Roma, estate del 1980. Goliarda Sapienza, scrittrice cinquantaseienne, viene arrestata per aver venduto dei gioielli rubati nell’appartamento di un’amica. Il periodo trascorso nel carcere femminile di Rebibbia si rivela però un’esperienza di rinascita inaspettata, giacché tra quelle mura la donna incontra un microcosmo femminile variegato e vitalissimo, con cui forma dei legami profondi che trascendono quelle quattro mura a loro chiuse.
La protagonista di Fuori stringe un’amicizia particolare con Roberta, giovane eroinomane con cui instaura un rapporto che proseguirà anche al di fuori delle sbarre. Rapporto carico di sottintesi emotivi e sessuali, che diventerà il cuore palpitante della narrazione, insieme alla presenza di Barbara, un’altra ex compagna di detenzione. Una volta scarcerate, le tre donne continuano a frequentarsi divenendo sempre più complici e instaurando un rapporto di sorellanza che mette in discussione le convenzioni sociali e i confini tra amicizia, amore e solidarietà femminile.
Fuori e dentro il cinema italiano – recensione
Mario Martone è uno dei registi italiani che più frequentemente spiazza la critica anglofona quando i suoi titoli approdano nei vari festival internazionali. E anche con Fuori non fa eccezione, proponendo una vicenda vera estremamente contestualizzata al nostro Paese e per questo dal carattere poco universale. In questo caso al centro dell’attenzione è finito il caso della controversa scrittrice Goliarda Sapienza, figura centrale del femminismo italiano e della cultura radicale del Novecento ma praticamente sconosciuta al grande pubblico internazionale.
Fuori è un biopic che trova una propria dignità grazie alla performance luminosa e assimilante di Valeria Golino, che si mette letteralmente a nudo anima e corpo per entrare nei panni di un personaggio complesso, con la vera Goliardia comparente in filmati di repertorio televisivi sullo scorrere dei titoli di coda.
Una donna senza mezze misure
Il film vive su un approccio stilistico che rifiuta le convenzioni del film biografico tradizionale. La sceneggiatura scritta dal regista insieme alla moglie e collaboratrice di lunga data Ippolita Di Majo affronta il compito apparentemente impossibile di condensare in poco meno di due ore la vita straordinariamente complessa di Goliarda Sapienza, prendendo spunto dal suo stesso romanzo autobiografico intitolato L’università di Rebibbia.
Nata in Sicilia nel 1924 da genitori anarchici e antifascisti, come ci informano le scritte in apertura, Goliarda attraversò molteplici tentativi di suicidio, fu sottoposta a elettroshock, lavorò come attrice negli anni Cinquanta collaborando con maestri come Bertolucci, Pasolini e Visconti, scrisse per decenni romanzi rifiutati dall’editoria e trovò la fama soltanto postuma. Il rischio di condensare tutto questo in un film senza trasformarlo in un catalogo enciclopedico di eventi era alto, ma Fuori trova il giusto metodo per approcciarsi alla vicenda, pur non privo di qualche imperfezione e forzatura che stonano con la presunta sincerità alla base del progetto.
Insieme per forza
La soluzione presa è stata quella concentrarsi su un momento specifico e decisivo della vita di Sapienza, usando quella breve parentesi carceraria e il periodo immediatamente successivo alla sua ritrovata libertà come lente attraverso cui esplorare tematiche più universali di anticonformismo e reinvenzione personale. Con l’omosessualità mal vista dalla società dell’epoca a trovare forza primigenia nel legame sempre più intimo tra la protagonista e Roberta, un’ottima Matilda De Angelis. Peccato che la scena gratuita, e in fin dei conti assai casta, della doccia tra le due e il personaggio terzo interpretato da Elodie abbia fatto discutere più per altri motivi interni alle logiche del gossip pruriginoso.
Fuori decide di sfruttare i non detti, il non visibile, con l’obiettivo di depositarsi nelle coscienze di chi guarda. Ci troviamo davanti ad un film che richiede partecipazione attiva da parte dello spettatore, che deve essere disposto a riempire gli spazi vuoti e a seguire una narrazione che privilegia l’atmosfera e la suggestione rispetto alla chiarezza espositiva. Un pregio ma anche un limite di una vicenda come detto assai circostanziata, che cerca di conciliare non sempre con il giusto equilibrio istinti da cinema popolare e sguardo d’autore.
Fuori è disponibile nel catalogo di NOW.
Conclusioni finali
Un film che tiene lo spettatore a distanza, rifiutando quella immediatezza emotiva che caratterizza i biopic più classici. La struttura frammentata presuppone una certa familiarità con la cultura radicale italiana degli anni Settanta e Ottanta – le Brigate Rosse, il femminismo, l’identità sessuale – che non può sempre essere data per scontata.
Fuori è un titolo quanto mai esplicativo per questa rappresentazione di un breve tratto della complessa vita della scrittrice Goliarda Sapienza, tra le mura del carcere e per l’appunto nel mondo esterno, mentre riassapora la ritrovata libertà in cerca di un modo per ricominciare. Un’opera irregolare e spigolosa, che trova forza e cuore nelle intense interpretazioni di Valeria Golino e Matilde De Angelis.









