Chiara Ferragni: «Ho fatto tutto in buona fede. La priorità è difendere figli e famiglia. Fedez? I problemi vanno tenuti in casa»

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Chiara Ferragni si racconta per la prima volta a 360 gradi e lo fa attraverso un’intervista esclusiva sulle pagine del Corriere della Sera. Dopo lo scandalo del Pandoro Balocco e le recenti notizie sulla sua separazione dal marito Fedez (il cantante domenica scorsa ha lasciato la casa di famiglia), la Ferragni mette un punto e fa chiarezza su alcuni aspetti che negli ultimi mesi hanno caratterizzato e sconvolto la sua vita. Tutto questo, in attesa dell’intervista televisiva che l’imprenditrice digitale rilascerà a Fabio Fazio nel salotto di Che Tempo Che Fa domenica 3 marzo 2024.

Chiara Ferragni parla per la prima volta del caso Pandoro Balocco, della multa e di Fedez

Chiara Ferrigni parla del perché Fedez non le è vicino in queste settimane difficili. «Lui in tanti weekend non c’è stato. In altri, c’è stato. Comunque, è mio marito. E secondo me, in certe situazioni di caos esterno, le altre cose è meglio tenerle dentro la coppia. La priorità è proteggere la famiglia e i figli. Poi, naturalmente, qualunque cosa io faccia, se ne parla: se la faccio con lui o se la faccio senza di lui e chiunque nel mondo può dire la sua e avere le sue opinioni, ma per me, piuttosto che dare spiegazioni, è più importante fare quello che reputo più giusto: tenere i problemi tra le mura familiari». Le altre cose a cui fa riferimento l’imprenditrice digitale sono i problemi che vanno affrontati all’interno di una coppia.

La Ferragni ammette «Io, a volte, faccio fatica a mostrare le mie fragilità nel momento in cui le sto vivendo. Faccio fatica perché, se raccontassi quanto mi sento fragile, mi percepirei ancora più debole, ancora più attaccabile».

La multa dell’Antitrust

Su quel 15 dicembre scorso, quando l’Antitrust comunica di aver multato due società di Chiara e la Balocco per «una pratica commerciale scorretta», Chiara Ferragni chiarisce: «Erano le otto del mattino. Sono rimasta scioccata. Ho saputo la notizia dalle agenzie. Ho passato anche sabato e domenica chiusa in casa, con addosso la stessa tuta, a leggere i tweet terribili su di me e dire: cosa cavolo sta succedendo?. Ero vestita ancora così quando ho pensato che dovevo fare un video e dimostrare la buona fede mia e delle persone che lavorano con me. Da tre giorni, leggevo cose completamente false. Non volevo fare la vittima. Dovevo scusarmi. Le persone credono che mi sia arricchita cercando di imbrogliarle? Bene, il milione di euro ricevuto dalle mie società lo dono al Regina Margherita di Torino e farò ricorso al Tar contro una sanzione che ritengo ingiusta e sproporzionata, ovviamente la pago e, se qualcosa otterrò indietro, donerò anche quello». 

Il video non ha fermato l’ondata perché «Non era il momento giusto. Avrei dovuto aspettare, ma si stava mettendo in gioco tutto, si andava molto oltre i giudizi sull’operazione in sé, la strumentalizzazione era completa. E, quando sei dentro una gogna mediatica, ti sembra che tutte le persone ti stiano accusando, invece, basta uscire un attimo di casa per accorgerti che non è così. Da quando ho ripreso a uscire, non ho mai incontrato qualcuno che mi dicesse “sei una criminale”, ma solo persone che mi dicono: tutto questo è ingiusto, ne uscirai a testa alta». Ha dichiarato la Ferragni.

Sugli «errori di comunicazione», legati alla beneficenza, chiarisce: «Alcuni processi avrebbero potuto essere gestiti meglio. Ho sempre pensato che se fai beneficenza e ne parli, crei un effetto emulativo. Durante il Covid, io e Federico abbiamo donato 50 mila euro a testa, ma comunicandolo, il crowdfunding è risultato il più sostanzioso d’Europa raccogliendo quattro milioni e mezzo, grazie ai quali siamo riusciti a creare una terapia intensiva in un mese e mezzo. Ma non solo: seguendo il nostro esempio, altri hanno attivato operazioni simili per altri ospedali. Per questo, quando possibile, la mia ratio è stata che, nell’ambito di operazioni commerciali tra le mie società e un partner, fosse semplicemente una buona idea provare ad aggiungere una parte di beneficenza anche piccola rispetto al contratto. Ho sempre pensato che, fra niente e poco, era comunque del bene che veniva fatto».

