Lorenzo Suraci, intervista al presidente di Rtl 102.5: “Il Power hits estate è l’evento che consacra il tormentone”

Lorenzo Suraci

Il prossimo 29 e 30 agosto all’Arena di Verona si terranno due grandi eventi: il “Power hits estate di Rtl 102.5” e il “Radio Zeta Future hits live”. In occasione di questi due appuntamenti con la musica, noi di SuperGuidaTv abbiamo avuto il piacere di intervistare Lorenzo Suraci, presidente di Rtl 102.5.

Con il presidente Suraci abbiamo ripercorso la sua carriera, parlato dei due prossimi appuntamenti musicali che si terranno nella magnifica cornice dell’Arena di Verona, ma anche di Sanremo 2024, del lavoro fatto da Amadeus in questi anni, e più in generale di tv, con aneddoti legati a Maria de Filippi e all’indimenticabile giornalista e conduttore Maurizio Costanzo.

Non potevamo dimenticare i grandi nomi della musica lanciati discograficamente da Suraci, uno su tutti i The Kolors, gruppo che quest’anno ha conquista le grandi platee grazie al singolo Italodisco. 

Lorenzo Suraci, intervista esclusiva al presidente di Rtl 102.5 

Presidente il prossimo 29 e 30 agosto all’Arena di Verona si terranno due grandi eventi: il Power hits estate di Rtl 102.5 e il Radio Zeta Future hits live. Cosa ci dobbiamo aspettare in queste due serate? 

«Il Power hits estate di Rtl 102.5 è giunto al suo settimo anno, ha preso ormai il posto del Festivalbar. È la manifestazione che determina il tormentone dell’estate, il brano di maggior successo, un po’ come in inverno avviene con il Festival di Sanremo: l’estate la vince chi arriva primo grazie alle preferenze degli ascoltatori di tutte le radio, e grazie a un sistema completamente in trasparenza. La manifestazione si è consolidata, poi quest’anno la discografia è uscita molto in anticipo rispetto agli anni scorsi. Posso dire che c’è grande soddisfazione».

«Per il Radio Zeta Future hits live, si è ripetuta la bellissima esperienza dello scorso anno con la prima edizione su Roma. Un evento dedicato alla musica della generazione Z, con un cast che rispecchia i gusti e le aspettative del pubblico dei più giovani. Anche l’impostazione è diversa. Oggi non possiamo prevedere quello che sarà questo evento nel futuro, certo è, che noi come Radio Zeta abbiamo sviluppato queste scelte da tanti anni, anche lo stesso Amadeus ormai da tante edizioni prende spunto dalla musica che arriva dai giovani e quindi anche da Radio Zeta. Questo sarà il genere del futuro, anche la musica ha avuto una grandissima trasformazione in questi anni. Oggi i cantanti della generazione Z, un po’ a sorpresa di tutti, stanno ottenendo ottimi risultati, impensabili fino a poco tempo fa. Questo significa che piacciono, non che gli altri sono scomparsi, è che sono due cose completamente diverse».

Eventi musicali più attesi dell’estate italiana che hanno già registrato il tutto esaurito, qual è la sua hit preferita? 

«Ci sono tante hit che mi piacciono, ad esempio il pezzo di Oretta Berti con Rovazzi è stata una grande sorpresa, quello è uno dei pezzi che mi piace tanto. Quest’anno la musica ci ha dato un’offerta enorme».   

Ci conferma che andrà in onda anche in chiaro su tv8?

«Si, andranno su Tv8, Sky1, Rtl e su Zeta, sono ormai parecchi anni che va in onda su Tv8 e Sky1».

Cosa pensa del successo dei duetti tra artisti? Perché vanno molto? Sicuramente anche durante il Power Hits Estate ce ne saranno molti di premiati. 

«Certo che ci saranno. I duetti nella musica ci sono sempre stati, ricordo i Dik Dik, I Giganti, Little Tony. Sia i duetti, come anche il fatto di riprendere dei successi stranieri e farli italiani, è un fenomeno abbastanza comune. I duetti, sia quelli fatti dai giovani ma anche quelli fatti da Francesco Renga e Nek, oppure come qualche anno fa con Morandi e Baglioni, per me non sono una sorpresa. Come gusto personale sono sempre stato molto favorevole a queste contaminazioni, e i risultati poi si vedono. A Roma io ho accompagnato sul palco personalmente Orietta Berti, ho visto diecimila persone che cantavano la loro canzone. Meglio di così che risultato ci può essere?»

