I predatori dell’Arca perduta, trama e recensione del film a cura di Christian Fregoni

I Predatori Dell'arca Perduta

I Predatori Dell’arca Perduta è un film del 1981 di genere Avventura, diretto da Steven Spielberg, con Harrison Ford, Karen Allen, John Rhys-Davies, Alfred Molina, Paul Freeman, Ronald Lacey. Andrà in onda stasera, sabato 26 ottobre 2019, su Rete 4. Eccovi la recensione e analisi completa del film a cura di Christian Fregoni.

I predatori dell’Arca perduta: “Noi siamo solo di passaggio nella storia, questa…questa è la storia!”

Proprio quando il cinema di genere avventuroso sembrava ormai aver già raggiunto il culmine delle possibilità realizzative, con periodi di incredibile lustro e sfarzo specie negli anni ’30 e ’50, il binomio vincente Spielberg/Lucas sforna un film che raggiunge sin da subito (e di diritto) la vetta del successo estremo.

È il 1981, data che verrà sempre ricordata dagli amanti della saga dedicata all’archeologo più famoso del grande schermo, e in tutte le sale troneggia la locandina di questo capolavoro leggendario: “I predatori dell’Arca perduta”.

Stephen Spielberg, regista ormai già affermato, si fa carico del soggetto dell’amico di sempre George Lucas e di una solidissima sceneggiatura composta da Lawrence Kasdan per girare le mirabolanti imprese del Dr. Jones.

Trama del film “I predatori dell’Arca perduta”

Parliamo per un momento della trama (come se realmente fosse necessario):

1936, dopo una frenetica sequenza iniziale in cui assistiamo al tentativo di recupero di un idolo dorato in un tempio peruviano, l’archeologo ed avventuriero Indiana Jones viene contattato dal servizio segreto americano per una allarmante fuga di notizie che vede implicati il Fuhrer e l’esercito nazista nella preoccupante ricerca di uno straordinario manufatto: l’Arca dell’Alleanza.

Per poter scoprire l’esatta ubicazione del reperto di biblica memoria, Indie necessita di uno speciale amuleto posseduto da un suo vecchio amico, ormai scomparso in Nepal. Qui, l’eroe si ricongiunge con Marion e dopo una cruenta lotta con alcuni soldati nazisti, capeggiati dall’enigmatico e spietato Toth (pezzo grosso della Gestapo), i due riescono a fuggire per poi dirigersi in Egitto.

Informato dall’amico Sallah che la città di Tanis, luogo in cui fu riposta anticamente l’Arca, è  già stata riportata alla luce dai nazisti, aiutati nell’impresa da Belloq, sofisticato archeologo acerrimo rivale del protagonista. Indie decide quindi di intraprendere una pericolosa missione di recupero, in territorio nemico, e, proprio mentre è sul punto di venire in possesso del prezioso oggetto, viene catturato insieme a Marion e imprigionato in una antica camera mortuaria egizia.

Riuscendo a fuggire dalla macabra tomba, Jones si getta in un incalzante inseguimento per raggiungere i nazisti, diretti su un’isola a largo di Creta. Dopo esser stato nuovamente trattenuto assieme alla sua compagna, i due vengono legati a un palo per assistere in prima persona a un antico rituale ebraico, officiato da Belloq, volto a saggiare la veridicità della reliquia prima di essere presentata direttamente a Hitler. L’Arca viene quindi aperta e successivamente si assiste ad una sequenza di maestria nell’utilizzo degli effetti speciali unica nel suo genere.

Non approfondisco il discorso, per non privare lo spettatore dell’emozione di gustarsi fino in fondo una scena di questa portata, ma vi assicuro che non dimenticherete facilmente il finale di questo meraviglioso capolavoro!

Analisi e Recensione del Film a Cura di Christian Fregoni

Veniamo ora, quindi, alla parte centrale della mia digressione: è chiaro sin da subito che per ispirarsi alla figura di Indiana Jones, Spielberg trasse molti spunti dalla cinematografia di James Bond. Il personaggio è il perfetto archetipo dell’eroe suadente e raffinato, accompagnato da una bellissima donna che partecipa attivamente alle sue avventure. La differenza sostanziale la troviamo nel fatto che Indie non esercita la sua professione per ricavarne piaceri edonistici, egli è al servizio della Storia e dei suoi tesori, ormai divenuti mitici ed iconici.

