Ballerina: nell’universo di John Wick, la vendetta danza sui tacchi – Recensione

Ballerina

L’universo narrativo di John Wick, con la sua estetica iperrealista e le sue ferree regole d’onore, si è imposto come uno dei franchise action più influenti del nuovo millennio. Era dunque solo questione di tempo prima che le luci della ribalta si spostassero dal monolitico e vendicativo lutto di Baba Yaga per illuminare altri angoli di quello spietato palcoscenico.

E dopo la serie di The Continental, che non ha forse riscosso il successo sperato, si è tentato di espandere ulteriormente suddetto universo con Ballerina, che ci trasporta a scoprirne di più sulle radici e il folklore criminale della Ruska Roma, già introdotto nel terzo capitolo della saga principale. Protagonista assoluta, la sensuale attrice cubano-spagnola Ana de Armas.

Ballerina: passi di morte – recensione

Eve Macarro è un’orfana in cerca di vendetta per lo sterminio della sua famiglia, avvenuta quando era soltanto una bambina per mano di un uomo spietato, a capo di una banda armata, che ha fatto irruzione nella casa dove viveva. Riuscita a sopravvivere, è stata affidata alle Ruska Roma, sotto l’egida protettiva dell’integerrima Direttrice interpretata da Anjelica Huston.

Il suo è un percorso di dolore e disciplina, dove la grazia del balletto – usato come copertura – torna utile per sviluppare quelle abilità fisiche necessarie a farsi strada nell’implacabile mondo dell’omicidio su commissione.

Il suo intero essere è consumato dal desiderio di scoprire chi abbia ucciso suo padre e durante una missione scopre un indizio che la collega direttamente agli assassini di quella notte, sempre vivida nella sua memoria. Contravvenendo agli ordini, Eve abbandona tutto per iniziare una caccia solitaria.

Il tempo della mietitura

Sul piano della messa in scena la pellicola di Len Wiseman, veterano dell’action famoso per la saga vampiresca di Underworld, mostra i suoi limiti. E pensare che proprio per dirigere le coreografie è stato richiamato in più occasioni Chad Stahelski, co-creatore del franchise, che cerca di riportare i suoi tratti distintivi. Ma proprio per questa forzata convivenza l’operazione soffre di un’evidente disomogeneità, con alcuni momenti effettivamente ispirati e altri che si limitano a uno stanco riciclo, come la scena della discoteca che continua a scimmiottare quelle influenze post-Collateral (2004), ormai vero e proprio punto di riferimento per suddetta ambientazione.

Le sequenze di combattimento, pur tecnicamente ben eseguite, appaiono infatti prive di quella fluidità e di quel senso di necessità che rendevano ogni scontro di Keanu Reeves un evento memorabile e Ana de Armas si rivela più efficace con le armi che nella lotta a mani nude: basti vedere nel tour de force finale l’esaltante utilizzo di un lanciafiamme.

Chi si rivede

Sin dalla scelta di ingaggiare Gabriel Byrne nel ruolo di villain le intenzioni erano chiare: il popolare attore aveva infatti interpretato il mentore in Nome in codice: Nina (1993), remake americano del francese Nikita (1990), ovvero l’eroina apripista per eccellenza in campo action. E il cast funziona, con la già citata Huston nelle vesti di misteriosa direttrice, Norman Reedus quale comprimario d’eccellenza e alcuni graditi ritorni dalla saga base: Ian McShane nei panni di Winston, il compianto Lance Reddick e lo stesso Reeves, che ci regala anche il suo carisma fisico in un “duello d’onore” con la vendicativa Ballerina.

L’operazione, nel suo complesso, si configura in ogni caso come un diligente ampliamento della lore, ma chi si aspettava un ipotetica nuovo cult capace di rivaleggiare con la saga madre resterà probabilmente deluso. Se esteticamente è di discreto livello e dal ponti di vista tecnico Ballerina intrattiene senza eccessiva difficoltà, la sua essenza derivativa e la mancanza di personalità rischiano di fare più danni del previsto.

Il film è disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video.

Conclusioni finali

Uccide a passo di danza, lanciafiamme in mano, la Ballerina di Ana de Armas, in cerca della più classica delle vendette in questo spin-off dell’universo di John Wick, con tanto di Keanu Reeves ad impreziosire il tutto con la sua comparsa nelle vesti di, quanto mai richiesta, guest-star. Due ore, eccessive, dove l’azione domina la scena, seppur con soluzioni e coreografie che viaggiano a corrente alternata, tra passaggi efficaci e altri inutilmente ridondanti se non addirittura “flosci”.

Il notevole cast di contorno, tra vecchie conoscenze e new-entry di lusso, e la discreta varietà di location tengono alto ritmo e interesse fino ai titoli di coda, anche se l’operazione sembra più indirizzata ai fan del franchise e senza la relativa affiliazione avrebbe probabilmente avuto difficoltà a imporsi nel sempre più affollato panorama di genere.

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