Ripercorrendo la sua carriera, prendere una piccola radio e farla diventare uno dei network più ascoltati d’Italia: quanto lavoro c’è dietro la crescita di una emittente e soprattutto quanto è soddisfatto del lavoro svolto in questi anni? 

«Io ho iniziato a lavorare a 20 anni, dopo che mi ero iscritto all’Università ma avevo capito che non faceva per me. Mi sono buttato subito nel mondo del lavoro. Seguivo mio zio che oltre ad essere il dirigente dell’INPS a Bergamo, faceva l’organizzatore di spettacoli. All’epoca non c’erano le discoteche, si andava nelle balere, io da lì ho iniziato. Quello della musica è un lavoro che mi è sempre piaciuto. È lì che ho conosciuto un po’ di artisti: dai Dik Dik a Dory Ghezzi, Mino Reitano, i Ricchi e Poveri, ho conosciuto un po’ tutti quelli di quegli anni. Poi mi sono fermato perché ho aperto una discoteca. C’era un collega che aveva una radio, Angelo Zibetti, ex proprietario di Radio Zeta, diciamo che ho un po’ copiato lui. Iniziammo questa avventura con i miei soci, rischiando anche molto, e riuscimmo nel giro di un paio di anni a portare una piccola radio a diventare una radio nazionale. Da cosa nasce cosa, si aggiungono man mano altre idee, quando è uscita la legge dell’informazione, sono stato il primo a fare informazione per 24 ore al giorno, ogni ora. Così come per la legge che imponeva la pubblicità nazionale, io fin dall’inizio ho puntato sulla pubblicità nazionale, ai primi tempi è stata un po’ una sofferenza, poi è stato per me qualcosa in più che rispetto alla concorrenza ci ha aiutato molto. Io ho sempre investito in radio, da ormai molti anni siamo la prima radio nazionale».

«Anche con l’arrivo della radio in televisione, con l’FM non riuscivamo a coprire tutto il territorio nazionale, allora ho pensato a come poter entrare nelle case degli italiani, quale miglior modo della tv. In questi ultimi anni con la pandemia il mondo è cambiato e con esso la tecnologia. Adesso stiamo affrontando una realtà completamente diversa rispetto al passato. Ci stiamo accorgendo ora che sono passati tre anni, che i nostri competitor non sono più le radio o la televisione, ma le piattaforme, soprattutto quelle in ambito musicale come YouTube o Spotify. C’è poi chi dichiara che la radio è morta, la radio non la fai con i soldi, la fai ogni giorno, crescendo con i personaggi, con i conduttori radiofonici. Lavoriamo tutti i giorni ininterrottamente. Solo ascoltando la radio si riesce ad avere delle idee e a modificare delle cose. Quello della radio è un bel mestiere per chi lo fa come me, io sono riuscito ad innamorarmi della radio».

Nel 2001 lancia la “radiovisione” permettendo agli ascoltatori di vedere la radio e non solo di ascoltarla. Dopo di voi tutti vi hanno seguito. Come nasce l’idea e da quali esigenze?

«Non ero contento della copertura che avevamo in FM, c’era una saturazione pazzesca, frequenze che si accavallavano. Poi non riuscivamo ad arrivare in alcune zone di montagna, mentre con il satellite si. Per noi la prima esperienza è stata con il satellite, solo dopo siamo andati sul digitale terrestre».

Come si fa a non far perdere quel fascino, nonostante la tv, i social network. L’avvento delle piattaforme di streaming audio, come Spotify. C’è chi ripete da anni che la radio è morta. Cosa risponde?

«Perché la radio può essere fruita da tutti, in qualsiasi momento e in ogni luogo. Non bisogna solo essere in auto o in casa, con il telefonino mi collego all’app della nostra radio e posso seguire le trasmissioni, sia audio che video. I nostri contenuti audio ma anche quelli video sono fruibili in movimento. Devo dire per fortuna che tutto il comparto radio ha scelto di innovarsi. Oggi vanno molto i podcast, ma non sono altre che le registrazioni sulle cassette che facevamo una volta. Ora stiamo cercando di avere un’indagine sui numeri, in modo da avere i dati reali degli ascolti. Oggi noi abbiamo un’offerta di contenuti molto vasta, ed è importante avere il dettaglio reale degli ascolti». 

Lei, con il gruppo RTL 102.5, è stato il precursore del sistema DAB+ (Digital audio broadcasting). Poi è stato colui che ha portato la radio in tv: qual è il prossimo passo da fare? 

