP BRIXIA (Afromartian/Kama Records), un progetto che arriva dopo la pubblicazione di Dinala Khar (Ti Aspetterò) e dopo la partecipazione a Sanremo Giovani con il brano Tutte le volte, che ha già attirato l’attenzione di pubblico e addetti ai lavori. Noi di SuperGuidaTv lo abbiamo intervistato a Milano. Ecco cosa ci ha raccontato.

Sidy: intervista esclusiva al cantante

Sidy siamo qui per presentare Brixia, il tuo primo EP: emozionato?

Emozionatissimo, anzi mi tremano un po’ le mani, non vedo l’ora.

Cosa rappresenta per te questo momento?

È un passo enorme, anche perché l’EP è una sorta di viaggio, un percorso che ho fatto io personalmente e spero in un certo senso che si riesca a capire, quindi diciamo che come fosse la fine di un primo percorso e l’inizio di qualcosa di enorme.

Il titolo Brixia come Brescia: che legame hai con la tua città e perché hai deciso di dargli questo nome?

Perché ci sono cresciuto, tante delle storie che racconto all’interno dell’EP vengono raccontate proprio all’interno di Brixia, cioè la città mi racconta per la persona che sono diventato, lì ho iniziato a scrivere, lì ho iniziato a suonare, a fare le prime band, quindi in un certo senso tutto quello che è raccolto all’interno di queste canzoni è dovuto un po’ anche alla città.

Lo dicevi tu prima, questo EP è un viaggio molto personale tra identità, radici e crescita. Quando hai capito che era arrivato il momento giusto per raccontare tutto questo?

Forse è una cosa che in realtà c’è sempre stata l’esigenza di raccontare, di essere sincero con me stesso e dire un po’ quello che mi passava per la testa. Ad esempio con “Figlio d’arte” che è una canzone abbastanza attuale in confronto alle altre c’era l’esigenza di trovare un po’ un significato, uno spazio all’interno dei dubbi che avevo in testa.

Qual è stata la traccia più difficile da scrivere e quale quella a cui sei più legato?

“Figlio d’arte” è quella che ha ricevuto più cambiamenti, già dal titolo, questo è l’ultimo titolo che ha avuto ma la canzone l’ho riscritta mille volte, non tanto la canzone in sé ma più il significato, l’obiettivo era quello di riuscire a trascrivere un po’ del mio passato, delle mie origini e un po’ di quello che vivo adesso. Quindi quella è assolutamente la più complicata, mentre forse quella che è venuta fuori più facilmente è “Avrò cura di te”.

Questo EP parla di amore, di incontri, errori, responsabilità. E’ come se fosse anche una lettera aperta a chi ti somiglia. A chi ti sei rivolto scrivendolo?

Principalmente a me stesso, diciamo che quando abbiamo cominciato a riscrivere, perché queste canzoni sono molto vecchie in realtà, saranno passati due anni e quando ho deciso di riprenderle mi sono messo a riscriverle sia a livello di produzione sia a livello di scrittura, di testo e quindi nel riscriverle mi sono ritrovato a dover dedicare un po’ a me stesso questo tempo, rivivere un po’ quelle emozioni, le nuove responsabilità, i dolori, i primi amori e metterli giù. Diciamo che è un po’ una dedica effettivamente, come hai detto anche te, a me ma anche a chi mi somiglia o chi riesce un po’ a ritrovarsi in queste parole.

Nel disco è fortissima la figura della madre, ecco quanto ha contato nel tuo percorso personale musicale?

Mia madre c’è parecchio, nel senso che non è stata mai presente ad esempio nelle dinamiche di live, ma nel suo piccolo mi ha sempre dato molta fiducia. Cioè è sempre stato un po’ un controsenso per lei, musica lavoro e vita, tutte cose che non ha mai visto insieme, però mi ha sempre dato coraggio, mi ha detto vai credici tu fallo, in qualche modo se Dio vuole le cose andranno bene.

C’è anche un evidente legame con il Senegal, come vivi oggi le tue radici?

