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Claudio Castrogiovanni protagonista in Vanina – Un vicequestore a Catania: “Questo ruolo lo sento molto mio. Ai giovani dico di tener sempre in mente l’obiettivo”- Intervista

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Claudio Castrogiovanni, uno degli attori protagonisti della serie tv Vanina – Un vicequestore a Catania, dove interpreta il ruolo di Carmelo Spanò, si racconta a noi di SuperGuidaTv in un’intervista esclusiva. Da giovane e brillante avvocato, inizialmente aveva dedicato la propria vita agli studi e durante gli anni universitari si dedica prima alla micia poi si innamora letteralmente della recitazione. Un incontro fortuito lo porta direttamente a recitare su prestigiosi palcoscenici in tutto il mondo fino all’esordio cinematografico in Malèna di Giuseppe Tornatore con Monica Bellucci. A cambiargli la vita è la città di Milano, perché è proprio il capoluogo lombardo che gli permette di realizzare i suoi sogni. Abbiamo ripercorso con Castrogiovanni la sua carriera dagli inizi ad oggi. Ecco cosa ci a raccontato. 

Claudio Castrogiovanni, intervista al protagonista di Vanina – Un vicequestore a Catania

Claudio Castrogiovanni protagonista in Vanina – Un vicequestore a Catania, dove interpreti Carmelo Spanò. Che personaggio è il suo e come si è approcciato a questo ruolo?

“Il personaggio che interpreto lo sento molto vicino, ha delle caratteristiche che sento proprie. Un personaggio molto protettivo, rispettoso, che ascolta gli altri, e che quando non sa reggere alcune cose della sua emotività, sublima con ironia e con delle battute. Mi sono approcciato a questo ruolo leggendo i libri della scrittrice, giocando con le sceneggiature e con il regista, dove abbiamo un po’ costruito il personaggio raccontando la black story, immaginandolo anche con dei costumi particolari. È un ruolo che ha una sua identità”.

Quando ha avuto il copione, qual è la prima cosa che ha pensato?

“In realtà ho letto un paio di scene, e devo dire che quello che mi ha colpito fin da subito è stata l’ironia di questo personaggio. Lui per certi versi sceglie di sembrare più stupido di quanto in realtà fosse. Io in realtà ho sempre interpretato personaggi più seri. Invece quello che mi è piaciuto di questo figura è la sua elasticità nel muoversi, che lui ha affinato stando per strada, lui si confronta molto con la strada, è la memoria storica della serie, è colui che conosce Catania, e conduce lei, la protagonista, dentro i vicoli della città”

Com’è lavorare nella propria città natale?

“Non potrei dirlo, ma è stata una vacanza. Questo anche grazie a tutto il cast ma anche al gruppo di lavoro”

Come evolverà il personaggio: cosa ci può anticipare?

“Il personaggio racconterà molto di se stesso attraverso il suo essere paterno nei confronti della sua squadra ma soprattutto della protagonista. Un personaggio di cui vedremo molte sfaccettature. Un uomo che si rifugia nel suo lavoro in maniera ossessiva”.

Nella serie Il Restauratore, il suo personaggio ebbe una svolta dopo la morte della moglie: cosa ricorda di quella scena?

“La ricordo benissimo perché è stato un momento in cui per me attore si toccavano degli argomenti di vulnerabilità. Chiesi agli sceneggiatori di dare una svolta al personaggio. Ricordo tutto: chiesi dieci minuti per concentrarmi, prima di fare quella scena”.

Da brillante avvocato, si è appassionato di musica, ha iniziato a suonare e cantare con gli amici nei vari locali cittadini. Passione accantonata oppure ogni tanto torna?

“Ho una chitarra a casa, ogni tanto la suono. Comunque la musica è presente nella mia vita. Ascolto molta musica italiana maggiormente. Ad esempio Sanremo quest’anno non mi è dispiaciuto. Si è aperto molto ai giovani”.

Durante una di queste esibizioni viene notato dal regista di Jesus Christ Superstar che la sceglie: incontro fortunato?

“Ricordo una cosa che oggi mi fa dire che io non mi sarei potuto sottrarre alla recitazione. Ebbi una telefonata da Massimo Piparo, dove mi diceva che ci sarebbe stato questo spettacolo. Lo conoscevo a memoria. Dopo due giorni mi chiama il regista, mi disse che mi aveva visto cantare e mi fece un provino. Da lì è cominciato tutto”.

Abbandona l’avvocatura per la recitazione. Si trasferisce a Milano, si paga a proprie spese tutti i costi per poter frequentare le scuole di recitazione. Una scelta che rifarebbe e che consiglia a chi vuole iniziare una carriera?

“Sono molto legato a Milano. Roma è la mia città, mentre Milano mi ha dato il senso di affidabilità che da siciliano cercavo. Se non avessi cominciato a Milano, con la sua solidità certa, probabilmente non avrei iniziato a fare l’attore. Io consiglio di tener sempre chiaro l’obiettivo. Per mantenermi facevo le pulizie nel teatro, il facchino negli alberghi. Ho trovato un vecchio mio quaderno dove tenevo i conti. Pensa che in alcune pagine scrivevo: oggi ho solo 1.200 Lire. Mio padre per circa un anno non mi ha parlato quando ho deciso di fare l’attore. Un giorno vennero a Roma a vedere un mio spettacolo ed erano orgogliosissimi di me”.

Tanto teatro, tanti musical. Poi arriva il film che un po’ cambia la sua vita: Malèna di Giuseppe Tornatore con Monica Bellucci. Mica roba da poco per un debito cinematografico?

