Tutto su mia madre – Opinioni e recensione del film

Film Tutto su mia madre di Almodovar

Tutto su mia madre è un film del 1999 di genere Drammatico/Commedia diretto da Pedro Almodovar, con protagonisti Cecilia Roth, Marisa Paredes, Antonia San Juan, Penélope Cruz, Candela Peña. Il film ha una durata di circa 104 minuti. Ecco la nostra opinione e recensione sul film.

La Trama del film Tutto su mia madre

A Madrid Manuela è un’infermiera di origini argentine che supervisiona i trapianti per le donazioni d’organi nel principale ospedale della città. La donna è madre single del diciassettenne Esteban, il quale cova il sogno di diventare un grande scrittore.

Per festeggiare il suo compleanno la donna lo accompagna a teatro per assistere a una rappresentazione del classico Un tram chiamato desiderio (che lei aveva interpretato da giovane in una delle parti principali) in cui recita la famosa attrice Huma Rojo.

Il ragazzo alla fine dello spettacolo cerca di farsi firmare un autografo ma, inseguendo la macchina dell’artista, finisce investito da una macchina. Per i medici non vi sono possibilità di salvezza e chiedono a Manuela se è favorevole all’espianto degli organi.

Distrutta dal dolore la protagonista prima ne scopre l’identità e poi va alla ricerca del ricevente del cuore del figlio, ma dopo per dare un nuovo corso alla propria esistenza decide di andare a Barcellona, in cui spera di trovare il padre biologico di Esteban, un travestito di nome Lola, ignaro che lei fosse incinta quando la abbandonò anni prima.

Qui rincontra la sua vecchia amica Agrado, anch’essa travestita, e in seguito conosce Rosa, infermiera prossima a partire per una missione in Africa, ed entra nelle grazie della stessa Huma Rojo, in città con il suo tour.

La recensione del Film Tutto su mia madre

Finzione e realtà sono rette da un filo labile ma quanto mai intenso in questo ennesimo grande apologo umano firmato dal maestro spagnolo Pedro Almodovar, vincitore del premio alla regia al 52º Festival di Cannes nonché dell’Oscar e del Golden Globe come miglior film straniero.

Il regista iberico utilizza due fondamentali opere della drammaturgia, teatrale e cinematografica, quali Un tram chiamato desiderio ed Eva contro Eva, per dar vita ad una storia di parallelismi tra i suddetti testi e quanto passato dai numerosi personaggi coinvolti, ognuno coinvolto con una propria odissea personale da cui non si vede una via d’uscita.

Un mondo eccentrico ma ricco di grande umanità, nella piena tradizione del cineasta, popolato da figure sopra le righe dove l’identità sessuale è un fattore secondario ma principale al contempo, ideale mix per parlare di sentimenti ed amore in maniera originale: i due personaggi travestiti, entrambi fondamentali, sono al centro delle sequenze più incisive dei novanta minuti di visione, uno in un iconico monologo sul palcoscenico e l’altro nella struggente “resa dei conti” nella parte finale.

Alle tematiche più aspre e profonde, che squarciano dal punto di vista emotivo il tessuto base dei protagonisti e del pubblico stesso, si accompagna una ficcante ironia che offre diversi spunti di riflessione e la messa in scena può contare su sortite stilistiche affascinanti, tra cambi di prospettiva e soggettive ad hoc a introdurre e caratterizzare i passaggi chiave della vicenda.

Tutto su mia madre vive poi delle magnifiche interpretazioni dell’eterogeneo cast, da una giovane Penelope Cruz nei panni della suora che si scopre incinta ad Antonia San Juan in quelli ambigui di Agrado, da Marisa Paredes quale magnifica incarnazione dell’attrice teatrale Huma fino, naturalmente, alla “genitrice” del titolo interpretata da Cecilia Roth, sfornante una performance ricca di sfumature.

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