Disturbia, recensione (no spoiler) del thriller voyeuristico

Disturbia

Il giovane Kale Brecht non ha ancora superato la morte del padre, che ha perso la vita in un incidente automobilistico del quale lui si sente responsabile. Oppresso dal dolore e dal senso di colpa, ha un alterco con uno dei suoi professori e il giudice minorile decide di essere magnanimo, condannandolo a tre mesi di domiciliari con una cavigliera elettronica che controllerà i suoi spostamenti. In quella casa ora diventata una prigione Kale finisce per annoiarsi e inizia a spiare il circondario tramite un binocolo. La sua quotidianità svolta improvvisamente con l’arrivo di una nuova vicina, la bella coetanea Ashley, della quale si innamora a prima vista. Inoltre poco dopo comincia a nutrire l’atroce sospetto che un altro vicino, Robert Turner, possa essere l’autore di alcuni efferati delitti che stanno sconvolgendo la città e decide di indagare…

Disturbia: occhi aperti – recensione (no spoiler)

Dichiarato fin dalle premesse come il principale modello alla base sia stato un grande classico come La finestra sul cortile (1954), il cult di Alfred Hitchcock dove James Stewart, costretto momentaneamente su una sedia a rotelle, era testimone di un ipotetico delitto dalla sua camera. Qui la sceneggiatura è stata aggiornata ai tempi moderni e cambiata in corso d’opera, ma le dinamiche fondamentali sono rimaste impresse, a cominciare da quell’aura voyeuristica per i tempi scandalosa e ormai nel nuovo millennio figlia dei cliché, con il protagonista che non si fa scrupoli nello spiare anche nei momenti più intimi la sexy vicina di casa, che per altro non la prende nemmeno poi così male appena scoperta la verità.

Certo la storia parte da una serie di forzature, melodrammatiche o meno che siano, a trascinare il malcapitato Kyle in questa situazione estrema e allo stesso tempo la gestione di alcune situazioni e di parziali colpi di scena risente di evidenti contorsioni che rendono l’anima tensiva più inverosimile del previsto, quando con maggior attenzione si sarebbe potuta esaltare maggiormente la cosiddetta banalità del male, con assassini che – soprattutto negli Stati Uniti – possono nascondersi davvero ovunque.

Fino all’ultimo secondo

Invece in Disturbia si segue una logica prettamente hollywoodiana, con l’intrattenimento che prende il sopravvento sulla logica e sul razionale, orchestrando sommariamente i vari personaggi coinvolti fino a quella resa dei conti finale che era stata fin troppo indiziata e spinta per essere poi anche scioccante, lasciando così morire sul nascere il potenziale effetto sorpresa.

Divertire ci si diverte anche nel corso dei cento minuti di visione, con la regia dell’onesto mestierante D. J. Caruso che offre un buon dinamismo alla verve thriller.

Allo stesso modo anche il cast si rivela congruo ai rispettivi ruoli, da Shia LaBeouf (nella sua prima parte da protagonista) che offre la giusta dose di incoscienza e spregiudicatezza al giovane Kyle, fino al villain di un David Morse che in un paio di sequenze riesce a suggerire una raggelante inquietudine. Per un film non perfetto ma che negli anni (è uscito nel 2007) si è guadagnato, meritevole o no, un certo seguito, come dimostrato anche dalla scalata alla prima posizione della TOP 10 dei film più visti su Netflix.

Conclusioni finali

Più ci si addentra nel microcosmo di quelle casette unifamiliari, tipiche dei sobborghi residenziali americani, più ne vien fuori il marcio e il nascosto, filtrato attraverso le lenti del binocolo del protagonista, condannato ai domiciliari e diventato uno spione a 360°. Quando il suo istinto voyeuristico lo porta a sospettare di un possibile delitto, la situazione prende una piega imprevista e la bella vicina deciderà di aiutarlo in un’indagine sempre più pericolosa.

Prodotto da Steven Spielberg, Disturbia è una sorta di moderno – libero – aggiornamento de La finestra del cortile (1954) ma per evitare di uscirne con le ossa rotte è meglio evitarne ogni possibile paragone. Ad ogni modo la discreta tensione e il buon cast fanno il loro dovere, mettendo anche qualche pezza qua e là su una sceneggiatura accattivante ma non sempre precisa.

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