“Vite in fuga”, intervista esclusiva a Claudio Gioè: “Sono tornato a vivere a Palermo e ho riscoperto la gioia di stare in famiglia”

L'attore Claudio Gioè

In questi anni ha interpretato importanti personaggi della società civile facendosi paladino della legalità. E’ passato però anche dall’altra parte della barricata dando il volto al boss Totò Riina. Claudio Gioè riesce sempre a calarsi bene in ogni personaggio tanto che la sua presenza nelle fiction rappresenta ormai un marchio di garanzia. Ora Claudio sta per debuttare in una nuova serie Rai, “Vite in fuga” in onda dal prossimo 22 novembre in prima serata su Raiuno. Un family thriller avvincente in cui l’attore interpreterà Claudio Caruana, un uomo sospettato di omicidio che sarà costretto a fuggire con la moglie e i figli in Trentino Alto Adige. Qui, con una falsa identità, Claudio cercherà di scoprire la verità compiendo un viaggio interiore che lo porterà a ricostruire se stesso e i rapporti con la sua famiglia. In questa intervista, rilasciata in esclusiva a SuperGuida TV, Claudio ci ha parlato di questo progetto dimostrando una forte stima professionale nei confronti di Anna Valle, sua compagna sul set. L’attore ci ha poi confidato di essere un amante della montagna tanto da aver frequentato in passato le valli del Trentino andando a sciare. Claudio ha svelato la sua parte più intima quando ci ha parlato del suo rapporto con Palermo, la sua terra d’origine. Dopo aver abbandonato la sua città per trasferirsi a Roma inseguendo il sogno di diventare attore, Claudio è voluto tornare alle sue radici spinto dalla voglia di recuperare il tempo perso con la sua famiglia. Si dichiara un amante della solitudine anche se preferisce condividere le cose belle con le persone che ama. Sul fronte professionale, Claudio ha interpretato tanti ruoli indossando tante maschere. Maschere nei cui confronti ha sempre preferito mostrarsi distaccato. In questi mesi, il bravo attore sta partecipando alle riprese di un’altra serie, “Màkari” in onda prossimamente su Raiuno. Claudio ci ha regalato qualche anticipazione smentendo di essere l’erede del Commissario Montalbano: “No per carità. Sono due prodotti completamente diversi e chi si aspetterà Montalbano rimarrà forse un po’ interdetto. C’è un altro clima e forse le uniche cose in comune sono la Sicilia, la Palomar e l’editore Sellerio”. Ci sembra che ci siano già tutti gli ingredienti per parlare di un successo annunciato. Voi che ne pensate?

Intervista esclusiva a Claudio Gioè

Claudio, nella serie “Vite in fuga” interpreta Claudio Caruana. Cosa l’ha colpita quando ha letto la sceneggiatura?

Mi ha colpito l’approfondimento psicologico dei personaggi che si trovano a vivere una situazione straordinaria rispetto alla loro vita precedente. Raccontare questo cambiamento radicale nella vita borghese di una famiglia costretta a fuggire sulle Alpi sotto mentite spoglie e con nuove identità mi è sembrata una sfida intrigante.  

Come si è trovato a lavorare con Anna Valle?

Non avevo avuto mai il piacere e l’onore di poter lavorare con Anna. E’ stata una compagna di lavoro serena e sorridente. Ci siamo trovati bene. 

Sullo sfondo il bellissimo scenario di Ortisei. E’ un amante della montagna?

Pur essendo palermitano fin da piccolo ho frequentato quei posti. Andavo spesso a sciare sulle valli del Trentino Alto Adige. Erano tanti anni che non ci tornavo ed è stato bello ritrovare quel silenzio, quella magnificenza e quel fascino che quei spazi hanno sempre esercitato su di me. 

Claudio è un uomo in fuga. Eppure come scriveva Seneca non si può trovare sollievo nella fuga perché si fugge sempre in compagnia di se stessi. Al posto di Claudio, come avrebbe reagito? Avrebbe pensato anche lei alla fuga come unica soluzione?

Di fronte alla minaccia della morte non solo per sé ma anche per la propria famiglia forse avrei pensato anche io alla fuga. Gli uomini in alcuni casi devono agire per la propria sopravvivenza. 