Il pandoro Balocco e la beneficenza

Sul caso del pandoro, e del fatto che la beneficenza è stata fatta dalla Balocco e non dalle sue società, l’imprenditrice dice: «Vero, cosi come è vero che è stata una iniziativa mia e del mio team far inserire la donazione all’interno del contratto. La donazione è stata fatta subito dopo la firma del contratto ed è stata fatta subito proprio perché l’importo di 50 mila euro era certo e slegato dalle vendite e poi perché speravamo che il macchinario arrivasse prima della messa in vendita del pandoro. Nel cartiglio e nei miei post, però, abbiamo sempre scritto e detto che “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale…”, mai che una percentuale delle vendite sarebbe andata in beneficenza».

Sulla sproporzione tra il cachet, più di un milione, e la beneficenza, 50 mila euro, Ferragni dichiara«Parlare di cachet è improprio, perché quella cifra è il compenso dato alle mie società per i miei diritti di immagine, per la promozione e l’intera operazione. Non si deve far confusione tra la persona fisica Chiara Ferragni, il brand e le aziende. Inoltre, senza l’operazione, la donazione non sarebbe stata fatta».

Sulle varie operazioni la Ferragni ci tiene a chiarire che: «Queste operazioni rappresentavano una percentuale esigua del nostro fatturato. Non comprendo come si possa dire che ci sia stato un disegno criminoso: perché, se così fosse, la maggior parte del fatturato dovrebbe dipendere da queste attività. E poi, sembra che io sia conosciuta per la beneficenza, ma ho fatto tantissime attività. Per fortuna con il nuovo Ddl beneficenza, o Ddl Ferragni (ride, ndr), tutto sarà molto più chiaro. Se ci fosse stato prima, avremmo scritto sul cartiglio “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale Regina Margherita con una donazione di 50 mila euro fatta da Balocco”. Nessuno avrebbe potuto dire niente e ci faceva onore comunque. Se c’è un effetto positivo di questa vicenda, è che ora abbiamo un Ddl beneficenza». Mentre sulle donazioni legate alla bambola «Chiara Ferragni by Trudi» dichiara: «La donazione è stata fatta e ho la documentazione che lo attesta. A tempo debito, chiarirò tutto a chi di dovere».

I difficili mesi post multa

«È stata dura. Per due mesi si è parlato di me come se fossi una criminale e incarnassi ogni male di questo Paese. Quando è scoppiato il caso, gli hater non hanno attaccato Balocco perché dicevano che ci sono gli operai e le famiglie, ma anche per le mie società lavorano 50 famiglie. Sono abituata a essere un personaggio divisivo, ad avere persone che mi supportano, ma anche hater. Fa parte del gioco, ma cercare ogni giorno una notizia negativa, anche falsa, per volere la mia disfatta, è stato eccessivo da sopportare anche per me. Poi ho l’impressione che faccia fare più clic dare enfasi a qualche hater piuttosto che alla maggioranza silenziosa che magari la pensa in altro modo». Dichiara la Ferrigni nell’intervista al Corriere della Sera.

Cosa pensa del futuro lavorativo

Sul suo futuro la Ferragni dichiara: «Sono cambiate molte cose, è un punto interrogativo. Non so se il mio è un lavoro che farò per tutta la vita o se vorrò raccontare la mia vita per sempre. Non è il primo momento in cui ho paura: la paura è costante».

«Tante volte mi è stato detto che cercavo di essere troppo perfetta ed è vero: ho sempre l’idea di dare il massimo e non mostrare le fragilità. Negli anni, mi sono sforzata di manifestarle di più. Però, a volte, fatico a farlo nel momento in cui le sto vivendo, se no, mi sentirei troppo attaccabile e mi mostrerei troppo debole. Le persone, da fuori, vedono una vita perfetta: ho una famiglia, guadagno bene, faccio il lavoro dei miei sogni, viaggio eccetera. Io stessa, in primis, avevo la stessa idea delle grandi star, Da piccola, guardavo le modelle o le attrici e dicevo: wow, sono stupende, fanno la vita dei sogni, chissà come stanno bene con se stesse. Dopo, quando ho fatto campagne con top come Naomi Campbell, come Gisele Bündchen, mi sentivo sempre un po’ diversa, nonostante facessi cose simili a loro. Poi ti rendi conto che anche Naomi, anche le star che pensi si sentano le persone più fighe del pianeta hanno insicurezze che il successo non ti toglie. Quando succede a te, capisci che siamo tutti fragili, abbiamo tutti le nostre insicurezze, stiamo tutti anche male. Io sono ipergrata della mia vita, ma non sono perfetta e non voglio più neanche apparire tale».

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