“Nudes”, su Raiplay la prima serie italiana sul revenge porn. Parla la regista Laura Luchetti

Nudes su Rai Play

Una tema di grande attualità, il revenge porn, raccontato attraverso il punto di vista degli adolescenti. La nuova serie “Nudes” disponibile in dieci episodi su Raiplay dal 20 aprile racconta le storie di tre ragazzi, Vittorio, Ada e Sofia, che si ritrovano a fare i conti con la divulgazione online delle loro immagini private. Diretta dalla regista Laura Luchetti e con protagonisti gli attori Fotinì Peluso, Nicolas Maupas e Anna Agio, la serie è l’adattamento italiano dell’omonimo teen drama norvegese. Sabato mattina si è svolta la conferenza stampa di presentazione in cui oltre agli attori protagonisti è intervenuta anche la regista.

“Nudes”, su Raiplay la prima serie italiana sul revenge porn

Noi di SuperGuida TV abbiamo chiesto proprio alla regista come si sia approcciata al tema e se abbia raccolto testimonianze di donne, vittime di revenge porn: “Mi sono avvicinata a questa serie con un’intensità emotiva ma anche con una grande responsabilità rispetto al tema che viene trattato. E’ stato un bellissimo lavoro di ricerca. Ho analizzato le casistiche delle donne vittime di revenge porn e mi sono accorta che quello che noi leggiamo quando ci sono casi di tentato suicidio o altri atti gravissimi è solo la punta dell’iceberg. Il revenge porn comincia con le espropriazioni, è un’appropriazione indebita di una proprietà personalissima come il nostro corpo, dato in pasto ai social. Per gli adolescenti molto spesso è una questione di diseducazione e i social network sono il mezzo con cui questa diseducazione trova il suo sfogo. Assieme ai ragazzi del cast abbiamo trovato un modo di comunicare semplice e diretto. Io ho solo assecondato le loro emozioni standogli vicino con la camera da presa. I ragazzi mi hanno permesso anche per pochi secondi di vedere con i loro occhi, e questo è stato un grande regalo. Abbiamo lavorato in un modo per certi versi anarchico, abbiamo scavato nei ragazzi, per essere sicuri di cosa portassero in scena, in alcuni casi improvvisando. Sono molto orgogliosa del lavoro che abbiamo fatto”, ha dichiarato.

Soddisfatti del progetto anche gli attori che, confermando quanto detto dalla regista, hanno parlato dei loro personaggi. Nicolas Maupas ha rivelato come questo lavoro si sia rivelato utile a livello personale: “È stato un lavoro interessante non solo come attore ma come persona, mi ha fatto crescere molto. Ho conosciuto le mie debolezze e questo mi ha fortificato”.

Fotinì Peluso ha invece spiegato: “Per il mio personaggio siamo andati a ripescare una certa spensieratezza e una certa ingenuità che ora ho ridimensionato. Con Laura abbiamo lavorato molto su questo aspetto. In Sofia quello che brucia di più è il tradimento che a quell’età fa malissimo. Ho ricercato questa debolezza in me stessa”.

Alla regista Luchetti viene poi rivolta una domanda in merito alla scelta di non rappresentare nella serie una vittima maschile di revenge porn: “Il nostro intento era quello di rispettare il format norvegese a cui la serie è stata adattata. Non abbiamo pensato di stravolgerlo. Riuscire a raccontare un tema così attuale è stato già così difficile che non ce la siamo sentiti di aggiungere altra carne al fuoco. Ad oggi non è in previsione una seconda stagione ma non mi sento di escluderla”.

Ai tre protagonisti è stato poi chiesto se avessero vissuto direttamente o indirettamente il fenomeno del revenge porn. A tal proposito, Fotinì Peluso ha dichiarato: “Non ho mai avuto un’esperienza diretta. Al liceo però ho vissuto delle esperienze sgradevoli. Alcune volte capitava che in cortile arrivassero ragazze a mostrare video o foto e che si divertissero a fare commenti sull’aspetto fisico. Me ne sono tirata sempre fuori perché ho provato una sensazione di imbarazzo”.

Anche Nicolas e Anna confidano di aver vissuto a scuola le stesse dinamiche. A conclusione della conferenza, a Laura Luchetti viene rivolta una domanda sull’exploit della regia al femminile: “Le registe donne ci sono sempre state ma serviva un faro che potesse illuminarle. Mancava un’educazione allo sguardo verso un certo tipo di racconto al femminile. E’ come se ci fosse stato un terremoto. Mi piacerebbe però che al di là del fatto di essere donna venisse apprezzato il mio lavoro”, ha spiegato.

Una serie didattica in cui la regista mira a sollevare nel pubblico degli interrogativi perché in particolare gli adulti dimostrano di non avere molto spesso gli strumenti per affrontare questa nuova realtà: “Il lavoro dei registi e degli scrittori è mettere una luce su cose che sono poco conosciute, per fare reagire i genitori a segnali che altrimenti non sarebbero visibili. Ne ho parlato con mia figlia e con i suoi amici e loro mi hanno confermato che questa cosa era necessaria”.

Ci auguriamo che questa serie possa raccogliere davanti alla televisione un pubblico folto di giovani ma anche di adulti perché è importante rendersi conto dell’esistenza di una linea d’ombra per non oltrepassarla.

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