Guillermo Del Toro a Venezia con Frankenstein: “Oggi i veri mostri hanno giacca e cravatta, l’umanità è imperfetta”

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“I mostri nel mondo reale indossano giacca e cravatta, non maschere prostetiche”, sono le parole più potenti di Guillermo del Toro alla Mostra del Cinema di Venezia nel presentare  il suo attesissimo Frankenstein. Il premio Oscar messicano trasforma l’incontro con la stampa  in un manifesto sul presente, infatti non ha esitato a collegare il mito creato da Mary Shelley alle inquietudini del nostro tempo: “Viviamo in un’epoca che ci disumanizza, ogni giorno, dividendoci in campi contrapposti, puri o terribili. Questo film fa pace con l’imperfezione, ricorda che possiamo sbagliare e perdonare. Mai come ora serve un dialogo con l’imperfezione”. Questo è un riferimento alla guerra, che ha voluto aggiungere con una delle scene visivamente ed emotivamente più potenti nel film.

Guillermo Del Toro a Venezia con Frankenstein: “Oggi i veri mostri hanno giacca e cravatta”

Per Del Toro, il romanzo del 1818 resta bruciante di attualità: “Mary Shelley, a diciott’anni, scrisse un libro confessionale, pieno di domande che solo un giovane può porre. Leggendolo capisci chi era, e finisci per innamorarti di lei. Il mio dovere era essere altrettanto sincero: il libro resta sullo scaffale, il film sullo schermo, ma lo spirito deve restare intatto. Frankenstein non è una storia del passato, è una riflessione su cosa significa essere umani in un tempo dominato da tecnologia, guerre e informazioni che non sono informazioni, ma emozioni indotte”.

La sua è anche una riflessione sull’arte stessa: “L’arte è un atto d’amore, non un algoritmo. Non è chimica, né algebra. È vulnerabilità condivisa. Attraverso un film, una musica o un dipinto riconosciamo cosa vuol dire essere umani. Non ci attraggono le somiglianze, ma i dolori simili. È lì che troviamo l’altro”.

Del Toro racconta di aver scelto gli attori guardandoli negli occhi: “Con Mia Goth ho visto subito Elizabeth. In Oscar Isaac ho trovato brillantezza e un po’ di follia. Jacob Elordi mi ha detto: ‘La Creatura è più me di me stesso’. Aveva ragione. Per me questo film è un dialogo con me stesso, ma anche con loro, che hanno dato vita a un’opera che aspettavo da tutta la vita”.

Le voci del cast

Se Del Toro ha firmato un discorso filosofico ed esistenziale, gli attori hanno restituito il clima umano del set. Oscar Isaac (Victor Frankenstein) ha parlato di un’esperienza quasi rituale: “È stato come un culto, un legame unico. Nonostante la materia oscura, ridevamo tantissimo. Ogni mattina alle quattro non vedevo l’ora di tornare sul set”, mentre Mia Goth (Elizabeth) ha raccontato come l’emozione sia stata doppia: “È stato magico, un sogno che si avverava, ma non ho mai dimenticato che ero nel Frankenstein di Guillermo del Toro. Questo portava con sé una grande pressione. La troupe era in silenzio assoluto, tutti consapevoli della responsabilità”.

Jacob Elordi (la Creatura) ha sottolineato il legame viscerale con il personaggio, un ruolo che lo ha emozionato e profondamente commosso: “È più me di me stesso. Quelle dieci ore di trucco erano come un sacramento. Mi annullavo e riuscivo a creare da un posto sicuro che non avrei mai trovato nella mia pelle”.

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