«Il prossimo passo è quasi obbligato. Consiste nel raccogliere i frutti di tutti questi investimenti e quindi raccogliere i dati. Dopo la pandemia i numeri sono cambiati, per tre anni siamo stati quasi fermi perché comunque i maggiori fruitori della radio sono gli automobilisti. Noi adesso con l’Università di Salerno e uno studio nostro fatto di ragazzi giovani, stiamo mettendo insieme un sistema sperimentale che spero venga abbracciato da tutti inostri colleghi. Un po’ come avviene con la tv, solo che Auditel si basa su un campione di utenti, noi vogliamo dare qualcosa di più veritiero». 

Cosa significa per un ragazzo del Sud che a 19 anni si trasferisce al Nord e con gli anni diventa uno dei più importanti imprenditori radiofonici italiani? 

«Io raramente guardo indietro, non riesco a vedere ieri, guardo avanti e le cose che ci sono da fare, non mi fermo mai, non mi sento una persona arrivata. Io non mi fermerò mai. Nel mio lavoro ho sempre avuto accanto a me persone operative e sostanziali, non degli scienziati, nemmeno soci azionisti, abbiamo sempre rischiato il nostro».

Non solo radio, con la sua etichetta Baraonda Edizioni Musicali, ha pubblicato dischi di Mariella Nava e i Modà. Lanciato Bianca Atzei, The Kolors, i Dear Jack e Chiara Grispo. Poi ha rilevato la Ultrasuoni. Come riesce a capire quale artista sfonderà e quindi su cui puntare? 

«Per me passano molto velocemente gli anni, una cosa che mi resta è l’orecchio fine. Diciamo che ho l’orecchio esercitato per la musica. Certo, come dicevo prima non sono da solo, ho attorno a me delle persone che vivono non tutte le mie esperienze, ma che sono in grado di aiutarmi a riconoscere le canzoni giuste e gli interpreti giusti. Ad esempio quando Mahmood ha vinto il festival, noi abbiamo abbracciato subito questo ragazzo, un po’ perché era stato subito contestato perché tutti davano per vincitore Ultimo, ma anche perché ci piaceva questa voce nuova».

«Noi lo abbiamo subito aiutato, lui aveva vinto Sanremo il sabato, e il lunedì mattina era ospite nel nostro programma d’informazione proprio per certificare la sua bravura e testimoniare cosa era stata la sua esperienza. Noi ad esempio diamo molta importanza all’informazione, abbiamo ospitato lo scorso anno i candidati politici durante il periodo delle elezioni. Tornando al fatto di saper riconoscere un buon brano, quello deriva dall’esperienza di gioventù. Con i Modà ad esempio, Checco voleva lasciare la musica, sua padre mi disse “Fai tornare il sorriso sul volto di mio figlio”, così è stato. Poi è nata una grande collaborazione con Maria De Filippi, con tutti i ragazzi che uscivano da Amici, parliamo però sempre di gente molto brava». 

Nel 2015 rileva Radio LatteMiele e Radio Zeta, nel 2016, lancia Radio Zeta L’Italiana e successivamente la nuova emittente Radiofreccia. Possiamo dire che lei ama le sfide e non le manca il coraggio di rischiare? 

«Assolutamente si, Radiofreccia era la concessione di Radio Padania, da quella concessione, sempre facendo degli investimenti abbiamo fondato questa nuova radio. Tutte le radio che abbiamo oggi sono una diversa dall’altra per dare un’offerta da zero ai cento anni»  

«Anche il fatto di fare il Power hits estate di Rtl 102.5 che è assodato essere il nuovo Festivalbar, ma avviare una manifestazione canora su una Generazione Z con la location che abbiamo fatto a Roma e poi all’Arena di Verona subito dopo il Power hits, è una questione che ho preso subito a cuore e ho detto facciamola. La stiamo costruendo giorno per giorno con i miei collaboratori. La prima sera abbiamo un cast stellare, la seconda sera un cast altrettanto stellare ma con un impatto di nomi creato su target della generazione Z. Due cose all’opposto ma che si riescono ad integrare perfettamente. Io a Roma non credevo ai miei occhi. Noi abbiamo riempito l’Arena senza un passaggio radiofonico, adesso abbiamo iniziato a promuovere la classifica».

A Rtl 102.5 avete avuto in squadra anche Maurizio Costanzo: come è nata questa collaborazione con lui e che ricordo ha? 

