Noi e la Giulia – Opinioni e recensione del film

Una foto tratta dal film

Noi è la Giulia è un film del 2015 di genere Commedia diretto da Edoardo Leo, con protagonisti Luca Argentero, Edoardo Leo, Claudio Amendola, Anna Foglietta, Stefano Fresi, Carlo Buccirosso. Il film ha una durata di circa 115 minuti. Ecco la nostra opinione e recensione sul film.

La Trama del film Noi e la Giulia

Diego, Fausto e Claudio non potrebbero essere più diversi tra loro. Il primo lavora in una concessionaria d’auto ma, dopo il decesso dell’amato padre, ha intenzione di dare una svolta alla propria esistenza. Il secondo conduce un programma in una tv romana e non nasconde le sue idee di destra mentre l’ultimo è reduce dal fallimento contemporaneo della sua attività e del matrimonio.

Proprio per questo, ognuno per diversi motivi, i tre uomini decidono di acquistare un casale di campagna da poco messo in vendita ad un ottimo prezzo e si ritrovano sul posto per formulare le rispettive offerte. Dopo essersi conosciuti in loco, i potenziali acquirenti si accordano per dividere le spese e aprire un agriturismo in società.

Nonostante i problemi, risolti anche grazie al provvidenziale aiuto di Sergio, comunista militante, e di un gruppo di braccianti africani, tutto sembra prossimo all’apertura quando i nostri ricevono la visita di Vito, un camorrista della mafia locale che chiede loro il pizzo.

Sergio reagisce di malo modo e stende l’estorsore e i protagonisti decidono di rinchiuderlo in cantina in attesa di prendere una decisione su come gestire la spinosa situazione. Al contempo i proprietari seppelliscono sottoterra la Alfa Romeo Giulia 1300 del criminale, al fine di non destare sospetti.

Poco dopo arriva la prima cliente, la bella Elisa, che si rivela essere incinta e stringe un rapporto platonico con Diego. Ma con il passare dei giorni le cose si complicano sempre di più e il boss di Vito è alla ricerca del suo sottoposto…

La recensione del Film

Una commedia popolare, nella piena tradizione del cinema che fu: nel 2015 l’attore e regista Edoardo Leo realizza forse la sua opera migliore, un film che pur palesando ancora certi limiti, tipici del cinema contemporaneo nostrano, tenta almeno un approccio più originale e fuori dai canoni, con un mix tra ironia nera e quell’arte dell’arrangiarsi in cui siamo da sempre maestri che regge bene il gioco nelle due ore di visione.

Noi e la Giulia soffre di alcune banalità soprattutto nelle dinamiche relative ai rapporti interpersonali tra alcuni dei numerosi personaggi coinvolti, ma possiede una frizzantezza notevole dovuta anche alla copiosa sequela di gag e battute che hanno luogo nello scorrere degli eventi, merito anche delle accese caratterizzazioni dei protagonisti: dal comunista al fascista, dal mafioso al bracciante ghanese, ognuna delle figure coinvolte porta le proprie peculiarità al servizio della storia.

Tra citazioni al divismo hollywoodiano, da vaghe somiglianze con Lady Gaga a millantati rapporti di conoscenza con Tom Cruise, sottotesti romantici e sequenze a più alto tasso tensivo, il film gioca abilmente coi luoghi comuni e con i prototipi dell’italiano medio, qui esasperati volutamente all’eccesso in una chiave caricaturale e realistica al contempo.

Da citazioni più o meno volute a Psyco (1960) e La casa delle finestre che ridono (1976) ad altre trovate più scurrili e “di pancia”, l’operazione intrattiene con gusto fino all’intenso epilogo sorretto da voice-over e al netto di sporadiche ingenuità di fondo l’obiettivo può dirsi riuscito, come dimostrano anche i due David di Donatello vinti da Edoardo Leo (David Giovani) e Carlo Buccirosso (miglior attore non protagonista), quest’ultimo tra i tanti di un cast all-star che vede nei ruoli principali anche Luca Argentero, Claudio Amendola, Anna Foglietta e Stefano Fresi, oltre allo stesso cineasta.

1 commento

  1. Un vero peccato. La trama era stimolante, il cast appariva di tutto rispetto, l’ambientazione lucana bellissima, ispiratrice. Invece l’italica montagna cinematografica ha partorito l’ennesima triste banalità, Una concatenazione di luoghi comuni e infantilismi, condita con retorica abbondante che mira ad un ben preciso target audience, i no global-chic, guarda caso forse involontariamente impersonati dai clienti nel film, con portafoglio pieno portato rigorosamente a destra. I personaggi, poi: Amendola per cercare di tratteggiare il suo poco credibile Sergio è costretto a recitare delle banali sentenze che farebbero contorcere lo stomaco a Ken Loach; Argentero, che di solito è bravo, qui è palesemente a disagio, piatto, poco credibile come l’accento artefatto che forse nemmeno lui sa quale vuole rappresentare. Unica vera eccezione è Buccirosso, a suo agio perchè gioca in casa ed è comunque bravo anche in circostanze difficili come questa. Anche i tentativi di dare qualche guizzo di vitalità alla retorica sono tristi: davvero si pensava di dare colore con la scena del WC da stappare? Trito e ritrito, prevedibile fino al decimo di secondo. Molto meglio i personaggi minori, tutti bravi e convincenti. Anche la lotta alla camorra, tema che comunque “ci stava”, diventa un mezzuccio fastidiosamente indifferente verso l’autentica drammaticità del fenomeno. Stessa cose per quanto riguarda l’immigrazione con la caratterizzazione dell’Africano che nemmeno nel Ventennio (principe guerriero del Ghana? Ci manca solo l’osso al naso e l’esploratore in pentola). E che dire della lezioncina, anzi, del pippone retorico finale sul pugno chiuso? Meglio tacere, per rispetto di chi ci crede ancora veramente. Difficile avere fiducia sulla rinascita di un cinema autoreferenziale che premia un prodotto mediocre e infantile con 2 Nastri d’argento, 2 David di Donatello etc. etc. . Nessuno dirà che il re è nudo, che stiamo diventando imbarazzanti nel nostro essere niente, nel produrre sempre e solo il niente ben confezionato… anche se questo niente incassa 4 milioni di euro, portati rigorosamebnte nel portafoglio a destra. Buon per loro… e buona visione a tutti.

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