Massimiliano Caiazzo, intervista al Festa del Cinema di Roma: “Spesso mi sento inadeguato, è una sensazione universale. Mi rifugio nel mio lavoro”

Massimiliano Caiazzo, intervista SuperGuidaTv

Massimiliano Caiazzo è uno degli attori del momento anche grazie alla fiction di successo, targata Rai, Mare Fuori. L’attore è stato ospite, insieme ad altri suoi colleghi, della Festa del Cinema di Roma. Durante l’evento, che si sta svolgendo nella capitale dal 18 al 29 ottobre 2023, sono stati mostrati in anteprima alcuni episodi di Mare Fuori 4 ed è stato presentato il corto che lo vede protagonista dal titolo ‘Unfitting‘ (Inadeguata). Vediamo insieme cosa ci ha svelato Massimiliano Caiazzo.

Intervista all’attore Massimiliano Caiazzo

Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato in esclusiva l’attore Massimiliano Caiazzo. Con lui abbiamo parlato dei progetti futuri e dell’esperienza di Mare Fuori che lo vede protagonista nel ruolo di Carmine Di Salvo. Massimiliano ha anche preso parte, insieme tra gli altri a Carolina Crescentini e Ambra Angiolini, al cortometraggio ‘Unfitting‘ che è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma. Il corto segna il debutto alla regia di Giovanna Mezzogiorno e tratta una tematica molto importante, quella del body shaming dal punto di vista di un’attrice rifiutata per il suo aspetto fisico.

Far parte di questo progetto è stato un onore e mi ha ispirato tanto perché è stato l’inizio di un processo all’interno del quale ho voluto esplorare il tema dell’emancipazione maschile perché il mio personaggio approccia al tema del body shaming con quel tipo di presupposto. Ed è un tema, quello dell’emancipazione maschile, che poi è stato il fuoco degli ultimi mesi”.

Nella tua vita c’è stato un momento in cui ti sei sentito inadeguato?

Sì, spessissimo forse anche in questo momento. Anche oggi ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentito inadeguato. Io credo che l’inadeguatezza sia uno dei punti in cui rende questo progetto universale, mi permetto di dire, perché ha la possibilità di abbracciare tutti, maschi e femmine. La sensazione di inadeguatezza è una sensazione quasi quotidiana anche se non lo vogliamo ammettere“.

Questo è un corto di denuncia in cui si nota che c’è anche poca solidarietà nel mondo dello spettacolo. È così secondo te?

Bisogna accettare il fatto è questo è un mondo che si nutre soprattutto del giudizio e vive soprattutto di quello. Ci sono infinite spinte artistiche che sono sottoposte al altrettanti giudizi ed è una roba che, vuoi o non vuoi, devi accettare nel bene e nel male. Non è poi così ‘ombroso’ mi viene da dire perché c’è speranza. C’è il giudizio perché è una sua componente fondamentale ma ci sono anche altri artisti che iniziano a collaborare tra di loro”.

Sei diventato un idolo per le nuove generazioni, da questo punto di vista senti una maggiore responsabilità?

Sono consapevole del fatto di avere la possibilità di parlare ad un pubblico molto più ampio che poi secondo me è il vero senso del successo. Perché le copertine fino ad un certo punto ma il vero successo è proprio la possibilità di parlare ad un pubblico sempre più ampio. Sicuramente mi sento responsabilizzato da questa cosa e in quello anche la sensazione di sentirsi inadeguato, di non sentirsi all’altezza che è proprio quotidiana. A volte non lo riesci neanche a spiegare, è proprio poetica cioè è proprio un fondo col quale si parte per creare certi tipi di personaggi. Però lo vivo anche con certo tipo di leggerezza, perché qui nessuno salva vite. Insomma vivo il mio lavoro, anzi forse più di prima, come un gioco molto serio, anzi serissimo, sono ossessivo ma è un gioco quindi calma, torna tra i vivi”.

All’inizio la popolarità ti ha spaventato?

Sì, tantissimo. Anche banalmente ricordo il primo Capodanno che ero diventato popolare. Avevo preso il covid, non ero ancora uscito, esco e mi trovo un casino di gente addosso ed è stato un po’ traumatico. Proprio perché non tutti avevano delle modalità di approccio gentili e mi sono sentito inadeguato in quel momento. È una cosa che mi spaventa e mi sono spaventato. Ma mi rifugio nel mio lavoro perché quando si batte il ciak e il regista dice azione, il lusso di questo lavoro è che puoi prenderti tutte le tue paranoie e dimenticartele, so quelle del personaggio”.

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