Sanremo Giovani 2018, intervista a Le Ore: “Vi spiego il nome della band. Facchinetti? Ecco cosa ci siamo detti”

le ore gruppo musicale - Sanremo Giovani

La band Le Ore sarà tra i ventiquattro protagonisti di Sanremo Giovani 2018 che si giocheranno l’accesso alla gara dei Big. Un’opportunità importante per ventiquattro cantanti, che sognano di cantare sul palco del Festival della canzone italiana. Le Ore si presenteranno con il brano “La mia felpa è come me”. Nel frattempo, però, hanno già fatto parlare di sé, pubblicando un videogame ispirato al brano e un’iniziativa benefica. La redazione di Super Guida Tv ha intervistato la band in esclusiva.

Le Ore, intervista esclusiva prima di Sanremo Giovani 2018 – ecco cosa ci ha detto il gruppo

Abbiamo intervistato il gruppo “Le ore”, la band che sarà tra i 24 protagonisti di Sanremo Giovani. Ecco cosa ci hanno raccontato.

Il vostro brano “La mia felpa è come me” diventa anche un videogame: come è nata questa idea?

L’idea nasce dal non voler sprecare questa incredibile occasione. Abbiamo sempre curato tutto nei dettagli. Noi abbiamo sempre fatto qualcosa legato alla beneficenza e abbiamo conosciuto in prima persona associazioni e il fine ultimo di queste. Adesso che siamo a Sanremo volevamo far gioire anche tutte le altre persone. Per questo motivo è nata l’idea della felpa, inizialmente con l’hashtag #donalafelpa e appunto donarla a qualcuno che ne ha bisogno, poi è nata l’idea del videogame. È in 8 bit, stile Pokemon, e il protagonista dovrà affrontare questa missione: recuperare la felpa della propria ex fidanzata e riportargliela. Il percorso è monitorato dal sistema di gioco e c’è anche una forte base di psicologia, perchè alla fine ci sarà un risultato che attesterà quanto si è ancora legati alla propria ex fidanzata. Inoltre, c’è anche la beneficenza, perchè nel videogame ci sono dei secchioni gialli di Humana, la prima associazione che ha collaborato con noi, grazie ai quali si può donare. Un progetto a tutto tondo. Il videogame è stato realizzato veramente in poco tempo.

Qual è la vostra speranza?

L’obiettivo principale è che il videogame possa coinvolgere molte persone sia nel gioco che nella beneficenza. Il videogame può avere una vita propria aldilà del brano, anche se è strettamente legato perché la colonna sonora è la versione 8 bit de “La mia felpa è come me”. Durante il gioco ci saranno anche altri brani nostri come “Guarda avanti” e “La tenerezza”. È sia divertente, ma anche legato a Sanremo, perché attraverso i secchioni ci saranno le indicazioni per votarci durante il nostro percorso nella competizione canora. Molte persone ci hanno già giocato e si sono divertite.

Com’è stato fino ad adesso il percorso che vi ha portati a Sanremo Giovani 2018 e quali sono le vostre aspettative?

La cosa più bella è che non abbiamo dovuto scrivere per forza una canzone per Sanremo, perchè sarebbe dovuta già uscire, ma alla fine l’ha fatto sul palco di Sanremo. Questo mi ha tolto molta ansia, perchè se avessi saputo che il brano fosse uscito a Sanremo, ci avrei messo un anno per scriverlo. Il pezzo fortunatamente era già stato programmato. Essere a Sanremo per noi è già una grande vittoria, perchè significa che c’è stima nei nostri confronti. Ne eravamo 1500, oggi siamo all’interno dei 24 e siamo veramente onorati. Una volta che siamo qui, ce la godiamo veramente tutta. Con tutti gli altri partecipanti siamo diventati un bel gruppo, sembriamo una scolaresca in gita. Questo ci permetterà di arrivare alla gara senza ansia, conoscendo le canzoni di tutti e vincerà il migliore, ma il risultato passerà in secondo piano. La cosa più bella è essere qui e fare questo percorso. Siamo contenti.

Secondo voi i cantanti che provengono dai talent hanno più possibilità rispetto agli altri?

Non ci siamo fatti questi pensieri. Sappiamo benissimo che chi ha fatto un talent ha avuto più visibilità, ma noi contiamo sul lavoro che abbiamo fatto su Spotify, dove abbiamo riscosso ottimi ascolti. Contiamo nel mondo del web e nelle persone che ci hanno conosciuto già prima durante i live e quando sono usciti i nostri inediti. Speriamo in queste persone e magari in quelle che si innamoreranno del brano al primo ascolto. Quelli che provengono dai talent magari avranno più ansia, perchè per noi è la prima opportunità, mentre loro se sono qui significa che già se la sono giocata. Siamo tutti alla pari.

