La vita eterna è un’utopia che l’essere umano sogna fin dall’alba dei tempi, ma fino ad oggi di elisir o cure miracolose ancora non ne sono state scoperte. Tocca perciò alla fantasia il compito di raccontare le storie di individui immortali, pronti a infrangere le barriere del tempo e della morte stessa. La letteratura e il cinema affrontano di sovente la questione, trasportando lettori e spettatori nelle storie di persone speciali, sorta di supereroi atavici che hanno sconfitto il nemico più importante.
Si è spesso piegata suddetto logica narrativa alle linee guida di un intrattenimento giocoso e galvanizzante, basti pensare a una pellicola cult come il primo Highlander (1986), e qualche anno fa anche Netflix ha provato a dire la sua con The Old Guard, il cui seguito farà la sua comparsa sulla piattaforma il 2 luglio. Proprio l’attesa per il secondo capitolo ha riportato il primo in top 10 dei film più visti, dandoci la scusa perfetta per (ri)scoprirlo.
The Old Guard: un nuovo inizio – recensione
Nile è una giovane marine che durante una missione in Afghanistan viene ferita mortalmente al collo, salvo risvegliarsi miracolosamente qualche ora dopo nell’ospedale da campo. Scoprirà di essere immortale e viene reclutata da un team formato da suoi simili e capeggiato dalla leader Andy, che da migliaia di anni vaga sulla Terra. Il gruppo è recentemente caduto in una trappola organizzata da un agente della CIA, ma grazie alle abilità sovrumane è riuscito a uscirne indenne.
Ciò nonostante chi ha dato loro la caccia, ovvero il boss di una potente compagnia farmaceutica in cerca di una cura per allungare la vita media, non ha nessuna intenzione di lasciar perdere. E mentre Nile cerca di integrarsi nel team e fare i conti con una realtà per lei del tutto nuova, Andy dovrà fare i conti con i traumi del suo lunghissimo passato e affrontare un tradimento inaspettato.
A che ora è la fine del mondo?
Un film divertente che richiama alla mente certe produzioni di fine anni anni Novanta / primi Duemila, con un pizzico di Underworld nella gestione delle dinamiche action e un nucleo di personaggi principali ricalcati su soluzioni archetipiche, pur con qualche novità inclusiva a supporto. E proprio perché le due ore di visione si fanno apprezzare per la loro semplicità di intenti, spiace che non si sia cercato di dare all’insieme una maggior profondità, che avrebbe potuto rendere la storia ancora più accattivante.
The Old Guard altro non è che l’adattamento live-action dell’omonima graphic novel di Greg Rucka e Leandro Fernández – con il primo anche coinvolto direttamente in fase di stesura.
I personaggi sono però caratterizzati senza troppa inventiva, su stereotipi e cliché, e lo scavo introspettivo è soltanto accennato, proprio quando il dramma e il tormento dei vari immortali avrebbe meritato uno slancio emotivo ben diverso. E invece quei rapidi flashback che ci accompagnano alla scoperta di un tragico evento che si ripercuote ancora oggi a secoli di distanza sulla psiche di Andy oppure le vite private degli altri componenti sembrano soltanto accessorie e mai fondanti e pulsanti. Spiace per il buon ed eterogeneo cast capitanato dalla sempre affascinante Charlize Theron, con Matthias Schoenaerts, Chiwetel Ejiofor e il nostro Luca Marinelli in altri ruoli chiave.
La regia di Gina Prince-Bythewood, prima donna di colore alla quale è stata affidato un cinecomic ad alto budget, se la cava discretamente nelle scene d’azione e nell’anima ludica dell’operazione, con la gestione del racconto a pagare le succitate mancanze in fase di sceneggiatura. Mancanze che comunque non sono tali da rovinare del tutto un film decoroso per il principale target di riferimento.
Conclusioni finali
L’eternità diventa un dono ma anche una condanna per i protagonisti di The Old Guard, la cui esistenza secolare viene ora minacciata da una compagnia farmaceutica in cerca di una panacea per la vita eterna. Una trama decisamente lineare, nella quale si innesca un’azione di stampo relativamente classico e si agitano riflessioni più o meno profonde, anche se la sceneggiatura avrebbe potuto osare qualcosina in più.
Rimane un intrattenimento godibile, sorretto da un’azione fluida – anche se le sequenze coreografiche o pirotecniche sono più ridotte del previsto – e da un valido ed eterogeneo cast, ma resta l’impressione che con maggiore impegno il risultato sarebbe stato di ben altro livello e difficilmente il film verrà ricordato lungamente ai posteri, mortali o immortali essi saranno.