Chernobyl, recensione no spoiler della premiata miniserie HBO

Chernobyl

Quando ha debuttato nel corso di giugno 2019 sul canale satellitare Sky Atlantic, la miniserie Chernobyl era già diventata prodotto per il piccolo schermo di grande successo in madrepatria. Creata e scritta da Craig Mazin (oggi lo stiamo tutti celebrano per The Last of Us) e diretta interamente da Johan Renck, Chernobyl è tra le miniserie recenti più applaudite degli ultimi anni.

Questo perché ha saputo ricreare senza pietismi e ruffianerie narrative i retroscena e le conseguenze di uno degli eventi più tragici della fine del Novecento: l’incendio devastante nella centrale nucleare della città dell’allora Ucraina sovietica il 26 aprile 1968; il tutto narrato da differenti punti di vista e con un cast corale veramente ispirato. Chernobyl è attualmente disponibile nel catalogo on demand di Sky e per tutti gli abbonati a NOW TV.

La trama di Chernobyl

ll 26 aprile 1988, esattamente a due anni dall’incidente occorso a Černobyl’, il professor Valerij Legasov (Jared Harris), precedentemente a capo della squadra che si è occupata di gestire il disastro nucleare, registra una serie di nastri nei quali spiega che l’ingegnere Anatolij Djatlov (Paul Ritter) è stato condannato a soli 10 anni di lavori forzati per aver, secondo il governo, provocato l’incidente. Per quanto la pena inflitta all’uomo sia, secondo Legasov, fin troppo clemente, Legasov sostiene che comunque Djatlov è più il capro espiatorio, mentre il vero responsabile dell’incidente nucleare non sarà mai identificato e processato, dato che esso in realtà è il governo stesso. Appena uscito di casa, nota alcuni uomini del KGB, nasconde le registrazioni e si toglie la vita impiccandosi.

Due anni prima, a Pryp”jat’ (una città vicina alla centrale), il pompiere Vasilij Ignatenko (Adam Nagaitis) e la moglie Ljudmilla (Jessie Buckley) osservano da casa loro un potente boato e bagliore proveniente dalla centrale nucleare di Černobyl’: è appena avvenuta l’esplosione del reattore 4 della centrale durante un test di sicurezza portato avanti dal supervisore Akimov e dal giovanissimo ingegnere Toptunov, sotto la guida dell’ingegnere capo Djatlov; nonostante le loro preoccupazioni e il timore che il nocciolo del reattore sia effettivamente esploso e abbia causato un incendio provocando conseguenze inimmaginabili, Djatlov li ignora e ordina di pompare acqua nel reattore. Lo stesso Djatlov si affaccia a una finestra della centrale e nota della grafite sul terreno, materiale del nocciolo, intuendo che questo sia effettivamente esploso, ma decide di ignorare la cosa. Vengono chiamati i pompieri a spegnere l’incendio, e tra gli uomini vi è anche Ignatenko, ma alcuni di essi iniziano a manifestare strani sintomi, dovuti alle radiazioni e alla grafite presente sul terreno che circonda il reattore.

Perché guardare Chernobyl

Perché la serie creata da Craig Mazin e diretta da Johan Renck ha raccontato come nessun altro prodotto cine-televisivo la tragedia che ha colpito l’Ucraina sovietica quel terribile 26 aprile del 1986. La miniserie, costituita da cinque episodi molto sostanziosi, ha tratto altresì ispirazione dalle testimonianze dei sopravvissuti all’incidente nucleare raccolte nello straordinario libro-inchiesta “Preghiera per Chernobyl” della scrittrice Premio Nobel Svjatlana Aleksievic, così come dalla narrazione fatta dal libro “Chernobyl 01:23:40” di Andrew Leatherbarrow.

Una pluralità di testimonianze che la miniserie celebra mettendo in scena un affresco insospettabilmente corale, dove il terrificante incendio provocato all’interno della centrale nucleare sovietica viene raccontato prima, durante e dopo lo scoppio di quella infausta notta del 26 aprile 1986. Tre piani temporali quindi, che spesso si intersecano e si accavallano per restituire al telespettatore tutta la complessità e la drammaticità di uno degli eventi che ha cambiato per sempre la storia dell’Europa e del mondo intero; una storia già raccontata con grande efficacia in libri e documentari appositi, ma che mai come in questa splendida miniserie targata HBO è riuscita a bucare il piccolo schermo con tale potenza e commozione.

Chernobyl, perché non guardarla

Non ci sono particolari controindicazioni legate alla visione di Chernobyl. Questo prodotto seriale di tutto rispetto, giustamente premiato nel corso del 2019 con ben 3 Emmy Award tra cui quello alla miglior miniserie dell’anno, ha forse il merito di aver rappresentato le conseguenze delle pericolosissime radiazioni fuoriuscite dalla centrale nucleare in tutta la loro virulenza e drammaticità visiva. Ovviamente, per i deboli di stomaco oppure per gli spettatori più impressionabili, la visione di questa serie potrebbe essere sconsigliata, anche se a nostro avviso perderebbero l’occasione di assistere in prima persona (e nella comodità del televisore di casa) ad uno degli eventi destinati al piccolo schermo più clamorosi ed acclamati degli ultimissimi anni.

Non guardare Chernobyl potrebbe quindi, a conti fatti, essere un vero e proprio “delitto” artistico e storico. Sì, perché questa grande miniserie creata da Craig Mazin e diretta da Johan Renck funziona quasi meglio di qualunque altro prodotto audiovisivo mai realizzato prima sul tragico incidente del 1986. Ovviamente, siete avvertiti: non sarà una visione leggera, ma un vero e proprio pugno nello stomaco!

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here