Intervista a Simona Ventura: “Ho affrontato questa esperienza con la mia solita incoscienza” | Esclusiva

Simona Ventura intervista

Simona Ventura debutta come regista a Venezia 78 con un documentario su Bergamo e la pandemia. Il titolo del documentario è “Le 7 giornate di Bergamo”, nel quale si racconta la costruzione in tempi record dell’ospedale da campo nella città in piena pandemia. In attesa dell’inizio della trasmissione “Citofonare Rai2”, che la Ventura presenterà con la sua amica e collega Paola Perego, la Ventura ci ha raccontato com’è stata questa esperienza da Regista e come l’ha affrontata.

In esclusiva ai microfoni di SuperGuidaTv, la conduttrice di tanti programmi di successo, ha raccontato la grande emozione nel partecipare alla 78esima edizione del Festival di Venezia. Nuova sfida per SuperSimo che non manca di raccontare la sua esperienza con il covid vissuto in prima persona: “Il covid mi ha cambiato in meglio. Si ha più consapevolezza della cose che si fanno, anche una velocità minore delle cose che si affrontano. E come se noi fossimo sopravvissuti ad una guerra. E quindi in questo c’è grande ottimismo, c’è voglia di fare. E l’Italia, e anche Venezia è ripartita alla grandissima con una nuova consapevolezza. In attesa del nuovo programma, “Citofonare Rai2” ecco per voi l’intervista esclusiva a Simona Ventura.

Simona Ventura, l’intervista

Ne “Le sette giornate di Bergamo” segna il suo esordio come regista. Come ha affrontato questo salto da conduttrice a regista?

Beh l’ho affrontato con la mia solita incoscienza. Io facevo molti anni fa, la giornalista sportiva, montavo i miei pezzi. Per cui quando mi è stato chiesto di ritornare al montaggio, alla regia, che sono sempre stati la mia più grande passione, ho detto “obbedisco”. Però effettivamente non sapevo se era come andare in bicicletta, ma in effetti dopo molti anni mi sono resa conto che era come andare in bicicletta. Questa è sempre stata una passione dentro di me, e d’altronde mia nonna diceva: ‘Impara l’arte e mettila da parte. Fai anche le cose che non ti piacciono, perché prima o poi ti vengono utili’. In effetti aveva ragione lei.

Questo documentario è in qualche modo un invito a riflettere, ma in questo momento storico stiamo vivendo questa divisione tra persone a favore del vaccino e altre no vax. Cosa pensi in merito e se con alcune tue colleghe, “no vax” hai troncato i rapporti.

Io di persone “No vax” non ne conosco, trovo che siano un po’ come gli haters sui social: sono quattro gatti che fanno un grande rumore. Allora sembra invece che la maggioranza silente, pro vax, pro vaccino etc sono molto meno aggressivi sui social dappertutto. Sembra che loro siano tanti per questa grande aggressività, ma alla fine non sono tanti. Sono l’80% le persone vaccinate. Tuttavia, chi si vaccina non lo dice, perché è talmente normale, seguire le regole che non ha bisogno di alzare la bandiera. Per cui io penso che sia una lotta impari: loro fanno del grande rumore per cercare di pareggiare un po’ questa cosa, ma non è così. Cioè, come gli haters sono lo 000,1% però dicono delle cose talmente terribili che poi sembrano tanti. Invece sono degli sfigati, gli haters ovviamente non i no vax.

L’esperienza del covid l’hai vissuta sulla tua pelle: come ti ha cambiato?

Beh direi che mi ha cambiato in meglio. Più consapevolezza della cose che si fanno, anche una velocità minore delle cose che si affrontano. E come se noi fossimo sopravvissuti ad una guerra. E quindi in questo c’è grande ottimismo, c’è voglia di fare. E l’Italia, e anche Venezia è ripartita alla grandissima con una nuova consapevolezza.

Scenderesti mai in politica?

Manco per niente, no perché io faccio fatica. E anche perché facendo un lavoro di comunicazione mi rivolgo a tutti e non voglio essere etichettata di essere di un partito o di un altro. Non mi interessa, e poi non sono in grado. Io sono una che vuole arrivare subito all’obiettivo e lì c’è molto da mediare. Non sono una grande mediatrice.

Tornando al documentario ci fu una polemica in relazione al trailer, dove furono riportate le bare di Lampedusa invece che le bare di Bergamo. Ti è dispiaciuto che sia stato strumentalizzato questo errore?

No perché non è stato un errore!! Era voluta quell’immagine delle bare di Lampedusa perché io ho riconosciuto le stesse bare senza nome. L’avevo messa lì, senza che lo spieghi oltre, ma poi non è stata capita e l’abbiamo tolta, ma è stata voluta. Perché penso che non ci siano bare di serie A e di Serie B. Le bare senza nome sono bare. E Bergamo mi ha ricordato quel Lampedusa 2013.

Dal 3 ottobre su Rai 2 inizierà il tuo programma “Citofonare Rai2”. Ci vuoi anticipare qualcosa?

Sarà divertente accompagniamo il risveglio degli italiani dalle 11 alle 13. Sarà divertentissimo, speriamo con leggerezza. Questa trasmissione nasce da una grande amicizia tra due donne, me e Paola Perego. Siamo due coinquiline in un appartamento. Sarà molto spiritoso.

La Video intervista a Simona Ventura al Festival del Cinema di Venezia

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