Le regole del caos, la recensione del film con Kate Winslet

Film Le regole del caos

L’architetto di corte André Le Notre riceve l’importante compito di progettare e supervisionare per conto del re di Francia Luigi XIV la costruzione dei giardini di Versailles. L’uomo, nobile di corte dalla tribolata situazione coniugale, studia diversi progetti da parte di giardinieri di tutto il Paese e quello che lo colpisce maggiormente è ad opera di Sabine de Barra, una donna vedova e di origini comuni.

Dopo un iniziale contrasto, Le Notre sceglie proprio lei per realizzare una delle aree più suggestive dello spazio paesaggistico e, con il passare dei giorni, tra i due comincia a svilupparsi un sentimento che esula dal semplice rapporto professionale. Ma Sabine non ha mai superato un trauma del proprio passato e Le Notre si trova coinvolto in un gioco di gelosia da parte della sua subdola consorte, con la morte della regina a complicare ulteriormente il già complicato quadro d’insieme.

Le regole del caos, la recensione del film

Alan Rickman è scomparso nel gennaio di quattro anni fa, lasciando orfano il mondo del cinema di un interprete talentuoso (da Die Hard ad Harry Potter ha vestito diversi ruoli entrati nell’immaginario comune del grande pubblico) e di un regista che avrebbe potuto dire ancora molto dietro la macchina da presa, visto che le due uniche pellicole da lui dirette mostravano una mano consapevole e sicura. Se il debutto dall’altro lato della camera, ossia L’ospite d’inverno (1997), fu un esordio memorabile – capace di trasmettere appieno lo struggente fascino delle atmosfere scozzesi – il più recente Le regole del caos, datato 2014 e qui oggetto di recensione, ha notevoli punti di interesse seppur parzialmente minato da una poco oculata gestione del ritmo, che rischia a tratti di appesantire il racconto nel corso delle due ore di visione.

Il solo difetto riscontrabile in una pellicola altrimenti godibile e piacevolmente rassicurante, basata su un’impostazione teatrale e ottimamente messa in scena nella rappresentazione scenografica e costumistica, con una manciata di sequenze (finale danzante in primis) che mostrano un’armonia tra immagini e musica più unica che rara. Proprio la colonna sonora è tra i punti di forza dell’operazione, con le note ora placide altrove incalzanti che ben sottolineano lo status emotivo dei personaggi coinvolti, ai quali il talentuoso cast si adatta con efficacia.

Pur senza una mimesi totale, e con un paio di passaggi parzialmente forzati nel versante pseudo-mystery della storia – risolti da un flashback rivelatore nelle fasi conclusive – Kate Winslet e Matthias Schoenaerts sono consoni ai relativi ruoli anche se ad eccellere in quest’occasione sono le figure di contorno all’ardua love-story principale, ossia il sovrano e il fratello di questi, interpretati rispettivamente dallo stesso Rickman e da Stanley Tucci. A dispetto del titolo, di caos ve n’è ben poco e la narrazione procede su una strada lineare e priva di eccessivi sussulti: un pregio per alcuni, un limite per altri, fermo restando la generale gradevolezza dell’insieme.

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