Prisma, recensione – no spoiler – della serie teen su Prime Video

Prisma

Squadra che vince di solito non si cambia. Così dopo il grandissimo consenso di critica e pubblico ottenuto da SKAM Italia il creatore Ludovico Bessegato e la sceneggiatrice Alice Urciuolo si cimentano insieme in Prisma, altro progetto a sfondo teen che invece di Netflix stavolta sceglie la distribuzione di Prime Video. Dalla capitale ci si sposta sul litorale romano, ma temi e discorsi rimangono gli stessi.

La trama di Prisma

Latina, cittadina costiera sul litorale laziale. Ci vivono Andrea e Marco, gemelli interpretati entrambi dall’ottimo Mattia Carrano che dona ad entrambi specifici caratteri, specifici carisma, specifici modi di approcciarsi al mondo esterno. Andrea è quello più estroverso, quello che Prisma mette in vetrina e sul quale pare concentrarsi maggiormente. Marco sta un po’ più le sue, rimanendo nelle retrovie e subendo quasi il riverbero delle azioni del fratello.

Sono adolescenti e le loro vite si dividono tra il tempo passato a scuola e quello trascorso al di fuori di queste mura, dove intrecciano rapporti d’amicizia, scoprono l’amore, i dolori che questo a volte comporta e si approcciano anche in maniera inedita a persone che conoscono da tempo. Ma in questo luogo che sembra distante milioni di chilometri da Roma, le possibilità di espressione paiono arrivare a rilento, i non detti vengono strozzati in gola e le cose prendono pieghe inaspettate.

Perché guardare Prisma

Se avete amato SKAM Italia, non potete non dare una chance anche a Prisma. Bessegato e Urciolo arpionano i loro discorsi ancora una volta attorno a quello che ritengono essere il periodo forse più complesso e sfaccettato della vita di un individuo. L’adolescenza è, appunto, un prisma, un oggetto che la luce che accoglie in ogni angolo finisce poi per rifrangerla in tanti diversi modi. Assorbe, ingloba e poi esprime fuori in maniera anche inaspettata.

Prisma guarda in faccia a questi adolescenti e li rappresenta per come sono. Alcuni coperti di tatuaggi, alcuni scoprono fluidi la propria identità e il proprio orientamento sessuale, alcuni sono compressi all’ombra di una Latina fatta di villini e “torri” che però risente dei retaggi di un passato bigotto e fascista. I due gemelli fanno da stella polare in un racconto che si districa tra tanti volti (ci sono Lorenzo Zurzolo, Chiara Bordi, Caterina Forza) tutti con le loro ragioni, tutti alle prese con gli incastri di una vita che non sempre ascolta ragioni.

Prisma, perché non guardarla

Se avete amato SKAM Italia, potreste anche storcere un po’ la bocca davanti a Prisma. Questo perché SKAM Italia si fa forza e riesce soprattutto in una cosa: mettersi ad altezza del suo pubblico di riferimento, gli adolescenti, portando sullo schermo un racconto che parli a loro con il loro linguaggio, con le loro stesse turbe (spesso aleatorie), con le loro stesse dinamiche.

Quando Prisma prova a replicare questa esperienza cade però in un paio di peccatucci. Gli episodi hanno una durata maggiore (dalla mezzora scarna si passa a tre quarti d’ora di media), la cornice di regia si fa più curata, studiata ed estetica, la scrittura dei problemi in cui incappano i protagonisti spinge più sul drama che sul teen. Insomma, per certi versi la serie quasi risponde più a certo canone standardizzato del racconto adolescenziale, mantenendo un’ottima e lucida fattura di fondo ma anche perdendo, in parte, quel senso di prossimità e naturalezza che hanno reso SKAM Italia vincente nel tempo.

Se siete fan del genere non farete più di tanto caso a queste differenze, ma ci sono, si notano e distanziano l’approccio con cui si discutono le vite di queste ragazze e questi ragazzi. Il racconto si dilata e viene posto sulla scena in maniera più articolata, rendendo però Prisma un’opera in cui la separazione tra spettatori e protagonisti si fa più netta rispetto al passato.

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