Mystic River, i motivi per i quali è un film da vedere. Recensione e analisi a cura di Christian Fregoni

Film Mystic River

Due parole: Clint Eastwood. Un nome, una leggenda insomma. Non solo volto iconico di capolavori western senza tempo, ma anche regista poliedrico dallo stile classico e riconoscibile. Correva l’anno 2003 e Clint decise di lavorare sul soggetto del romanzo di Dennis Lehane “La morte non dimentica”, per ricavarne uno dei picchi massimi della sua illustre carriera cinematografica.

Lectio magistralis di solidità registica e rigore stilistico, Mystic River è una fiaba nerissima, veicolo di una morale tragica sulle circostanze negative che possono cambiare radicalmente lo scorrere naturale degli eventi della vita degli uomini. Non si può banalmente etichettare questo film come “thriller”, poiché insiti nell’intricato ordito che compone la trama intera si nascondono chiare alterazioni che ne allargano lo spettro delle tematiche narrate.

Tremende e lapidarie analisi psicologiche dei personaggi, profonde implicazioni morali che pendono sui protagonisti come ineluttabili spade di Damocle, pronte a colpirli in qualsiasi momento.

Supportato dalla sceneggiatura del grandissimo collaboratore Brian Helgeland e dal sontuoso lavoro attoriale di Sean Penn, Tim Robbins e Kevin Bacon, il lavoro di Eastwood va a combinarsi in un perfetto cocktail visivo che lascia stupefatti dall’inizio alla fine, creando nello spettatore l’empatia necessaria per partecipare attivamente alle vicende narrate.

Brevi cenni sulla trama Mystic River

Mystic River si apre con 3 ragazzini (Jimmy, Sean e Dave) intenti a giocare a hockey in mezzo a una strada di Boston. Un’innocente bravata come scrivere i propri nomi sul cemento fresco viene notata da un veicolo sospetto, da cui esce un losco individuo che si spaccia per poliziotto. L’uomo costringe Dave a salire in auto, sotto la falsa promessa di riaccompagnarlo a casa, e lo porta in un isolata baracca nella foresta per poter approfittare di lui. Le ripercussioni sono titaniche e le vite dei tre giovani vengono irrimediabilmente compromesse, sia nell’immediato che negli eventi futuri che li coinvolgeranno.

Dopo 25 anni i destini degli uomini si riuniscono a causa di un tragico evento: il brutale omicidio della figlia di Jimmy, gangster di quartiere con una piccola attività commerciale, richiama le indagini di Sean, diventato un poliziotto. Gli eventi prenderanno presto una tragica svolta quando gli indizi cominceranno a vertere sulla ambigua e problematica figura di Dave, ormai amorevole padre di famiglia anche se tormentato dai demoni del suo passato.

I motivi per i quali Mystic River è un film da vedere

Analizziamo insieme i motivi per cui non bisogna perdere assolutamente questa essenziale pellicola d’autore.

Clint Eastwood

È doveroso innanzitutto lodare l’immenso lavoro tecnico del regista. Eastwood ci dona una regia sobria e minimale, poco influenzata dalla necessità di effettuare inutili virtuosismi. La macchina da presa si muove lenta, pacata e pragmatica tra le varie scene, dando il giusto tempo e spazio vitale ai protagonisti.

Le sequenze scorrono costantemente trasportate verso il tremendo finale, con l’ineluttabilità della corrente del fiume Mystic, che taglia a metà la città di Boston, così come metaforicamente taglia sul nascere le speranze di vita dei 3 uomini. La regia di Eastwood si compone dei meccanismi più classici che può sfoderare: campi, controcampi, progressive zoomate su dettagli e primi piani, serratissimo montaggio alternato nell’ultima parte della pellicola che fa crescere nello spettatore una tensione insostenibile in vista della spiegazione sullo svolgersi degli eventi.

