Stefano Bini: “Mi stupisco sempre della bellezza dell’Italia. Barbara D’Urso? Una stakanovista” | Intervista

Stefano Bini
foto di Gabriele Miceli

Ogni domenica su Rai Premium alle 14 va in onda il programma Road to Meraviglie. Stefano Bini che è autore e conduttore televisivo porta il pubblico alla scoperta dei luoghi d’Italia meno conosciuti ma anche delle tradizioni culinarie con racconti inediti. Un viaggio in dieci puntate, tre in Lombardia e sette in Toscana, attraverso il quale Stefano racconterà queste regioni partendo proprio dai piatti tipici.

Noi di SuperGuida TV abbiamo intervistato in esclusiva Stefano Bini, felicissimo per il riscontro ottenuto dal programma. Stefano proviene da una famiglia di ristoratori da sei generazioni. Nonostante la cucina sia nel suo DNA, ha deciso però di abbandonare la tradizione di famiglia per intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo.

Dieci anni fa, Stefano è approdato anche a Domenica Live, programma condotto da Barbara D’Urso di cui è stato uno degli autori. A proposito della conduttrice che ha da poco lasciato Mediaset, ha dichiarato: “Mi sono trovato molto bene con Barbara. Lei è una macchina da guerra, una vera stakanovista. Entrava a Mediaset alle 10 di mattina e usciva di sera. Il gruppo di lavoro era molto giovane in cui si avvertiva la competizione. Io mi davo molto da fare ma quando poi Mediaset mi ha chiesto di occuparmi anche della seconda parte del programma ho deciso di rifiutare perché non mi erano piaciuti alcuni comportamenti. L’invidia e la malignità non mi appartengono”. Oltre al programma Road to Meraviglie, Stefano sarà impegnato su Isoradio fino al prossimo 24 settembre nel programma Le Casellanti.

Stefano Bini, intervista

Stefano, ogni domenica va in onda su Rai Premium il programma “Road to Meraviglie”. Le prime puntate hanno avuto un ottimo riscontro. Come te lo spieghi?

Di solito nella seconda puntata si registra sempre un calo di ascolti. E’ fisiologico. Invece il risultato mi ha sorpreso perché c’è stato addirittura un incremento di pubblico. Affrontare la cucina, il territorio, le identità culturali in modo diverso ha conferito al programma un’originalità. 

A cosa si deve la scelta della Lombardia e della Toscana? Come mai hai deciso di focalizzare l’attenzione su queste due regioni?

La Lombardia è la mia seconda casa. A ventisei anni mi sono trasferito a Milano 2, la patria della tv commerciale. La Toscana è invece la mia terra d’origine. Ho abitato a Grosseto fino all’età di 18 anni, poi mi sono spostato a Siena per le mie due lauree e infine a Milano. Entrambe le regioni sono nel mio cuore. Ora mi hanno contattato anche dalle Marche e dalla Puglia per un’eventuale seconda stagione. 

Come si realizza una puntata? Quanto tempo ci vuole per girarla?

Abbiamo uno spazio di cinquanta minuti e per girare una puntata ci si impiegano otto ore. Il programma non vuole essere un deja-vù bensì un prodotto inedito. Quando andiamo a cucinare una ricetta non parliamo solo degli ingredienti che vengono usati ma anche della storia e delle eventuali modifiche che ha avuto nel tempo. 

Un programma itinerante come questo che unisce la bellezza naturale alla cucina è una grande scuola: quali sono le tre prime tre cose, a tuo avviso più importanti, che questa esperienza ti ha insegnato?

La bellezza dell’Italia. Ogni volta mi stupisco ancora di quanto sia bella la nostra terra. Ho registrato tante puntate nella Maremma grossetana e pur essendoci cresciuto ogni volta scopro qualcosa di diverso. Nei piccoli territori sono legati ancora alle tradizioni, al dialetto, alle loro identità. 

E’ vero che la tua famiglia ti voleva nel mondo della ristorazione? Come l’hanno presa quando gli hai detto che il tuo obiettivo era un altro?

Quando a mio nonno ho detto che avrei voluto intraprendere il percorso in televisione ha un po’ storto il naso. Lui ci teneva molto che io prendessi le redini della famiglia in questo campo. Ho la fortuna di avere un padre e uno zio giovani ma anche cugini in gamba che stanno portando avanti la tradizione di famiglia. Sia i miei genitori che i miei nonni mi hanno sostenuto in questo percorso. Ho fatto quattordici stagioni nei ristoranti di famiglia e lì ho capito che volevo fare spettacolo. A quattordici anni mi sono ritrovato a conoscere manager, imprenditori e personaggi di una certa levatura. 

Hai lavorato come autore di Domenica Live. Ti ha stupito l’addio di Barbara D’Urso a Mediaset? Come ti sei trovato a lavorare con lei?

Mi sono trovato molto bene con Barbara. Lei è una macchina da guerra, una vera stakanovista. Entrava a Mediaset alle 10 di mattina e usciva di sera. Il gruppo di lavoro era molto giovane in cui si avvertiva la competizione. Io mi davo molto da fare ma quando poi Mediaset mi ha chiesto di occuparmi anche della seconda parte del programma ho deciso di rifiutare perché non mi erano piaciuti alcuni comportamenti. L’invidia e la malignità non mi appartengono. Nel frattempo ero stato contattato da Rai Italia per condurre un programma con Benedetta Rinaldi. Con lei mi sono trovato bene e abbiamo girato sessantasei puntate del programma Community. 

Parteciperesti mai ad un reality?

Assolutamente no. Sono geloso della mia vita privata e non amo raccontarmi. Mi piacerebbe però fare l’autore di un reality o magari l’opinionista. 

Prossimi progetti?

Oltre a condurre Road to Meraviglie, fino al 24 settembre per tutta l’estate sarò impegnato su Rai Isoradio con il programma Le Casellanti. 

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