The Shrink Next Door, la recensione – no spoiler – della serie su AppleTV+

The Shrink Next Door

In un panorama dello streaming audiovisivo, soprattutto seriale, fortemente popolato dai prodotti in primis di Netflix e poi di Prime Video, la piattaforma che lavora con meno progetti, ma più mirati ed oculati, è AppleTV+. La sua politica sembra essere guidata dal credo della qualità sulla quantità, concretizzata quindi in un catalogo contenuto ma in continuo aggiornamento tra progetti ambiziosissimi (possiamo pensare all’investimento di Fondazione) e nomi dall’alto richiamo (Finch, Cherry, The Crowded Room). Sulla piattaforma della mela c’è anche The Shrink Next Door, sviluppata da Georgia Pritchett, miniserie in otto episodi dallo sfondo psicologico che si tende a cavallo tra una comedy piuttosto caustica e il drama.

La trama di The Shrink Next Door

Basata sull’omonimo podcast (nuovi bacini da cui attingere per gli adattamenti) del giornalista e autore statunitense Joe Nocera, conta a livello di immagine su tre nomi fortissimi della comicità americana: Will Ferrell è Marty, un uomo di quarant’anni sommerso da attacchi di panico e crisi esistenziale; la sempre formidabile Kathryn Hahn è sua sorella; infine Paul Rudd è il dr. Isaac, uno psicologo brillante ma forse un po’ furbetto.

A dire il vero non bisogna farsi ingannare dai nomi dei protagonisti, perché The Shrink Next Door sembra sbilanciarsi in parte seguendo un racconto molto asciutto, a tratti malinconico. Ci si muove tra diversi piani temporali: iniziamo brevemente nel 2010, accarezziamo per qualche istante gli anni ’50, ma la linea principale della narrazione pone la bandiera nel 1982, per poi seguire anche negli anni Novanta. Ma è in quel 1982 che c’è il “punto di svolta”, è quello l’anno in cui Marty incrocia la strada del dr. Isaac che appare pronto dal primo istante ad accogliere le difficoltà di quest’uomo perso nel mezzo della sua vita.

Perché guardare The Shrink Next Door

Marty è stato catapultato al comando dell’azienda di famiglia dopo la scomparsa del padre, e questo non ha fatto altro che acuire lo stress di un uomo da sempre nascosto nell’ombra, o, più realisticamente, nel bagno. Tutto attorno ci sono i “tipici drammi familiari”, così come li chiama la creatura impacciata interpretata da un Ferrell che di corpi grossi, inadeguati e ingombranti come elefanti in una stanza piena di porcellane ha costruito un’intera carriera.

Nel rapporto con il dr. Isaac però sembra esserci una vena di contraddizione, un qualcosa che percorre sottopelle la natura di un dottore che suscita ambiguità nella figura di quel tank comico e irresistibile che è Paul Rudd. Il confronto tra i due funziona e tra Ferrell e Rudd c’è una naturale alchimia sviluppata nel corso degli anni e dei differenti progetti che li hanno coinvolti assieme (da ricordare su tutti c’è ovviamente Anchorman).

The Shrink Next Door, perché non guardare la serie

Allo stesso tempo, The Shrink Next Door non riesce mai a decollare davvero. Contesto e siparietti sono trascinati dalla forza degli interpreti, ma la scintilla fatica un po’ ad appiccare la fiamma di un racconto che si può definire lineare, mai realmente vivace con la verve propria della commedia, mai realmente toccante con l’emotività mutuata dal drama.

Si rimane appesi nel mezzo di episodi che si lasciano osservare, a dirla tutta anche un po’ distrattamente, e non permettono una reale affezione, o anche solo interesse, nei confronti delle dinamiche tra questi personaggi. È una storia a suo modo bizzarra, ma il problema è che non lo è fino in fondo e non prende una strada netta, finendo per annullarsi da sola sotto il peso della doppia natura che dovrebbe andare a contraddistinguerla e invece spegne i vaghi spunti di interesse fino ad ora sviluppati. Insomma, sulla lunga il rischio indifferenza si può fare concreto.

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