Il look dell’archeologo è un’abile commistione di altri lavori passati (lampanti sono i rimandi a Humphrey Bogart in “Il tesoro della Sierra Madre” e Charlton Heston ne “Il segreto degli Incas”) con le dovute rivisitazioni, atte a fornire all’eroe una presenza più funzionale e confacente agli sfavillanti anni ’80.

Ecco che quindi ci rimangono impresse nella memoria le peculiarità per cui il Dr. Jones è passato alla storia: armato della sua inseparabile frusta e di una verve comica senza pari, forte di un carisma e un eroismo senza macchia, che lo portano a venire a capo delle situazioni più rischiose, Harrison Ford è il perfetto anello di congiunzione per trasmettere su pellicola gli ideali sopraccitati.

Al resto ci pensa Spielberg, aiutato dalla spettacolare sceneggiatura di Kasdan, che magistralmente mette in scena un’opera in cui la trama vive di continui mutamenti e i colpi di scena si susseguono repentini ed improvvisi, in un perpetuo gioco di fughe e rincalzi che tengono lo spettatore incollato allo schermo.

Passiamo da momenti in cui sembra di assistere a una commedia “slapstick” (la famosissima scena del duello tra spadaccino e pistolero) ad alcuni in cui la tensione regna sovrana (come l’episodio dei datteri, ad esempio), per poi trovarci completamente coinvolti in spettacolari scazzottate a bordo di bombardieri nazisti, in spericolati tallonamenti lungo polverose strade egiziane ed essere testimoni infine dell’assoluta e sterminata potenza
distruttrice della forza divina.

Il film è poi ulteriormente impreziosito dalla bravura dei suoi interpreti: Karen Allen, nel ruolo di Marion, è la perfetta Jones-girl, e perciò ideale compagna delle imprese del protagonista e suo precipuo interesse amoroso; Paul Freeman (Belloq) è la spiccata nemesi di Ford: colto e chic, ma anche superbo e precipitoso e per questo incontrerà nel finale l’epilogo degno per la sua carriera di “archeologo sciacallo”;

John Rhys-Davies ci regala un Sallah al contempo ironico e serio, che rappresenta il giusto supporto per l’eroe ed infine come non menzionare il bravissimo Ronald Lacey nella parte di Toth, un gerarca spietato, freddo e calcolatore, inquinato dalla giusta dose di stupidità, in questo modo incarnando l’esemplare figura del cane rabbioso sguinzagliato dal Fuhrer.

Bisogna tributare poi una doverosa lode al reparto del trucco e degli effetti speciali, che nel finale esplodono in un tripudio di fantasia visiva di immediato impatto. Lo strabiliante lavoro effettuato dalla compagine artistica, valse al film l’inaspettato divieto ai minori, che Spielberg non pronosticò minimamente, per cui ben rende l’idea della minuziosità e cura dei dettagli raffigurati.

Per concludere, come non elogiare infine la storica e riconoscibile colonna sonora, targata John Williams, che segue fedelmente lo svolgersi della narrazione, accompagnando le immagini con brio, effervescenza e dinamismo utili a vivere appieno le entusiasmanti vicissitudini di Indiana Jones.

4 Oscar vinti (meritatissimi), un incasso mondiale stratosferico, un titolo che è entrato sin da subito nella leggenda, generando altri 3 sequel più o meno riusciti, non bisogna aggiungere nient’altro: se non avete mai visto questo film, piccola lavata di capo con la cenere e correte a recuperarlo!

Pro della pellicola “I predatori dell’Arca perduta”

  • Un vero e proprio film iconico, che ben immagazzina lo spirito avventuroso di un certo tipo di cinema d’antan per poi riconsegnarlo in un nuovo e sfarzoso formato, più facile da apprezzare.
  • Fantastico lavoro corale di regia, sceneggiatura, reparto attoriale, effetti speciali e musiche, che si fondono armoniosamente in un capolavoro vero e proprio.

I Contro della pellicola “I predatori dell’Arca perduta”

  • Purtroppo il film può risultare leggermente datato, visto con gli occhi di uno spettatore abituato al tipo di cinema avventuroso oggi propinato, in cui la pomposa ridondanza di CGI risulta eclissare ogni altro aspetto della lavorazione artistica.

Il voto sul film

  • 8,5

A presto amici con la prossima recensione.

@RIPRODUZIONE RISERVATA
A cura di Christian Fregoni

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