Le sto ancora scoprendo piano piano, perché poi sono venuto in Italia quando avevo sei mesi e diciamo che in Senegal l’ultima volta che ci sono tornato avevo otto anni, adesso ne ho 27, quindi diciamo che è una riscoperta, un po’ il contrario in confronto ai miei genitori, loro hanno scoperto l’Italia e io sto riscoprendo piano piano il Senegal.

Ci racconti come è nato il featuring che c’è all’interno?

Noi in realtà ci conosciamo per via traverse da un sacco di tempo, l’ho sentito parlare di me, l’ho sentito parlare di lui, poi l’ho invitato ad un mio festival che organizza Afrobricks, lì abbiamo cominciato a parlare, ci siamo incontrati anche a Sanremo Giovani e sempre lì ci siamo detti è il momento di incontrarsi finalmente in studio e dopo un paio di sessioni ho deciso di proporgli un brano che non riuscivo a concludere facilmente, quindi gli ho detto senti mi ricordo che questo brano ti piaceva, vuoi continuarlo? E lui era, lui è stato felicissimo.

X Factor, Sanremo Giovani, il tour con Mahmood: che effetto ti fa guardarti indietro oggi?

Guarda l’ho rifatto giusto qualche giorno fa, è bellissimo, credo che stia facendo un percorso musicale e personale che mi sta riempiendo tantissimo e rivedermi, cioè ripensare a come è iniziato, quindi tre anni fa e vedere dove siamo arrivati adesso, per me è come fosse la spunta sull’ok l’hai fatto, adesso continua, c’è una lista lunghissima di cose che vorrei fare, sono contento.

Cosa hai imparato nei live lavorando appunto con Mahmood, per Ghali, quanto ha influenzato il tuo approccio al palco?

Tantissimo, io mi ricordo che ad X Factor quando venni eliminato i bootcamp Mara Maionchi mi disse che la mia fragilità era una cosa molto bella ma che sul palco avevo paura che potesse in un certo senso mettermi in difficoltà e invece grazie a queste esperienze sia con Mahmood che con Ghali, mi hanno insegnato a rendere questa fragilità un mio punto forte e devo ringraziare tanto i ragazzi perché se adesso riesco a vivermi molto bene il palco è anche grazie a questi piccoli passi che mi hanno portato ad avere più amore per quello che ho attorno.

C’è questa polemica sui sold out, sugli stadi: ti spaventa tutto quello che sta succedendo?

Sinceramente non, cioè personalmente ora come ora per come sta andando la mia carriera non penso sia esattamente una cosa che mi tocca principalmente, sono un amante dei live sinceri, cioè per me l’importante è che le persone che stiano sotto siano lì per ascoltare la musica, quindi riempire fa tanto di facciata, però la musica si comunica con quelli che poi se la portano a casa.

Sanremo ti piacerebbe tornarci?

Assolutamente sì, però voglio prendermi il mio tempo, come abbiamo fatto in questi anni da X- Factor a Sanremo al tour con Mahmood, cioè sono sempre passati degli anni, dei mesi in cui sono cresciuto tanto, quindi sicuramente è un’esperienza che spero di poter fare a suo tempo.

Un featuring che sogni?

Oddio, ne ho tanti, Mahmood, Venerus, Emmanuel, ne ho tanti, nel senso ce ne sono tanti, spero con tutto il cuore di riuscire a realizzare uno di quelli che ti ho appena detto.

Quale sarà il tuo prossimo passo? Stai lavorando a nuova musica, un tour?

Sì, in un certo senso non mi fermo mai, sto continuando a scrivere, sta uscendo l’EP, quindi spero venga fuori bella musica, nuova musica e per quanto riguarda un tour estivo ci stiamo lavorando, quindi poi sui social dovrei avvisare tutti quanti, però ci stiamo lavorando.

Come ti vedi tra cinque anni?

Felice, tanto felice della musica che faccio, spero sempre più consapevole e soprattutto con un bagaglio musicale ancora più grande.

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