Paolo Sorrentino ha inaugurato l’82ª Mostra del Cinema di Venezia con La grazia, accolto da oltre otto minuti di applausi al termine della proiezione ufficiale. Un ritorno in grande stile per il regista premio Oscar, che con questa nuova opera sembra firmare uno dei film più maturi della sua carriera. Un film dove non era trapelato nulla, né sinossi né alcun materiale per questo la sorpresa è stata doppia.
Paolo Sorrentino conquista Venezia 82 con “La Grazia”
Dopo “È stata la mano di Dio”, intimo e autobiografico, Sorrentino lascia da parte il racconto personale e affronta un tema universale: il dubbio. Al centro della storia c’è Mariano De Santis, Presidente della Repubblica alla fine del suo mandato, interpretato da un Toni Servillo straordinario. Uomo vedovo, cattolico, con una figlia giurista (Anna Ferzetti), deve affrontare due decisioni laceranti: concedere la grazia a due condannati e firmare una legge sull’eutanasia. Non solo scelte politiche, ma dilemmi esistenziali che scavano nel cuore del potere e nell’animo dell’uomo.
Il Quirinale diventa qui un vero e proprio tempio, metafora dell’essere umano: imponente e imperscrutabile dall’esterno, ma abitato all’interno da un presidente che, dietro il cemento armato del suo ruolo, nasconde sfumature, dolori e debolezze sepolti per anni sotto il peso della legge tanto amata. Sorrentino mostra la tensione tra la rigidità delle istituzioni e la fragilità di chi le incarna, trasformando il palazzo in un luogo vivo, che riflette i tormenti interiori del protagonista.
Accanto a Servillo spicca Milva Marigliano nei panni di Coco Valeri. Attrice già più volte collaboratrice del regista, qui riceve un personaggio cucito su misura: ironico e profondo, capace di spaziare nei toni dall’umorismo al dramma, con battute paradossali che risuonano nel pieno mood sorrentiniano. Una presenza scenica che arricchisce il film e gli dona un contrappunto emotivo essenziale. Anna Ferzetti è ottima nei panni della figlia, la sua miglior prova attoriale e contrappeso fondamentale per quello step definitivo di crescita umana per il presidente di Toni Servillo.
Visivamente, La grazia è un’opera potente. La fotografia e le ambientazioni scolpiscono immagini di grande impatto, in cui il solenne convive con il surreale, cifra stilistica del regista. L’interpretazione asciutta e misurata di Servillo porta lo spettatore dentro la solitudine del potere, mescolando malinconia e leggerezza.
Forse una mezz’ora in meno avrebbe reso il ritmo più serrato, ma la forza del messaggio resta intatta. Con La grazia, Sorrentino non solo regala al pubblico un’opera di straordinaria eleganza visiva, ma mette in scena una riflessione universale sulla responsabilità, sull’amore e sul dubbio come esercizio necessario della vita e della politica. Anche accendendo nuovamente una grande luce sul tema dell’eutanasia.