«Io ho un ricordo bellissimo, l’ho conosciuto quando aveva preso un po’ le distanze dalla quotidianità della televisione. Lui è stato maestro a tutti, conosceva perfettamente tutto quello che succedeva attorno alla radio, al cinema, alla televisione, non sarà facile averlo uno come lui nuovamente. Parlando del più e del meno gli lanciai l’idea di fare il Radio Costanzo Show. Dopo una settimana avevamo già fatto il lancio. È stato qualche anno con noi, prima accompagnato da Pierluigi Diaco, poi da Federica Gentile. Anche lì, per me è stata una grande esperienza, non è una cosa da tutti i giorni. Lui si divertiva molto».

Per alcune puntate ha condotto Maria De Filippi. 

«Si, ci fu un periodo dove lui non stava bene, e fu proprio idea di Maria quella di venire a condurre lei. Mi disse “Sai lui non sta bene, in questi gironi che non potrà esserci potrei esserci io”. Fu un modo carino per non far perdere ai telespettatori l’appuntamento con la trasmissione. Oggi siamo molto amici, ogni tanto ne parliamo, chi sa forse un giorno potrà tornare a fare radio. Io sarei onorato di averla in radio, noi abbiamo un grande rapporto, lei è stata sempre a disposizione e anche io con lei. So che posso contare su Maria per qualsiasi cosa».

Cosa pensa del lavoro svolto in questi anni da trasmissione come Amici di Maria De Filippi o X-Factor?

«Lì abbiamo lavorato ancora in un sistema analogico digitale, adesso la discografia è cambiata, se prima c’erano 100 cantanti adesso ci sono 1 milione di cantanti. Poi è normale che su un milione di cantanti quelli bravi sono mille, e non è che tutti possono venire fuori in una sola stagione. Chi è bravo semina, investe. Per i cantanti è un mestiere difficile».

Come commenta la novità che le radio finalmente entrano in giuria a Sanremo?

«Onestamente sono abbastanza freddo su questa idea, lo dico con estrema sincerità. Anche perchè è una responsabilità, non so su quali basi la Rai voglia organizzare questa cosa e come voglia coinvolgerci. Non è che non concordo in questa scelta, dico solo che ancora nessuno mi ha convinto ad esserci con delle garanzie precise. Amadeus ha fatto un lavoro eccezionale in questi anni». 

Come giudica il lavoro fatto da Amadeus in questi anni di Sanremo?

«Lui è stato bravissimo, ha saputo gestire il bello e il cattivo tempo del Festival. È stato molto bravo, più di tutti».

Lei ha lanciato i The Kolors dopo Amici: si parla di loro per Sanremo 2024. Come commenta?

«Lo scorso anno li hanno esclusi, Stash era arrabbiatissimo. Lui sta andando benissimo, su sei puntate del Power hits ne hanno vinte sei, potrebbero essere i trionfatori dell’estate. Lui ci teneva tanto ad esserci a Sanremo, non so se proprio con questa canzone, ma non vorrei sbagliarmi».

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«Bisogna capire sempre poi la canzone che viene presentata sul palco, anche con I Cugini di Campagna molti erano scettici. Parliamo però dei giovani, che comunque poi sono loro a vincere e ad andare avanti. Amadeus sta facendo un ottimo lavoro soprattutto con i giovani, questo perché è il suo mestiere».

Cosa pensi di chi come Morandi torna in gara e chi invece non vuole tornare in gara? 

«Ormai dopo il lavoro fatto da Amadeus proprio sul senso della gara, credo che non ci sia alcun cantante che non voglia andare a Sanremo. La gara non è vista come una volta, può far paura ai giovani ma non ai big, di questo è testimone Giorgia, che ha partecipato perché le piaceva il progetto. Poi ci sono star come Laura Pausini, Vasco Rossi, a loro che gara vuoi fargli fare?».

Qual è il segreto del successo per una Radio oggi?

«Catturare gli ascoltatori ogni giorno, non mollare niente, essere creativi sempre. Il bello della radio è che non si può mollare un attimo. Anche la tv a maggio non chiude più, c’è il palinsesto estivo, stessa cosa per la radio. La Rai, Mediaset, hanno fatto delle rivoluzioni, anche noi in radio abbiamo cambiato tutto, questo soprattutto dopo la pandemia».

Lei sicuramente è una persona che non si ferma mai, a cosa sta pensando adesso? Quali sono i suoi prossimi progetti e obiettivi? 

«Sto solo pensando di riordinare il nostro settore commerciale perché è un momento in cui il mercato, che coinvolge tutti, è cambiato. Capitalizzare tutto quello che abbiamo fatto in questi anni, a questo sto lavorando adesso».

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