Cosa dovrà cogliere il pubblico dal testo de “La mia felpa è come me”?

C’è chi dal primo ascolto coglie subito il senso della canzone e invece chi capisce tutt’altro. Spero che si fonda bene testo e musica per dare delle belle sensazioni. Vorrei, però, che fosse del tutto spontaneo e preferirei non spiegarlo.

Le Ore, intervista: come nasce il nome della band

Abbiamo chiesto un pò di informazioni al gruppo Le Ore, ad esempio come mai questo nome. Ecco cosa ci hanno detto.

Parliamo un po’ di voi: com’è nata la band?

È iniziato tutto 4 anni fa. Io facevo un’accademia di graphic design e durante la pausa c’era una ragazza che guardava un video su Youtube. Nel video c’era appunto Francesco (il frontman della band ndr.) che cantava. Io in quei giorni avevo in mente un progetto e stavo cercando un cantante. Così l’ho contattato, il giorno dopo ci siamo visti e da lì abbiamo passato tutta l’estate a suonare. Lo facevamo senza un obiettivo, ma solo per passione. Poi a dicembre abbiamo deciso di creare la band e darle il nome de Le Ore. Siamo partiti prima sui social senza inediti, poi con delle cover, fino ad arrivare ad oggi con gli inediti. È stato un percorso basato sul rapporto umano e sui cuori che hanno lo stesso obiettivo.

Come nasce il nome Le Ore, sapete che è anche il nome di una rivista degli anni sessanta?

Non lo sapevamo. Abbiamo scelto questo nome perchè siamo partiti su Facebook pubblicando un post al giorno con un palla blu nella descrizione. Ogni palla rappresentava un’ora della giornata. Collezionando tutte queste ore, una al giorno, noi diventavamo Le Ore. Quando l’abbiamo detto ai nostri genitori, pensavano alla rivista e ridevano. Questa cosa, però, non ci disturba, perchè i giovani pensando a noi ricordano la rivista, mentre i più grandi pensando alla rivista ci ricordano per questo.

Prima di approdare all’Ariston, quali sono stati i vostri successi più importanti?

È complicato parlare di successo. Abbiamo imparato con il tempo che il successo sono le cose piccole, che magari per la gente non si tratta di successo, mentre per noi si, perchè ci hanno insegnato qualcosa e ci hanno fatto crescere. La prima intervista per un giornale nazionale, la prima ospitata in radio, il primo concerto in un club, le 200 mila visualizzioni, il brano che entra nella top 50 viral su Spotify… Tutte queste cose ci fanno capire che siamo sulla strada giusta, ma la felicità dura un secondo, giusto il tempo di festeggiare e poi si pensa subito al prossimo obiettivo.

Vi ispirate a qualche artista o gruppo?

No. Abbiamo ascoltato tantissima musica da quando siamo piccoli, quindi inconsciamente quando scrivi o componi musica qualcosa ti è rimasto addosso e ti ritorna sotto forma di melodia o testo. Ma non è mai stato volontario. Non è nostro scopo fare la copia di qualcosa.

Il frontman della band ha un nome importante (Francesco Facchinetti ndr.): c’è qualche parentela tra i due?

No. Siamo stati ospiti anche a Radio Kiss Kiss da Facchinetti e lui quando ci invitò scrisse via mail: ‘Sapevo che da qualche parte del mondo esistesse un Francesco Facchinetti che sapeva cantare bene’. Abbiamo accettato l’invito anche per questo. È un cognome prettamente del nord, io sono di Viterbo e nella mia città ci siamo solo io, mio padre e mia zia con questo cognome. Parlando anche con Francesco Facchinetti siamo giunti al punto che probabilmente qualche generazione fa ci sarà stato un punto di contatto, ma ormai penso sia una cosa molto lontana.

Avete già scambiato qualche chiacchiera con i conduttori di Sanremo?

No. È nato un bel rapporto con i presentatori del quotidiano. Claudio Baglioni l’abbiamo conosciuto ai provini e mi ha fatto prendere un colpo, perchè ci ha aperto la porta all’improvviso e ci ha accompagnati per mano sul palco. Mentre facevamo le prove invece, ho notato che c’era Pippo Baudo in platea che ci ascoltava e anche in quel caso è stata una fitta.

Sareste pronti a scommettere qualcosa pur di vincere Sanremo Giovani?

Non ci sto minimamente pensando che ci sia la possibilità di arrivare tra i due vincitori, perchè se ci penso mi si chiude lo stomaco… Evito, dunque, qualsiasi tipo di scommessa. Spero di andare là e fare la miglior perfomance e di andare via soddisfatto.

Ringraziamo la band “Le ore” per la gentile concessione e gli auguriamo un in bocca al lupo per l’imminente partecipazione a SanRemo Giovani 2018.

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