Il Commissario Ricciardi 2, intervista a Lino Guanciale: “Assomiglio più a Cagliostro che a Ricciardi. Non rinuncio ai progetti rischiosi”

Lino Guanciale

Dopo il successo della prima stagione, dal 6 marzo torna in onda su Raiuno Il Commissario Ricciardi. Nella serie, ispirata ai romanzi di Maurizio De Giovanni, ritroveremo nei panni di Luigi Antonio Ricciardi l’attore Lino Guanciale. Nella seconda stagione, il Commissario Ricciardi sarà ancora più combattuto a livello sentimentale. Da tempo ha infatti rinunciato all’amore per paura di tramandare ai suoi figli, il dono, da lui sofferto come maledizione, di riuscire a parlare con i defunti.

Lino Guanciale, intervista

Noi di SuperGuida TV abbiamo video intervistato in esclusiva Lino Guanciale a cui abbiamo chiesto se il suo personaggio riuscirà ad abbattere finalmente i muri con il mondo esterno: “Malgrado tenti di tenerli su non riesce a farcela. Nella prima stagione, il mio personaggio ha mostrato qualche crepa. Non credo che esista un personaggio più umano ed emotivo di questo tra quelli che finora ho interpretato. Tra le invenzioni letterarie recenti del paese non trovo eguali. Pian piano i muri che lui ha costruito saranno destinati a sgretolarsi. Dalla prima alla seconda stagione ci sarà però un’evoluzione in quanto Ricciardi imparerà a perdonare di più a se stesso la sua sorte”.

Al termine della prima stagione il Commissario Ricciardi ha dovuto fare i conti con la perdita dell’amata tata Rosa. Un evento luttuoso che lo destabilizzerà molto anche nella nuova stagione. Proprio la perdita delle persone amate sembra essere un fil rouge che collega il Commissario Ricciardi all’altra serie di cui Guanciale è stato protagonista, La porta rossa. Gli abbiamo chiesto se nel girare le scene in cui i suoi protagonisti si distaccano dalla persone che amano si sia aggrappato più al mestiere o al suo vissuto personale: “Penso che sia importante aggrapparsi a se stessi e alla propria storia, reale o immaginata. Da lì passa non solo la credibilità come attore ma anche la possibilità di avere un contatto genuino con lo spettatore”.

La prima stagione ha avuto un grandissimo successo rispetto a serie più recenti come Sopravvissuti e Noi che si sono rivelate invece un flop in termini di ascolti: “Ci sono scommesse che si vincono e altre che si perdono. L’importante è non rinunciare a proporsi in progetti rischiosi. Io penso che sia la strada giusta da percorrere non solo per crescere ma anche per proporsi in vesti diverse. Penso che uno dei segreti del successo della serie del Commissario Ricciardi risieda non solo nella fascinazione del pubblico nei confronti del paranormale ma anche nei libri che noi attori abbiamo cercato di rispettare”.

Di recente su Raidue è andata in onda l’ultima stagione de La Porta Rossa. La puntata finale è stata la più commentata sui social tanto che al termine dell’ultima puntata un Lino Guanciale commosso condivideva con i suoi fan un video in cui diceva addio a Cagliostro. E’ stato così difficile per Guanciale abbandonare quel personaggio?. Lui ci ha rivelato: “Faccio talmente fatica che a giorni alterni ancora mi vesto come lui. Caratterialmente è il personaggio che in questi anni ho sentito più vicino a me. Mi piacerebbe riuscire a gestire la rabbia soprattutto nei momenti di dolore come fa Ricciardi. Io invece mi sento più simile a Cagliostro. Non sopporto le ingiustizie. A Ricciardi mi lega in particolare l’amore per la discrezione. Con la trilogia della Porta Rossa penso che sia stato fatto un bel regalo a noi e ai telespettatori. Ogni separazione porta con sé un po’ di dolore”.

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