For All Mankind, la recensione – no spoiler – della serie su AppleTV+

For All Mankind

Nel contenuto catalogo di AppleTV+, piattaforma che è solita seguire più il principio della ricerca della qualità che della quantità, si possono trovare perle inaspettate. Tra le serie che la popolano c’è infatti anche For All Mankind, un’opera che mescola con molta maestria fantascienza e dramma, immaginando un mondo alternativo in cui la corsa allo spazio è stata vinta dall’Unione Sovietica e non dagli Stati Uniti. La creano Ronald D. Moore, Matt Wolpert e Ben Nedivi e forse non la conoscono in molti, ma For All Mankind ha tutte le carte in regola per accaparrarsi con il tempo la nomea di un piccolo cult.

La trama di For All Mankind

In un 1969 alternativo, il cosmonauta Sovietico Aleksej Leonov è il primo uomo a mettere piede sulla Luna. Inizialmente gli Stati Uniti sono demoralizzati per aver perso la corsa alla Luna, ma successivamente la NASA concentra gli sforzi per raggiungere i sovietici e superarli nel continuo rilancio di obiettivi su obiettivi. Le missioni Apollo esplorano la regione del polo sud lunare, trovando nei pressi del cratere Shackleton acqua in forma ghiacciata, circostanza che rende possibile la creazione di un avamposto stabile.

For All Mankind segue in particolare le vicende degli uomini e delle donne legati al progetto NASA, tra cui il comandante Edward Baldwin (Joel Kinnaman), il suo gregario Gordo (Michael Dorman), una delle figure chiave delle operazioni, Margo (Wrenn Schmidt), nonché alcune delle consorti degli astronauti che giocheranno un ruolo chiave nell’evoluzione degli eventi, come Karen (Shantel VanSanten) e Tracy (Sarah Jones).

Perché guardare For All Mankind

For All Mankind è un’opera corale. E’ impresa ardua cercare di riassumere in un unico elenco i tanti volti e i tanti nomi che si intersecano nel corso delle varie stagioni della serie. Parte da quel 1969 che conosciamo tutti come data cardine per quella che poi è stata l’espansione delle missioni legate all’esplorazione spaziale, ma l’ucronia che il racconto sceglie di imboccare permette agli eventi di districarsi in una maniera in cui i designati protagonisti storici e sociali vengono sovvertiti.

La versione alternativa della Storia di For All Mankind corre molto più rapida di quanto non abbia fatto, e tutt’ora faccia, la Storia che viviamo noi. La posizione di svantaggio in cui si ritrovano gli Stati Uniti, chiamati a riacciuffare i successi di un’URSS che a un certo punto pare essere sempre un passo avanti, permette alle cose di evolvere con incredibile velocità. Le conquiste tecnologiche fanno balzi da gigante decennio dopo decennio – la serie si spalma su tutta la seconda parte del XX secolo, sviluppandosi con coerenza attraverso un immaginario retro-futurista estremamente affascinante.

Anche le tensioni geopolitiche imboccano una strada inedita, considerato che in questa ucronia l’Unione Sovietica è ben lontana dalla dissoluzione e che la Guerra fredda viene ingaggiata con un particolare sguardo di interesse a cosa avviene nelle rispettive zone di competenza delle superpotenze sulla Luna. Ma ciò su cui For All Mankind lavora probabilmente con più intelligenza, è il tratteggiare secondo quali traiettorie mutano i discorsi e i contesti sociali. Nello specifico l’opera non si lascia sfuggire l’occasione di argomentare con molta sagacia il mutamento a cui va incontro anche il ruolo della donna (centrale all’interno di tutto il discorso), dell’orbita che questa compie spostandosi da una zona di interesse più periferiche fino ad entrare appieno all’interno delle cabine di comando.

For All Mankind, perché non guardare la serie

Quello che For All Mankind compie è un’interessante e credibile rivisitazione di uno scenario alternativo, attentamente ragionato attraverso criteri di plausibilità che contribuiscono a donare carattere, carisma e pathos al racconto. Un racconto che, si ripete, è costruito sopra i personaggi e le relazioni che questi intessono, sopra le scelte che questi compiono e lo spazio che si ritagliano in un contesto permeato da un grande fermento d’innovazione.

For All Mankind è una serie davvero valida. La solidità con la quale mette in scena scenari paralleli così distanti eppure così riconoscibili è il punto di forza dal quale trae magnetismo. Non sceglie mai il percorso comodo o scontato, non si affossa nel melodramma e non rinuncia alla fascinazione sci-fi che andando avanti con le stagioni confeziona sempre di più tutta la storia. Dovreste provare a darle una chance e a lasciarvi trascinare nei meandri di un cosmo che la serie prova ad afferrare tra le sue mani mentre tiene i piedi ben saldi in Terra.

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