Semi-Soeter: un’improbabile commedia sulle difficoltà dell’essere genitori – Recensione

Semi-Soeter

Jaci e JP sono una coppia felicemente sposata che di comune accordo hanno deciso di non avere figli. La presenza di un bebè potrebbe infatti intralciare le rispettive carriere professionali e inoltre, trovandosi spesso a fare da babysitter a figli di amici, non si sentono pronti per quel ruolo così difficile.

Peccato che la sceneggiatura di Semi-Soeter abbia in mente per loro ben altri programmi. Per via di una nuova proposta di lavoro si ritroveranno infatti a dover fingere di essere i genitori di un neonato. Quello che inizia come un semplice favore, ovvero badare al nipotino di Jaci, si trasforma in una situazione tragicomica quando lei e JP si spacciano come mamma e papà del piccolo, durante una presentazione per un’importante marca di prodotti per bambini che potrebbe fruttare loro un importante traguardo lavorativo. Il sabotaggio da parte di un rivale aggiunge ulteriore carne al fuoco, mentre Jaci nasconde un segreto che potrebbe cambiare tutto.

Semi-Soeter: a volte ritornano – recensione

Difficilmente chi sta leggendo avrà visto Semi-Soet (2012), commedia romantica di produzione sudafricana che ha avuto un discreto successo in patria ma ben poca risonanza al di fuori dei confini nazionali. Una pellicola che potrebbe essere ora riscoperta visto l’arrivo nel catalogo mondiale di Netflix di questo tardivo sequel, che a tredici anni di distanza ci riaccompagna nelle vite di Jaci e JP, ormai felicemente coniugati tra loro e alle prese con delle carriere ben avviate.

Alla coppia però manca un qualcosa e il fatto che siano sull’orlo di una potenziale crisi è esplicativo del tempo che passa e che sembra chiudere loro le porte per diventare genitori: un’eventualità a dire il vero che sembra vista con timore e sospetto da entrambi. Almeno fino a quando, come introdotto nella precedente sinossi, non dovranno prendersi cura di un bebè falsamente a loro carico, con tutte le conseguenze del caso.

Un film senza guizzi

Nei ruoli principali ritroviamo Anel Alexander e Nico Panagio, nuovamente a loro agio nei rispettivi personaggi. Ma a mancare a Semi-Soeter è un’idea di cinema fatto e compiuto, con l’improbabile premessa alla base che si perde in una stancante sequela di gag e siparietti poco ispirati, che cercano di sfruttare la tenerezza del contesto e del piccolo bambino al centro del racconto quale escamotage per impietosire il grande pubblico più sentimentalista.

Ma per via di battute e situazioni imbarazzanti quando non cringe e di una coppia di antagonisti del tutto inconsistenti, l’ora e mezzo di visione finisce per annoiare a più riprese, tra cambi di pannolino e gare coi passeggini che non fanno ridere ormai più nessuno, in uno stanco riciclo di luoghi comuni e riflessioni a buon mercato sul significato dell’essere genitori. Un approccio banale, che si rispecchia anche nella crisi in divenire e in quelle dinamiche da love-story da salvare, fino al più canonico e scontato dei lieto-fine.

Conclusioni finali

Un sequel del quale nessuno sentiva il bisogno anche perché dell’originale, a parte nella patria sudafricana, ben pochi ne sapevano l’esistenza. Semi-Soeter vede tornare i personaggi di Jaci e JP, questa volta alle prese con una mancata genitorialità da colmare, improvvisati finti genitori di un bambino non loro per interessi professionali.

Il risultato è una commedia senza guizzi o spunti personali, improbabile nella gestione dell’anima leggera – che vive su gag a tratti irricevibili o fin troppo furbe – e mai convincente nella verve sentimentale, con la pur discreta alchimia tra i due protagonisti che si perde nel nulla generale.

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