“Storia di una famiglia perbene” su Canale 5: riuscirà a conquistare il pubblico? La recensione

Storia di una famiglia perbene

È andata in onda ieri sera la prima puntata della nuova fiction di Canale 5 “Storia di una famiglia perbene” con protagonisti Giuseppe Zeno e Simona Cavallari, diretta da Stefano Reali e scritta da Mauro Casiraghi e Eleonora Fiorini. La fiction è tratta dall’omonimo best seller di Rosa Ventrella, edito da Newton Compton Editori.

Abbiamo seguito la prima puntata della fiction, e da quello cha abbiamo avuto modo di vedere ecco la nostra recensione. 

“Storia di una famiglia perbene”: la recensione

La serie racconta gli anni 1985-1992 attraverso gli occhi di Maria (interpretata prima da Silvia Rossi e poi da Federica Torchetti), ultimogenita di una famiglia di pescatori di Bari, una bambina vivace e dal modo di fare insolente. Unico punto fermo di Maria, negli anni tra l’infanzia e l’adolescenza, è Michele (interpretato prima da Andrea Arru e poi da Carmine Buschini), figlio di una famiglia di malavitosi della città. Un ragazzo incompreso dalla sua famiglia, non considerato e giudicato diverso. L’amicizia tra i due si salda e rinforza, nonostante l’ostilità delle famiglie e i colpi bassi della vita. Finché quel sentimento, forte e insieme delicato, non diventerà amore. Un amore che, anche se impossibile, li preserva dalla decadenza che li circonda.

Il ritorno di Simona Cavallari e Giuseppe Zeno

Simona Cavallarim che avevamo lasciato qualche anno fa nel ruolo di Claudia Mares in “Squadra Antimafia”, la ritroviamo in “Storia di una famiglia perbene” nel ruolo di Teresa, madre di famiglia pronta a tutto pur di tenere uniti i suoi figli.

A pochi giorni dalla fine della fiction “Luce dei Tuoi Occhi” andata in onda su Canale 5 fino alla scorsa settimana, ritroviamo anche Giuseppe Zeno nel ruolo di Antonio De Santis, umile pescatore e padre di Maria. Un uomo dal carattere burbero e che non si sottomette a nessuno.

Se dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare, dobbiamo dare a Giuseppe Zeno quel che è di Giuseppe Zeno. Questo per dire che Giuseppe Zeno da oltre un mese porta sulle spalle il peso del palinsesto Mediaset, prima con “Luce dei tuoi occhi” e ora con questa nuova avventura.  

Il pensiero sulla fiction “Storia di una famiglia perbene”

Una sorta di Romeo e Giulietta in chiave moderna. Due famiglie rivali, da un lato quella degli Straziota, che strizza l’occhia alla famiglia Savanstano della serie “Gomorra” attraverso lo stile della loro casa e i modi di fare. Una famiglia che ha fatto i soldi con il malaffare e il traffico di sigarette. Dall’altro lato quella dei De Santis, di umili origini e che vive grazie alla pesca. Un’ambientazione che per certi versi ricorda, anche se lontanamente, quella de “L’Amica Geniale”. 

La fiction tocca diversi temi importanti: la differenza di classe sociale tra le due famiglie rivali, così diverse, ma in realtà molto simili accomunate da un padre padrone, violenza, malavita e maschilismo. La storia d’amore impossibile tra i due adolescenti Maria e Michele, l’omosessualità raccontata attraverso la figura di Gaetano detto “Mezzafemmina”, un giovane musicista che sogna di vivere la libertà di essere se stesso nella più moderna Londra, interpretato da Kevin Magrì.

Quello che colpisce fin da subito è che a distanza di pochi mesi da “Le indagini di Lolita Lobosco”, andata in onda su Rai1 con Luisa Ranieri, a tornare protagonista in questa fiction Mediaset è Bari, con le sue strade, le sue piazze, il suo mare e soprattutto il suo dialetto. Riusciranno le bellezze della città e le vedute dall’alto a conquistare il pubblico? 

La trama della fiction per certi versi non è tanto coerente con il titolo “Storia di una famiglia perbene”, dove troviamo una famiglia mafiosa e in quella che dovrebbe essere “perbene” il marito picchia la moglie. Diverse le critiche sui social nei confronti del dialetto pugliese non proprio perfetto, stessa critica venne mossa a Luisa Ranieri nella fiction “Le Indagini di Lolita Lobosco”. D’altronde non si può pretendere una pronuncia perfetta da chi non è nativo di quelle parti. Ma è anche vero che si possono fare ottime fiction non necessariamente utilizzando il dialetto del posto.

La fiction ha lo scopo di conquistare un pubblico di facili emozioni e luoghi comuni, che s’indigna e che fa il tifo per i due giovani protagonisti Maria e Michele. Di questa fiction non ci resterà molto, non lascerà il segno ne per il titolo nel per la trama, il confronto con le altre serie è molto rischioso.

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