Figli del destino: trama, recensione e opinioni sul docu-film

film rai Figli del destino
Massimiliano Gallo e Valentina Lodovini

Il docu-film in prima visione, Figli del destino, racconta la storia di quattro bambini ebrei provenienti da diverse città d’Italia, racconta l’orrore che hanno visto e vissuto affinché la storia non si ripeta. Ebbene sì il problema è sempre quello. Siccome che cose sono già successe potrebbero accadere di nuovo. Per spezzare il circolo vizioso dei “corsi e ricorsi storici” è bene che tutti sappiano, che tutti ricordino e che tutti evitino in ogni modo che l’orrore del passato diventi l’orrore del presente.

Figli del destino: trama e cast

Il docu-film è stato diretto da Francesco Miccichè.

Nel cast vi sono: Massimo Poggio, Massimiliano Gallo e Valentina Lodovini, ma anche Patrizio Rispo. Di Neri Marcorè, invece, è la voce narrante.

Trama

La storia non è altro che l’insieme, in realtà, di quattro diversi racconti fatti da altrettanti bambini italiani ebrei vittime dell’orrore provocato dalle leggi razziali.

Due ragazze e due ragazzi, fra Nord e Sud d’Italia, sopravvissuti al Fascismo e alla Seconda Guerra Mondiale, grazie all’aiuto di persone che si sono coraggiosamente rifiutate di sottostare al diktat del fascismo, svelano la storia della loro vita. Tutti e quattro, cioè, parlano dell’orrore che hanno vissuto sulla loro pelle.

Da Napoli si passa a Roma, da Milano a Pisa. Si passa nella narrazione dal Nord al Sud d’Italia per le storie di: Liliana Segre, Lia Levi, Tullio Foà e Guido Cava.

Figli del destino: recensione

Il docu-film di Rai 1 permette di tornare indietro nel tempo. I telespettatori vengono investiti da un turbinio di sentimenti, dubbi e paure perché vivono e rivivono, insieme ai quattro protagonisti, quanto accaduto realmente qualche anno fa. Ebbene sì i fatti raccontati sembrerebbero appartenere ad un’epoca che non c’è più, un’epoca molto lontana. Invece non è così. Non sono passati tanti anni, alla fine, da quel 5 settembre 1938 quando a San Rossore re Vittorio Emanuele firmò il primo decreto che segnava l’inizio della persecuzione degli ebrei con la perdita dei loro diritti civili.

Grazie al racconto di chi ha provato sulla propria pelle cosa volesse dire essere ebreo, il docu-film riesce a trasmettere uno dei periodi più buio della storia dell’umanità. L’intento, poco prima del Giorno della Memoria, è quello di lasciare questi documenti alle nuove generazioni per evitare che la storia si ripeta. Tutti devono sapere cosa è successo e adoperarsi affinché nulla ricapiti.

La scelta del cast di attori è stata compiuta con cognizione di causa. L’intensità di Massimo Poggio e di Valentina Lodovini fanno sì che il processo catartico del telespettatore avvenga in pieno.

Il racconto a misura di bambino rende il docu-film visibile anche ai più piccoli. Il fatto di aver cambiato prospettiva pare, oltretutto, essere stata l’arma vincente di questo docu-film. La narrazione è ancora più forte, più vera. Gli occhi dei bambini narrano la realtà senza filtri, senza preconcetti o pregiudizi. Gli occhi dei bambini, oltretutto, non mentono.

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