Black out-vite sospese, intervista ad Alessandro Preziosi: “E’ stato un rischio girare in montagna. Oggi i giovani sono più attenti alla tematica ambientale”

Alessandro Preziosi Black Out fiction Rai

Dal 23 gennaio andrà in onda in prima serata su Raiuno la serie Black out-vite sospese. Nei panni del protagonista troviamo Alessandro Preziosi. L’attore interpreta Giovanni Lo Bianco, broker finanziario cresciuto nei bassifondi Napoli. Dopo aver perso la moglie, l’uomo decide di trasferirsi insieme ai figli a Vanoi. La scoperta fortuita di Claudia, testimone di giustizia sotto protezione, metterà Giovanni davanti ad un bivio: se non vuole che Riccardo ed Elena scoprano chi è veramente, e che il castello di menzogne costruito attorno alla sua carriera crolli, non gli resta che uccidere Claudia. Tra i due però nascerà qualcosa e l’obiettivo di Giovanni inizierà a vacillare.

Intervista ad Alessandro Preziosi, protagonista di Black out-vite sospese

Noi di SuperGuida TV abbiamo videointervistato in esclusiva Alessandro Preziosi a cui abbiamo chiesto qualcosa in più sul suo personaggio: “Quello che mi ha spinto ad accettare questo ruolo è stata la storia. Mi ha colpito l’escalation di situazioni, relazioni, intrecci”.

La serie è ambientata in alta montagna e per gli attori è stato difficile girare in condizioni estreme: “Si dice che sia importante portare a casa il lavoro costi quel che costi. In questo caso è costato veramente molto perché le condizioni sono state proibitive. E’ stata un’avventura nell’avventura. Ogni mattina c’era l’incognita di come saremmo tornati a casa”.

Una delle tematiche affrontate riguarda anche il cambiamento climatico. Alessandro Preziosi pensa che oggi i giovani siano più attenti a questa tematica: “I giovani si sentono impotenti. L’atteggiamento esemplare che stanno dimostrando è quello che è mancato agli adulti”.

Preziosi è anche protagonista della serie La vita bugiarda degli adulti, grande successo su Netflix. E’ ipotizzabile una seconda stagione? “Non ne ho la più pallida idea. Sono convinto che il successo sia legato alla qualità del racconto”.

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