Westworld – Dove tutto è concesso, recensione no spoiler della serie sci-fi di HBO

Westworld

La coppia (di fatto e nell’arte) Jonathan Nolan e Lisa Joy decide di mettere mano ad un film cult degli anni ’70 diretto dallo scrittore di grande successo Michael Crichton. Il film in questione è Il mondo dei robot del 1973, che sul piccolo schermo si trasforma in Westworld – Dove tutto è concesso, progetto televisivo sviluppato su cinque stagioni (la quinta purtroppo non è stata rinnovata) molto ambizioso e particolarmente innovativo.

Un cast eccezionale (su tutti, Evan Rachel Wood e Anthony Hopkins) che porta in vita un parco a tema dove gli androidi sembrano realizzati e progettati come se fossero dei veri e propri esseri umani: vivono come noi, pensano come noi, mangiano, bevono e provano sentimenti come noi. Fino a quando l’androide Dolores non inizia una rivoluzione contro i creatori con conseguenze colossali. Le quattro stagioni di cui è composta Westworld le trovate attualmente nel catalogo di Sky On Demand e NOW TV.

La trama di Westworld

Negli anni 2050, Westworld, uno dei sei parchi a tema di proprietà e gestiti dalla Delos Inc., consente agli ospiti di sperimentare la vita nel vecchio West americano in un ambiente popolato da residenti, androidi programmati per soddisfare ogni desiderio degli ospiti. I residenti, che sono quasi indistinguibili dagli umani, seguono un insieme predefinito di narrazioni intrecciate, ma hanno la capacità di deviare da queste narrazioni basate sull’interazione che hanno con gli ospiti. Non vi è alcuna ripercussione morale e legale, al costo di 40 000 dollari al giorno.

I residenti ripetono le loro narrazioni giornaliere ogni nuovo ciclo. All’inizio di ogni nuovo ciclo (in genere in seguito alla “morte” del residente), ciascun residente ha cancellato le memorie del periodo precedente. Questo continua centinaia o migliaia di volte finché il residente non viene smantellato o riutilizzato in altre narrazioni. Per la sicurezza degli ospiti, la programmazione dei residenti impedisce loro di danneggiare fisicamente gli ospiti umani; ciò consente agli ospiti la libertà quasi illimitata di impegnarsi senza rischiare alcuna conseguenza in qualsiasi attività essi scelgano con i residenti, tra cui stupro ed omicidio. Il personale, situato in un centro di controllo chiamato “La Mesa”, che è collegato al parco attraverso vaste strutture sotterranee, sorveglia le operazioni quotidiane, sviluppa nuove narrazioni ed esegue riparazioni sui residenti, se necessario. All’insaputa dello staff, i membri di un piccolo gruppo di residenti hanno conservato ricordi delle loro “vite” passate e stanno imparando dalle loro esperienze mentre gradualmente iniziano ad essere senzienti.

Perché vedere Westworld?

Perché la creatura televisiva creata in tandem da Jonathan Nolan e Lisa Joy ha l’ardire di ispirarsi solamente alla pellicola di Crichton, per portare sul piccolo schermo un affresco distopico e squisitamente fantascientico da mettere i brividi. L’idea stessa che gli esseri umani di un futuro non troppo lontano possano essere artefici della realizzazione di androidi fin troppoo umani e di un parco a tema dove poterli usare a nostro piacimento (in tutti i sensi), è già sufficiente benzina artistica per stimolare la visione non soltanto di chi aveva già visto ed apprezzato il film fantascientifico dello scrittore americano, ma anche e soprattutto di chi invece non era al corrente della geniale idea narrativa di Crichton ed ha imparato ad amarla guardando gli episodi televisivi di Westworld.

Accompagnato da uno stuolo di registi dietro la macchina da presa di prim’ordine e da un team di sceneggiatori capitanati dagli stessi Nolan e Joy (tra i produtti, tra l’altro, figura anche l’inossidabile J.J. Abrams), Westworld – Dove tutto è concesso richiede allo spettatore grande attenzione ai dettagli narrativi e ai complessi intrecci della sua trama; un viaggio apparentemente cervellotico la cui risoluzione però vale il prezzo del tempo trascorso a divorare tutti gli episodi che compongono le quattro stagioni della serie sci-fi firmata HBO

Westworld, perché non vederla

Nonostante la genialità e la brillantezza della prima stagione, Westworld- Dove tutto è concesso però non è rose e fiori dall’inizio alla fine. A fronte di un primo atto narrativo partiolarmente forte, dalla seconda stagione in poi si è cercato di staccarsi progressivamente dall’idea primigenia del lungometraggio del 1973 diretto ed ideato da Michael Crichton, a favore di un progetto-ragnatela inutilmente sempre più complesso e cervellotico, difficile da seguire con lo stesso, indefesso interesse da parte dei telespettatori più appassionati.

E difatti, il calo di share e di preferenza di Westworld è stato sempre più rimarcato a partire dalla messa in onda della seconda stagione, fino ad arrivare ad un triste epilogo per il progetto di Jonathan Nolan e Lisa Joy con l’arrivo della quarta stagione nel corso del 2022 e la preventiva cancellazione dello show da parte di HBO prima della pre-produzione del quinto ed ultimo appuntamento programmato dal duo di showrunner. Ecco perché, alla fine della fiera, Westworld è consigliato recuperarlo come fosse un reperto televisivo di rara grandezza in riferimento alla prima, notevolissima stagione, perchè siamo sicuri che gli appuntamenti successivi non incontreranno il favore (e la pazienza) di molti.

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