Prima di parlare di Bad Genius nella sua versione americana del 2024, premettiamo di trovarci davanti al remake dell’omonimo thriller thailandese del 2017 diretto da Nattawut Poonpiriya, diventato un fenomeno culturale non soltanto in patria – dove stabilì nuovi record al botteghino – ma nell’intera regione dell’Asia-Pacifico, tanto da ispirare anche un adattamento bollywoodiano intitolato Farrey nel 2023.
Poi è stato il turno del rifacimento a stelle e strisce, qui oggetto di recensione giacché da poco disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video. Un rifacimento affidato all’esordiente J.C. Lee, produttore televisivo reduce da serie di successo come The Morning Show e How to Get Away with Murder al suo debutto assoluto dietro la macchina da presa. Qui la vicenda viene traslata dall’affollata Bangkok a un’elitaria scuola privata del nord America. Ma andiamo con ordine, e scopriamo come questo nuovo film riesca a trovare una propria identità pur mantenendosi fedele alla struttura dell’originale.
Bad Genius: mens sana in corpore sano – recensione
La giovane studentessa Lynn Kang ha appena ottenuto una borsa di studio completa in una scuola elitaria, grazie alle sue eccezionali capacità matematiche. La ragazza di origini sino-americane vive con il padre Meng, proprietario di una lavanderia a gettoni in difficoltà economiche che sogna di vederla entrare al MIT. Ma la protagonista in realtà coltiva segretamente il desiderio di studiare alla Juilliard School, ambizione che considera un potenziale tradimento nei confronti del genitore.
Nel nuovo istituto Lynn si trova rapidamente a fare i conti con l’abisso sociale che la separa dai suoi compagni di classe, per la maggior parte ragazzi bianchi benestanti per i quali il successo accademico è praticamente garantito dal privilegio economico e dalle connessioni familiari. È Grace, compagna affabile e apparentemente sincera, a coinvolgere Lynn in un’operazione di frode su scala progressivamente sempre più ampia per aiutare, dietro lauto pagamento, i compagni più ricchi a passare gli esami, anche se non tutto andrà come previsto.
Ricchi e poveri
La sceneggiatura mantiene la struttura portante dell’originale, preservandone i punti di svolta chiave e la progressione narrativa, ma al contempo innesta nel tessuto della storia una serie di tematiche specificatamente contestualizzate nella società d’Oltreoceano, che conferiscono all’operazione una sua ragion d’essere. Il discorso sulla disparità di classe e sulla lotta per i diritti viene qui amplificato e intrecciato con quello sulla razza e sull’esperienza degli immigrati di prima e seconda generazione, creando una stratificazione tematica che rende la visione qualcosa di più di un semplice copia/incolla.
Vi è anche una forte critica al sistema educativo americano che risuona con particolare urgenza nell’attuale dibattito pubblico sotto l’amministrazione Trump, con tutte le conseguenze del caso.
La regia adotta un approccio dinamico che trasforma le scene degli esami, potenzialmente statiche e noiose, in autentici momenti di suspense da heist movie, con un montaggio serrato e una macchina da presa mobile che si sposta in continuazione, innescando la necessaria miccia tensiva. Al resto ci pensa l’ottima Callina Liang, già vista nel magnifico Presence (2024) di Steven Soderbergh e qui brava nell’adattarsi a un personaggio a facile rischio overacting.
Bad Genius non raggiungerà le vette dell’opera a cui si ispira – se potete, recuperatela – ma ha abbastanza motivi di interesse per spingere alla visione sia chi chi ne fosse ancora all’oscuro sia chi invece l’avesse già vista.
Conclusioni finali
Ci troviamo davanti ad un remake che, pur non raggiungendo le vette del folgorante originale thailandese, trova una propria dignità nell’affrontare il materiale di partenza con intelligenza e consapevolezza del contesto sociale americano. Il regista esordiente J.C. Lee dimostra di avere le carte in regola, con un approccio stilistico che rende accattivante sequenze potenzialmente noiose se non capitalizzate appieno.
In Bad Genius è supportato da un cast convincente, in primis la protagonista Callina Liang e Benedict Wong nel secondario ruolo del padre, e da una sceneggiatura che sa bilanciare intrattenimento e spunti di riflessione sociale. La storia di questa adolescente dalla mente geniale, ingaggiata da compagni ricchi per passare gli esami, diventa così metafora di un mondo dove i ricchi la hanno sempre e comunque vinta, a meno che qualcuno non decida di cambiare il corso delle cose.