“Non da poco infatti. Ricordo le tante comparse, l’investimento di mezzi. Oggi sembra impossibile un film del genere. Vedevi il cinema. Per me è stato un grande onore oltre che una soddisfazione”.

Com’è lavorare con questa grande diva italiana?

“La osservavo molto. Ci sono attori che portano un’energia diversa. Io ero talmente rapito da lei che mi perdevo quello che accadeva intorno. Questa e la forza di Monica”

Poi arrivano tante fiction Mediaset, Rai con ruoli spesso anche impegnativi emotivamente. Come sceglie di dire si o no a un copione?

“Ricordo quando accettai Il Capo dei Capi, mi accorsi che era una grande opportunità. Oggi invece con il mio agente cerco di non scegliere solo personaggi cattivi, ma avere la possibilità di interpretare personaggi anche con diverse sfumature. Il personaggio di Spanò mi dà l’opportunità di esplorare nuove corde”

C’è qualcosa che le hanno proposto che ha detto no e poi si è pentito?

“Ho rifiutato un ruolo, per non continuare in una solita direzione. Andava in sovrapposizione troppo con altri che avevo già fatto, quindi rifiutai”.

La soddisfazione più grande che le ha dato il suo lavoro?

“La prima è sicuramente di fare quello che mi piace. Fai un lavoro che ti piace e in più ti pagano. Tanti titoli che ho fatto mi hanno dato soddisfazione da Peter Pan a Il Capo dei Capi. Ora c’è questo film: “Sorelle per Sempre”, racconta questa storia di uno scambio nella culla. Ho girato di recente Spiaggia di Vetro, che racconta la tragedia di quest’uomo che deve perdonare qualcosa più grande di lui. Sono progetti che mi regalano tante soddisfazioni”.

C’è differenza quando deve interpretare un ruolo esistente rispetto a un personaggio inventato?

“Assolutamente si. Io quando devo interpretare un personaggio esistente cerco di ascoltare la sua voce. Faccio un viaggio nella vita di queste persone partendo dalla voce. Poi leggo la sceneggiatura sospendendo il giudizio che ho su di loro. Ad esempio ne Il Cacciatore, sul personaggio che interpretavo non c’era nulla sul web. Con il regista abbozzammo quello che poteva essere la storia del personaggio. Un giorno mi chiama lo scrittore del libro nonché il magistrato che li ha arrestati tutti, mi ha detto che quando ha visto il personaggio che io interpretavo, lui aveva visto quello vero. Io non so come ho fatto ad avvicinarmi talmente alla realtà di quel personaggio”.

Ricorda cosa hai comprato con il primo stipendio?

“Ho comprato tanti DVD, e poi una Vespa. Chiamai la mia compagna dell’epoca e le dissi: vado a vedere una Vespa”.

Chi fa il vostro mestiere deve fare i conti anche con una certa notorietà: come gestisce il successo? Che rapporto ha con la fama?

“Un rapporto meraviglioso, la gente mi riconosce per i ruoli che interpreto, loro ricordano tutto dei miei personaggi. Ovviamente non sono uno che ha bisogno di camuffarsi per andare in giro. Una volta ero fuori all’ospedale, non ero da solo, non eravamo nel massimo della felicità, avevo rifiutato una foto a un fan e questa persona si è offesa. Per me ogni momento è un momento per ringraziare i fan, ovviamente ci sono momenti in cui c’è bisogno di avere anche una nostra privacy”.

C’è qualcosa che non rifarebbe nella sua vita?

“No, rifarei tutto. Forse a volte sono un po’ troppo sincero quindi avrei dovuto avere un po’ più di diplomazia”

Per seguire i suoi sogni a cosa ha dovuto rinunciare? Cosa si rimprovera?

“Forse ho dovuto rinunciare un po’ alla vita privata. Io cerco sempre di tutelare le persone che amo, forse questo lavoro limita un po’ la vita anche a loro”.

Molti attori scelgono poi di aprirsi al mondo televisivo: come conduttori o partecipanti a programmi o reality: è una scelta che farebbe? La tv è qualcosa che la stuzzica?

“Non mi sento così attratto. Io mi servo di un’armatura attraverso i miei ruoli. Sono un po’ schivo nel rivelarmi. In ogni personaggio c’è molto di me, nonostante sia una maschera rivelo molto di me”

Ad esempio a Pechino Express, andrebbe e con chi?

“Quello mi divertirebbe tanto. Andrei con Claudio Gioè oppure con Gaetano Bruno, uno dei due”

Un ruolo che sogna di interpretare e quali sono i progetti futuri? Sogna la regia?

“Sono rimasto colpito dal film Anatomia di una Caduta. Ecco, un ruolo con una sceneggiatura meravigliosa e con personaggi disorientati. Oggi si, posso dire di sognare la regia. Io insegno a Studio Cinema, e ti posso del dire che mi accorgo che riesco a parlare al cuore di chi ascolta, penso che questa sia una prerogativa per un regista”

Come dovrebbe chiamarsi un film sulla sua vita?

“Forse ‘Le cento esistenze’. Sono stato avvocato, ufficiale della marina militare, ho fatto il cuoco facendo l’attore, ho interpretato tanti ruoli diversi. Forse è questo il titolo giusto”

Un libro che ha letto, un film o una serie che avrebbe voluto interpretare?

“Shantaram, un libro bellissimo, un racconto che mi ha scosso l’anima”. 

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