Nella sua vita ha mai sentito l’esigenza di voler andare altrove?

A 18 anni ho lasciato Palermo e mi sono trasferito a Roma per studiare all’Accademia Silvio D’Amico. Ho inseguito le mie ispirazioni. Ora da un anno sono tornato nella mia città d’origine, quell’altrove che sto imparando a riconoscere. 

E com’è stato ritornare? 

L’ho voluto fortemente. Sono tornato per recuperare certe cose che avevo lasciato indietro, alle spalle, tra cui i legami familiari che in questi anni stando a Roma è stato difficile continuare a coltivare. Voglio recuperare quel tempo un po’ perduto e vivermi maggiormente la mia famiglia. 

Nella serie la fuga è indotta dall’elemento di imprevedibilità, l’uccisione di Riccardo, che sconvolgerà la vita di una famiglia in modo imprevedibile. Esistono per lei importanti “sliding doors”?

Tante porte si chiudono e altre si aprono senza che ce ne accorgiamo. L’importante è farsi trovare pronti a cogliere quello che la vita offre. Più che cercare le porte a cui accedere è  importante avviare un’indagine su se stessi e non farsi trovare impreparati. Bisogna capire cosa vale la pena seguire e quali recettori attivare. 

Quanto è cambiato il suo punto di vista dal giorno dell’esordio?

Sono rimasto sempre pieno di curiosità e di stupore. Quello che continua a regalarmi questo lavoro è una gioia che mi porto dentro fin dal debutto. Spero di continuare a mantenerla.

Il prezzo da pagare per la fuga sarà la solitudine. Un tema che risulta sicuramente attuale considerando il periodo che stiamo vivendo. Che rapporto ha con la solitudine? Ha sofferto durante il lockdown?

In realtà sono molto abituato alla solitudine non essendo sposato. La mia vita è cambiata poco con il lockdown pur sapendo bene che ha creato innumerevoli disagi. Era necessario però e l’abbiamo fatto. A me piace la solitudine anche se è sempre meglio condividere le cose belle con le persone che si amano. 

Ha interpretato ruoli molto diversi tra loro, c’è un ruolo che l’ha toccata profondamente e che ha portato ad una rivoluzione nel suo modo di essere?

Tendo ad avere sempre uno sguardo distaccato nei confronti dei personaggi che ho interpretato. Mi è capitato di vestire i panni di uomini molti distanti dal mio sentire e dalla mia scala di valori. Difficilmente mi lascio trasportare da un personaggio tanto da perdere il contatto con me stesso. I vari ruoli che ho interpretato mi hanno regalato però delle suggestioni, delle riflessioni. Mi è capitato quando ho interpretato grandi personaggi per la società civile come Mario Francese o Salvo Vitale. 

Ai nostalgici de “La mafia uccide d’estate” cosa può dire?

Purtroppo non è in previsione un’altra serie. E’ stata un’esperienza importante e con Luca Ribuoli ci siamo incontrati in questo nuovo progetto. Ai nostalgici quindi dico di seguirci in questa nuova avventura. 

In queste settimane sta girando un’altra serie per Raiuno. Ci può anticipare qualcosa?

Si tratta della serie Màkari, prodotta dalla Palomar. Il produttore di Montalbano ha deciso di trarre dai romanzi di Gaetano Savatteri questa serie. Io interpreterò Saverio Lamanna, uno scrittore giornalista che dopo essere stato licenziato dal Ministero degli Interni in cui lavorava come ufficio stampa di un viceministro ritorna con la coda tra le gambe a Palermo decidendo di trasferirsi nella casa di vacanze di Makari. Una casa abbandonata da anni che lui deciderà di sistemare. 

Ho letto che il suo personaggio sarà un po’ l’erede del Commissario Montalbano. Una bella responsabilità. 

No per carità. Sono due prodotti completamente diversi e chi si aspetterà Montalbano rimarrà forse un po’ interdetto. C’è un altro clima e forse le uniche cose in comune sono la Sicilia, la Palomar e l’editore Sellerio.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here