Al regista non interessa mostrare cosa può fare con la MdP, il suo mezzo serve a indirizzare le nostre coscienze verso le giuste percezioni: la telecamera spazia da riprese quasi rasoterra nel prologo, minacciosi scorci che limitano la nostra capacità visiva, a larghissime inquadrature aeree, che la fanno quasi sembrare una mano divina, pronta ad imprimere il suo fatidico giudizio sulla città di Boston. Regia austera e ieratica per eccellenza, in puro stile Eastwood.

Cast di Mystic River da Oscar

Il film vive delle straordinarie performance dei suoi interpreti. Attori magistralmente calati nelle difficili parti di uomini angustiati da passati e presenti oscuri. Su tutti spiccano le recitazioni che valsero a Sean Penn e Tim Robbins gli Oscar, rispettivamente la Miglior Attore Protagonista e Miglior Attore non Protagonista.

Penn è un uomo duro, tenero e violento al contempo. Serba una rabbia interiore lancinante, straziato dal dolore per la perdita della figlia prediletta (come ben rappresentato dalla scena drammatica del suo sfogo successivo al ritrovamento del cadavere della figlia). Con un passato criminale alle spalle, Jimmy segue comunque un codice d’onore che gli impedisce di tradire gli amici, incanalando il suo cupo desiderio distruttivo su chiunque minacci la sua famiglia.

Il personaggio di Robbins, segnato perennemente dagli abusi subiti in gioventù, è il vero punto forte della pellicola. Un amorevole padre che dentro di sé racchiude l’essenza di ciò che i “lupi” della sua giovinezza rappresentavano. Caratterizzato da una personalità ambivalente, Dave nasconde due volti interiori che si manifestano nella suggestiva scena in cui racconta una favola per far addormentare il figlio: a metà tra oscurità e chiarore lunare, il personaggio di Dave muta e assume connotati mostruosi, quasi ferini, a significare che l’essere sfuggito ai demoni nel suo passato, l’ha inevitabilmente trasformato in uno di quei mostri nel presente.

Mirabili anche le interpretazione di Kevin Bacon, nella parte di uno Sean poliziotto, bisognoso di alimentarsi di quel desiderio di controllo e autorità verso il mondo esterno, quando in realtà è incapace di mantenerla nella sua sfera intima e personale.

Fiume Mystic

Il nome di questo corso d’acqua, che scinde a metà la città di Boston, sembra quasi preannunciare l’inesorabile direzione che il destino ha scelto di dare alle vite dei tre uomini. La corrente del fiume scorre lenta e inarrestabile, così come gli eventi narrati si susseguono senza che l’arbitrio umano possa cambiarli in alcun modo. Il fiume Mystic inghiotte tutto: traumi infantili, esperienze genitoriali fallimentari, tradimenti tra criminali, armi del delitto e speranze di vite migliori. È un’entità vorace che fa da testimone occulto alle vicende narrate.

In alcuni punti la pellicola assume valenze quasi esoteriche, nel narrare esperienze dolorose al limite della sopportazione, sia dei protagonisti che degli spettatori, e il fiume Mystic è lì a far da sfondo alla narrazione. Così come è l’emblematico paesaggio perfetto per mettere in scena il cupissimo epilogo, in cui tutte le carte in tavola verranno infine scoperte.

Tematiche

Eastwood non ha problemi ad affrontare argomenti drammatici con una pacatezza e un rigore esemplari. Scevro da giudizi moralistici, il regista non propende per nessuno dei suoi protagonisti, il suo occhio è incentrato sul narrare il corso degli eventi, senza dare adito a personali punti di vista. La macchina da presa, nel suo cauto muoversi tra gli scenari è comunque il mezzo perfetto per farci cogliere piccoli e al contempo titanici dettagli chiarificatori. Ecco che nella sequenza iniziale, notiamo che a bordo dell’auto in cui sale il Dave ragazzo è presente anche un signore anziano che indossa un anello sacerdotale. Le implicazioni sono enormi, poiché il messaggio celato risplende radioso nella nostra coscienza percettiva.

