Danny Rourke è un poliziotto di Austin al quale hanno rapito la figlia mentre si trovava in un parco giochi. Nei mesi successivi, il suo matrimonio è crollato e l’uomo non è mai riuscito a riprendersi, sviluppando una vera e propria ossessione su che fine abbia fatto la bambina.
Un giorno Rourke e il suo partner Nicks ricevono una soffiata da parte di Diana, una sensitiva che sostiene di essere a conoscenza di un’imminente rapina in banca. Sul luogo del crimine il protagonista di Hypnotic è convinto di riconoscere un volto a lui familiare, quello del misterioso Dellrayne, che dà il via al colpo in filiale sfruttando le sue incredibili capacità da ipnotista. Durante le indagini, Rourke scoprirà come nulla sia quello che sembra, finendo per ritrovarsi coinvolto in qualcosa di molto complicato.
Hypnotic: essere o non essere – recensione
Complicato è anche per il pubblico districarsi in una sceneggiatura che altro non è che un continuo susseguirsi di colpi di scena, laddove tutto appare e non è, complice la premessa che vede l’ipnosi quale “arma mentale” utilizzata dai personaggi. Lo spettatore non può letteralmente fidarsi di nessuno nel corso dell’ora e mezzo di visione, e questo non è necessariamente un male in un panorama cinematografico contemporaneo che troppe volte si basa su un rapporto di fiducia fasulla e accondiscendente.
Bisogna approcciarsi ad Hypnotic con l’accettazione di essere ingannati, di stare a questo gioco che varie le coordinate narrative, forzando spesso la mano – epilogo sullo scorrere dei titoli di coda incluso – per non lasciare mai certezze, recuperando qua e là atmosfere dai film di genere degli anni Novanta e primi Duemila, con un regista cult quale Robert Rodriguez che almeno dal punto di vista stilistico si conferma in buona forma.
L’occhio che simula
Effetti speciali di discreta fattura e una buona gestione delle ambientazioni, con le interazioni tra quelli che diventano paralleli piani di percezione, garantiscono un intrattenimento gradevole dal punto di vista estetico, con rimandi alle città ribaltate di Inception (2010) e Doctor Strange, e febbrile quanto basta a livello tensivo.
Ben Affleck offre giusta solidità a un personaggio le cui reali motivazioni giustificano tale approccio interpretativo e il cast di supporto, con Alice Braga e William Fichtner negli altri ruoli principali, è efficace per reggere i fili di un tessuto narrativo che rischia qua e là di sfilacciarsi. Non mancano suggestioni che guardano all’immortale Memento (2000), con percorsi a ritroso per suggerire nuove e inaspettate verità, e un immaginario pseudo-Matrix (1999) in cui il controllo cerebrale è simbolo di potere e di soggezione assoluta.
E poi ancora tanta fantascienza e cyberpunk, il tutto in un’ottica da b-movie, con l’anima da cinema di genere che si fa preponderante per coprire quelle ambizioni non sempre centrate dalla contorta sceneggiatura. E Hypnotic, anche per via della sua essenza da frullatore impazzito, può divertire uno spettatore a caccia di citazioni e trame strizza-cervello.
Il film è disponibile nel catalogo di RaiPlay.
Conclusioni finali
L’ipnosi quale elemento chiave di una narrazione che proprio tramite essa rimescola costantemente le carte, ingannando il protagonista e lo stesso spettatore in un intreccio ambiguo e a tratti fin troppo compiaciuto, che riesce comunque a tenere desto l’interesse fino alla pur caotica resa dei conti finale, anch’essa non priva di rivelazioni last-minute.
In Hypnotic tutto è opinabile e nulla è certo, a cominciare da quell’impronta visiva che diventa materia malleabile nelle mani di Robert Rodriguez, intento a giocare col cinema di genere e con un puzzle di citazioni senza timore di scadere nel ridicolo e nell’improbabile, rischio che a tratti diventa realtà. Ma anche grazie alla breve durata e a soluzioni narrative familiari pur nella loro spigolosità, ci si affeziona alla missione del tormentato poliziotto di Ben Affleck, la cui ricerca di risposte porterà ad una ridda di punti di domanda.









