Hunters, recensione (no spoiler) della serie che va a caccia di nazisti su Prime Video

Hunters

L’operazione Paperclip riguardò una speciale attività di reclutamento che avvenne ad opera del governo statunitense alla fine della Seconda guerra mondiale. Gli USA assorbirono nelle loro fila moltissimi tra scienziati, ingegneri e tecnici tedeschi, e spesso nazisti, utili alla causa del Paese. Hunters, la serie scritta e ideata da David Weil disponibile su Prime Video, in qualche modo ricalca un’immaginaria deriva di questa operazione in cui i molti ex nazisti diffusi per gli Stati Uniti tramano per costituire un Quarto Reich.

La trama di Hunters

Composta da due stagioni distribuite tra il 2020 e il 2023, Hunters fa sostanzialmente quello che dice il titolo. Siamo nella New York degli anni Settanta, e al centro della narrazione c’è un gruppo di ebrei americani decisamente eterogeno per diversa estrazione sociale, carattere e percorso di vita. Si fanno chiamare i Cacciatori e hanno un solo obiettivo: catturare e uccidere nazisti. Sono guidati dal filantropo Meyer Offermann (Al Pacino) e dall’esigenza della vendetta, così come dal bisogno di chiudere una volta per tutte i conti con un passato ancora tanto doloroso.

Sulla loro strada incappa Jonah Heidelbaum (Logan Lerman), che dopo l’uccisione di sua nonna Ruth, ex compagna di Offermann, è deciso a trovare l’assassino. Il ragazzo viene preso sotto l’ala di Offermann e si unisce al gruppo, il cui principale scopo è trovare la testa del serpente a capo del nuovo piano genocida. Si tratta di Wilhelm Zuchs, detto il Lupo, con il quale Offermann ha inoltre un personale conto in sospeso essendo stato una delle sue vittime di tortura durante il periodo di prigionia nei campi di concentramento.

Perché guardare Hunters

Per tenere il passo dell’estro dei suoi protagonisti, personaggi fuori dalle righe che hanno il volto di molti interpreti noti (il Josh Radnor di How I Met Your Mother, Saul Rubinek, Carol Kane), tutta Hunters si configura per essere una serie eccessiva, altisonante, cacofonica. Si rifà molto all’estetica e alla grammatica visiva dei fumetti, una confezione che si palesa da subito ma che con il passare dei minuti ingrana la marcia e trascina dentro quella che è una revenge story a tutti gli effetti.

C’è molta violenza e c’è anche molto sadismo quando a confronto ci sono due realtà così polarizzate da una realtà storica spietata, dove il punto di incontro è divenuto impossibile e dove le linee intermedie non esistono. E se per un istante sembrano esistere, spesso si celano sotto l’inganno, sotto una facciata che accumula passo dopo passo pressione compressa come dentro una pentola pronta a scoppiare e ad esasperare la narrazione con improvvisi strappi.

Hunters, perché non guardarla

Hunters è una serie priva di particolari difetti. Inizia e si conclude nell’arco di due stagioni, non prolunga o annacqua il suo racconto in maniera inutile e quindi riesce a evitare il reiterare stesse dinamiche che sul lungo periodo potrebbero stancare e far allontanare dalla visione. Occorre, ovviamente, essere predisposti a un tipo di narrazione molto accentuata e marcata nei caratteri dei singoli personaggi, che sono quasi delle maschere dove coesiste il comico e il drammatico.

Serve anche il saper apprezzare uno stile così ricamato e urlato come se si stesse sfogliando le pagine di un fumetto tutto onomatopee e sangue che straborda dalle cornice delle vignette, ma Hunters si rivela una serie abile nel trattare una tematica cruda sotto il cappello di genere che punta all’intrattenimento e ottimo intrattenimento offre.

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