Sempre all’inizio assistiamo ai ragazzi che incidono ingenuamente i propri nomi su una lastra di cemento fresco. L’inquadratura si sofferma più volte sul risultato finale del gesto: JIMMY/ SEAN/ DA. Quel nome incompiuto, spezzato a metà dal volere del fato racchiude in sé il concetto stesso del film: di come una cicatrice interiore mai sanata possa privare completamente un uomo della sua essenza.

Mystic River è tutto qui in realtà: parla dell’incidenza dei demoni del passato (evocativa anche la scena in cui Dave guarda un film sui vampiri, il bellissimo “Vampires” di John Carpenter, rivedendosi in loro) e dell’etica e morale presenti, che portano gli uomini a distaccarsene completamente quando il destino antepone il suo incontrollabile volere.

Homo homini lupus

Uomini e lupi. Mostri mascherati che prevaricano sugli innocenti. Il film ne è popolato dall’inizio alla fine. Figure che normalmente infondono sicurezza (un finto poliziotto e un prete) quando in realtà privano un ragazzo della sua giovinezza, adulti mai stati bambini che diventano spietati carnefici verso chi incarna l’ideale di tutto il male provato in passato. Padri che non riescono a lasciarsi alle spalle la propria natura feroce e violenta, a difendere un amore perduto per sempre. Mogli segnate da una natura dualistica, estremamente fragili ed incapaci di amare da un lato e moderne regine sanguinarie dall’altro, pronte a perdonare i peccati dei mariti pur di mantenere la solidità familiare. Ragazzi che sotto una velata maschera d’innocenza nascondono una follia omicida dettata dalla noia e dalla più nera apatia quotidiana.

È un mondo in cui vige la legge del più forte, in cui non c’è spazio per i sentimenti umani più rosei, in cui il candore non rappresenta una virtù ma una debolezza di cui approfittare. Un mondo parallelo e al contempo attuale, segnato dall’imprescindibile avvicendamento del fato, in cui solo i lupi possono avere la forza di ergersi e gli agnelli ne vengono inevitabilmente travolti.

Il finale di Mystic River **SPOILER**

Eccoci qui, infine, alla summa di tutti gli eventi narrati nel film. Attraverso l’utilizzo di un montaggio alternato da manuale, perfetto strumento per accrescere la tensione verso picchi insostenibili, Eastwood ci mostra contemporaneamente le vicende che portano al confronto finale tra Jimmy e Dave, sospettato principale per l’omicidio della figlia, sulle sponde del fiume Mystic e l’intervento di Sean, dopo aver capito quali fossero i reali assassini.

Veniamo travolti dall’alternanza ritmata delle due vicende che avvengono al contempo: il fatidico omicidio di Dave da parte di Jimmy, erroneamente convinto di vendicare la perdita della figlia, comporta un prezzo elevatissimo da pagare così come il provvidenziale arrivo di Sean, ad impedire che uno dei due giovani assassini possa compiere un altro delitto, non comporta un momento salvifico, ma solo l’ennesima realizzazione che non ci si può liberare dell’oscurità nel proprio passato.

Dopo un mesto confronto, Jimmy e Sean si rendono conto che le loro vite si sono interrotte su quella strada, 25 anni prima, quando il loro amico venne rapito dai suoi aguzzini, e che loro stessi si sono progressivamente trasformati nei mostri da cui hanno cercato di nascondersi o sfuggire.

La parata del 4 Luglio finale rappresenta, in puro stile Eastwood, la metafora allegorica di come dietro una patina esterna di gioia e festività permangano ugualmente le profonde cicatrici morali che infestano l’animo umano. Una celebrazione vuota nell’essenza, guscio esterno di un’America in cui l’oppressore riscuote i debiti del debole e solo Dio può raccoglierne i crediti.

Il voto alla pellicola Mystic River

  • Voto: 9

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Articolo scritto e Curato da Christian Fregoni

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