Che Tempo Che Fa, la prima lettera di Luciana Littizzetto a NOVE: “Io come Ambra, questa non è la Rai”

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Iniziata la nuova era di Che Tempo Che Fa, programma di Fabio Fazio con Luciana Littizzetto e Filippa Lagerbäck, che da questa stagione è sbarcato sul NOVE. Durante la puntata di ieri è andata in onda la prima letterina di Luciana Littizzetto. L’attrice ha voluto indirizzarla direttamente al canale NOVE.

Che Tempo Che Fa, la prima lettera di Luciana Littizzetto a NOVE

“Caro Nove, eccoci qui come Ambra a dire ‘Non è la Rai’. Io te lo dico, preparati, voglio togliermi tutti i sassolino che ho nelle scarpe, che dopo decenni sono diventati grossi come nuraghi. E sappi che dirò tante parolacce, tutte quelle che non potrò dire in tanti anni”, ha esordito così Luciana Littizzetto nella sua prima “letterina”, che ha scelto di indirizzare proprio al canale NOVE, che da questa stagione ospita il programma Che Tempo Che Fa.

Le dichiarazioni di Luciana Littizzetto

Una vera dichiarazione di intenti quella di Luciana Littizzetto, che ha sottolineato quanto accadrà in questa stagione di Che Tempo che Fa.

“Sappi che parlerò di Meloni e dell’opposizione che la combatte ogni giorno, ma oltre che di Salvini parlerò anche della Schlein…e del suo fantastico modo di esprimersi che certamente avvicinerà al partito democratico i ceti più semplici e proletari”, ha proseguito l’attrice, confermando di occuparsi di politica, “Parlerò di Crosetto e di Pichetto, di Sangiuliano e dei libri che non ha letto. Parlerò di Piantedosi che ama i migranti ma a piccole dosi, e anche di Giorgetti che toglie le tasse ai grandi e le lascia ai piccoletti”, dice Luciana, dopo aver salutato il canale in diverse lingue, da ‘caro Nove’ a ‘Dear Nine’, collocando l’emittente sul telecomando “ai confini dell’universo conosciuto, poco prima dell’ignoto in cui si trovano ‘telesangiovese’ e ‘Cip e Ciop Channel’”. Ha proseguito promettendo a Fazio, di non avere intenzione di applicare censura, nemmeno nell’uso delle parolacce:

Che Tempo Che Fa, gli argomenti di Luciana Litizzetto nella lettera

“Parlerò del salario minimo, che sarebbe il minimo per vivere dignitosamente, e invece non serve a niente secondo il CNEL… o LA CNEL … e parlerò del CNEL perché la sua esistenza è uno dei grandi misteri di questo pianeta insieme all’Area 51, Loch Ness e la veggente di Trevignano…Parlerò di cose che fanno ridere, perché è il mio mestiere. Ma parlerò anche di cose che fanno male, perché è il mio mestiere anche quello. Parlerò di femminicidi, perché dall’inizio dell’anno sono già state uccise 90 donne di cui 75 in famiglia e possiamo cambiare rete ma non smettere di denunciare questo orrore. Parlerò anche di morti sul lavoro, che sono 657 nei primi otto mesi dell’anno… più di uno al giorno, perché chissenefrega della sicurezza se bisogna fare soldi e farli in fretta. E parlerò di guerra. Di tutte le guerre. Ne parlerò come so e come posso, perché non sono un’esperta. Posso solo dire che la guerra distrugge sempre, mentre la prerogativa degli umani è quella di costruire. Ma ti giuro, caro Nove, che sarò sempre la parentesi minchiona della settimana. L’angolo della balenga. L’attimo di respiro dopo sette giorni in apnea. La finestra socchiusa in una camera piena di mangiatori di fagioli. E tu, Nove, accoglimi, fatti capanna. Fatti guscio, cofanetto, scrigno e portagioie. Sii la mia ostrica, e io sarò la tua pirla”.

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