Massimiliano Gallo fa il suo debutto da regista nella 82esima edizione della Mostra Cinematografica di Venezia. L’attore ha presentato in anteprima ‘La salita‘, ispirata ad una storia vera. Noi di SuperguidaTv l’abbiamo intervistato e gli abbiamo chiesto come è stato passare dietro una macchina da presa e dei progetti televisivi futuri, da Imma Tataranni a Vincenzo Malinconico.
Intervista esclusiva a Massimiliano Gallo
Massimiliano Gallo eccoci qui al Festival del Cinema di Venezia con la sua opera prima, La salita. Che sfida è stata e cosa ti ha convinto a passare dietro una macchina da presa?
“Questa è una bella domanda perché a volte di questi passaggi, si cerca sempre poi di capirne il senso. Ed è vero, non necessariamente un attore poi deve fare un passaggio del genere. A me è capitato in maniera quasi naturale, nel senso che mi era stato proposto un soggetto da Riccardo Brun. All’inizio io avevo immediatamente detto di no perché era ambientato ai giorni nostri e perché non mi sentivo di raccontarlo.
Poi piano piano abbiamo cominciato a cambiare, è tornato indietro nel tempo, siamo arrivati agli anni ’80. Ha una storia che invece mi interessava perché poi partiva da due cose che erano successe davvero: una che le donne del carcere di Pozzuoli, per il bradisismo, furono portate a Nisida, 18 detenute, e poi arrivò Edoardo De Filippo che fece costruire un teatro e una scenotecnica con la quale salvò un sacco i ragazzi.
Quindi a quel punto mi interessava raccontare un momento di bellezza, cioè cercare di capire che la bellezza, anche in un luogo dove di solito la bellezza non arriva, può essere salvifica. Quello è stato un po’ la chiave per farmi decidere e dire di sì, ma soprattutto la cosa che secondo me devi arrivare a un passaggio del genere quando hai poi veramente voglia di raccontare qualcosa con il tuo punto di vista”.
Si parla comunque di delinquenza minorile, credi che l’arte sia uno strumento efficace per consentire ai ragazzi di prendere strade diverse senza incappare in errori?
“Assolutamente sì, ma Edoardo lo dimostra in un modo molto pratico. Se ti occupi di loro, se lo fai con passione e con amore e gli dai una possibilità, da quella possibilità può nascere un fiore. Io ho conosciuto grandi scenotecnici che adesso provengono da quella situazione di Nisida, ma che da quel momento sono cambiati, le loro vite sono cambiate. Alcuni sono diventati anche produttori, ma sono comunque persone che non hanno poi lasciato la retta via, quindi significa che probabilmente basterebbe poco e soprattutto l’arte in quel caso può essere salvifica”.
In futuro ti vedremo quindi ancora come regista?
“C’è il pericolo. A me è piaciuto così tanto che mi farebbe piacere continuare”.
Qui al Festival del Cinema si parla anche del genocidio di Gaza in questi giorni, non so se hai seguito tu stesso, ai Nastri d’Argento avevi fatto un discorso importante dicendo che gli artisti se ne dovevano occupare di più, quanto è importante che il cinema si mobiliti?
“Per me è stato un piccolo grande dolore scoprire che prima di questa mobilitazione è passato troppo tempo, adesso diciamo alcune cose diventano quasi inutili. È importante parlarne, ma sarebbe stato importante parlarne subito, fare pressione, perché gli attori, gli artisti in generale non devono fare politica, ma possono tranquillamente prendere una posizione rispetto a delle cose che capitano e succedono nel mondo e avere anche un occhio particolare verso la politica interna. Chiedere al Governo delle cose, ma senza nessun tipo di presa politica, cioè non c’è bisogno di fare quello, se stiamo davanti a una cosa palesemente dichiarata, bastava fare poco, ma potevamo fare di più”.
So che ci sono tanti progetti, tra poco inizieranno anche le riprese di Imma Tataranni, siccome è l’ultima stagione, avverti un po’ di nostalgia nel dover abbandonare il personaggio?
“Sì, perché è un personaggio che ci ha dato tanto, è una serie che ci ha dato tanto, è una serie venduta in 60 paesi del mondo, insomma una serie di enorme successo. Non è semplice abbandonare un progetto del genere, lo facciamo perché pensiamo di essere arrivati alla fine del percorso e poi vediamo”.
Ma secondo te sarebbe stato possibile pensare a un Imma Tataranni senza Vanessa Scalera?
“Vabbè, ma io come faccio a dirti di Imma Tataranni senza Vanessa Scalera? Per me Vanessa è parte del mio cuore artistico, è un’attrice straordinaria, è Imma, è Vanessa, quindi non saprei immaginare, ti dico la verità”.
Vincenzo Malinconico invece lo rivedremo?
“Sì, lo rivedremo, prima a teatro, perché ho scritto a quattro mani con Diego De Silva uno spettacolo che si chiama ‘Malinconico moderatamente felice’, la cui regia è mia e poi invece finita la tournée, quindi a fine aprile, da maggio in poi gireremo la terza di Malinconico”.
Nel film La salita vediamo anche Shalana, lavorare insieme aiuta la coppia. Massimiliano Gallo come è stato dirigerla?
“No, l’abbiamo fatto in maniera naturale, nel senso c’era questo ruolo che secondo me lei poteva interpretare per la sensibilità che ha, è il ruolo di un’educatrice, lo ha fatto secondo me molto bene, con un grande senso materno rispetto ai ragazzi che si trovano in quella situazione. Lei poi è una che rispetta molto i ruoli, quindi non dobbiamo dirci niente, sapevo che avrebbe fatto bene e sono contento che ha partecipato”.









