Domenico Diele dal carcere: “voglio andare a casa ogni notte rivivo lo stesso incubo”

Domenico Diele

L’attore Domenico Diele dal carcere fa sapere che VUOLE USCIRE al più presto perché ogni notte la sua colpa lo tormenta:

 Ogni notte rivivo l’incubo. Vi prego, mandatemi a casa. Soprattutto quando sto al buio, in cella, risento la scena dell’impatto. Continuamente mi tormenta il fatto che su quell’autostrada, dov’era tutto scuro, io non ho visto quella donna.

Finito in carcere con l’accusa di omicidio stradale

Il popolare attore interprete di numerose fiction di successo è aggrappato a questa speranza di poter scontare la pena ai domiciliari così come ha deciso il giudice e ripete in continuazione:

Il braccialetto: perché non arriva? Come mai non ce ne sono?

Un vecchi proverbio recita: “a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina” Ora non per voler malignare ma forse l’urgenza di Diele nel rientrare a casa non è tanto dovuta agli incubi che non lo lasciano ogni sera!

Insomma anche a casa viene la notte e l’ora dei bilanci. Piuttosto non va dimenticato che è un drogato e come tale l’uso costante delle sostanze stupefacenti gli ha causato una dipendenza da cui è molto difficile uscire.

Una vita bruciata dalla droga, l’incidente maledetto

L’interprete in ascesa, il volto dell’agente Luca Pastore in 1993 la serie tv di Sky, nella notte tra il 23 e il 24 giugno ha travolto con la sua Audi A3 uno scooter uccidendo la donna che lo guidava: Ilaria Dilillo, di 48 anni. Aveva fatto uso di droghe, secondo la polizia (test positivi a cannabis ed eroina), era certamente senza patente (già sospesa) e con l’assicurazione scaduta.

I rimorsi di Diele

Lo so, pagherò tutto“, mormora adesso Diele  dal carcere: Avrò un processo, pesano i miei errori.

Ne ho commessi. Ma il giudice ha deciso di mandarmi agli arresti domiciliari, otto giorni fa. Non posso andarci, mi spiegano, finché non arriva questo anello con un microchip che ti mettono addosso.

È vero che non se ne trovano, che ce ne sono così pochi?.

Domenico Diele tra incubi e ossessioni

Non posso dormire la notte. Non ci riesco”- dice l’attore- “Mi vengono incontro quelle immagini, anche se non ci capisco niente.

Io resto convinto, l’ho detto e ridetto alla polizia e al giudice, che non c’entrava la cannabis, non c’entra la roba che avevo assunto giorni prima.

C’entra la maledetta assurda circostanza che mi sono forse chinato a vedere un cd sul display.

Considerazioni

Beh le argomentazioni di questo giovane uomo lasciano senza parole: la droga non c’entra ma è stata solo una distrazione! Forse qualcuno dovrebbe spiegare a Diele che la droga non rende lucidi, annebbia, offusca  i sensi e non si è vigili così come si dovrebbe.

Passatemi il termine, la droga è una merda.

E se lui ancora tenta di giustificarsi “scagionando” la droga da ogni responsabilità è veramente patetico. Senza contare poi che da un punto di vista legale, “l’alibi” fornito dalla droga può essere un cavillo un escamotage per ridurre la propria pena.

Umanamente si può capire il disagio dell’attore, il ritmo segnato dalla vita in carcere è notevolmente diverso da quello che si vive in piena libertà dove il tempo lo si gestisce come meglio si crede, facendo le cose che più ci piacciono!

Tuttavia non va dimenticato il tempo infinito del dolore in cui è piombata la famiglia Dilillo dove sono rimasti solo il padre e il fratello a piangere Ilaria, carabiniere in pensione il primo, carabiniere in servizio l’altro. Muti in attesa di giustizia.

L’attore non si rende forse conto della gravità della sua azione infatti ripete in maniera ossessiva:

Il carcere è il posto in cui dovevo essere portato, lo so. Però un giudice ha deciso che posso essere controllato nella detenzione a casa.

Domenico Diele, appare molto diverso in carcere senza i fasti, le luci e i trucchi che regalano il cinema

Le condizioni dell’attore visibilmente dimagrito

E’ magro e pallido e sta cercando di adattarsi ad una vita che non sente propria: racconta la sua nuova vita, i suoi compagni di cella. Uno sta scontando un cumulo di pene per droga. Un altro, ha addosso un reato di maltrattamenti. Un altro ancora, il più “forte” psicologicamente, sta dando una mano a Diele per distrarlo dai suoi incubi.

L’unico conforto per Diele è ovviamente la famiglia che è già andato a trovarlo in carcere:

Sono venuti a trovarmi mio padre, mia madre, mio fratello che fa l’avvocato. I miei mi hanno portato libri di storia, i Romani, cose antiche – accenna un mezzo sorriso – Però, quando sarà possibile, andrò ai domiciliari con mia nonna.

A Roma, l’anziana e volitiva signora ottantenne rappresenta per Diele “il ricordo di un’infanzia felice a Siena.

Il messaggio di Diele ai giovani

Quando ho cominciato con le droghe? A Roma”. Non devono fare come me. Ecco cosa vorrei dire ai ragazzi. Ma io, ora, non possono dare consigli.

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