Angela Baraldi, intervista alla protagonista del Film “DallAmeriCaruso. Il concerto perduto” di Walter Veltroni

Angela Baraldi, intervista di SuperGuidaTv

Angela Baraldi è una delle voci che ci accompagnano con il suo racconto alla riscoperta di Lucio Dalla grazie al film “DallAmeriCaruso. Il concerto perduto” diretto da Walter Veltroni, e prodotto da Nexo Digital e Sony Music, al cinema il 20-21-22 novembre, a 80 anni dalla nascita del grande artista italiano. Il film mostra il cantante esibirsi a New York, immagini che si credevano perdute ma che sono state ritrovare da un collezionista cinefilo. La pellicola infatti porta sul grande schermo le riprese integrali dell’esibizione del cantante al Village Gate di New York del 1986. Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato l’attrice e cantautrice Angela Baraldi, e con lei abbiamo parlato di cosa vuol dire ricordare Lucio Dalla e cosa ha provato nell’essere presente mentre componeva una delle sue canzoni più celebri, ‘Caruso’.

Intervista all’attrice e cantante Angela Baraldi

C’è un ricordo che Lucio Dalla le ha dato e che, nella sua vita o nella sua carriera, si è rivelato fondamentale?

Nella mia vita privata mi consigliava sempre di frequentare persone che potessero arricchirmi umanamente, che sembra una cosa scontata ma non lo è affatto. Per quello che riguarda il lavoro invece mi ha insegnato tantissime cose, non è che me le ha insegnate stando in cattedra ma semplicemente facendomi vedere come era quel mondo del lavoro. Facendomi vedere che era anche un lavoro come un altro, sotto certi aspetti, i compromessi a volte ma anche di grande tenuta della tua posizione in quanto artista e in questo era rigoroso. E poi appunto sovrapponendo l’impegno al divertimento e all’affetto che lui aveva per quello che faceva e per le persone che lavoravano con lui“.

Cosa prova nel sapere che una parte di Lucio Dalla e dalla sua canzone Caruso rimarrà nella storia e sarà tramandato ai posteri grazie a questo materiale che si credeva perso?

Adesso che me lo dici mi è venuta un po’ di emozione. Non avevo pensato ai posteri, sono sintonizzata sul presente. È una cosa molto importante, io ho avuto solo la fortuna di essere lì in quel momento, non riesco a darmi dei meriti e quindi sono felice se ho testimoniato questa cosa in maniera degna. Non è che mi voglio buttare giù e dire che non ho fatto proprio niente, niente però effettivamente lì ho semplicemente accettato un invito in vacanza e poi mi sono ritrovata nella stanza di Caruso con lui che cantava Caruso. E tutto ciò non era scritto da nessuna parte, sono le cose che succedono nella vita e che mentre le vivi non le dai tanta importanza, poi capisci che sei un piccolo tassello in una storia molto grande”.

“Non sapevamo, almeno io non lo sapevo e mi sembrava anche molto melensa, non l’ho capito subito. Mentre Lucio era convinto di aver scritto un capolavoro, lo disse proprio: “questa è una grandissima canzone”. Io ho assistito a questo processo creativo, meravigliandomi molto anche della sicurezza che aveva Lucio nello star facendo qualcosa di grandissimo. Questa è ancora una cosa misteriosa: come non avesse un filo di dubbio su una cosa che stava facendo e sembra una cosa molto speciale, avere questa sicurezza e poi fare centro. Non è una così facile”.

La prima parte delle film è dedicata alle interviste, dà una sensazione di potenza e forza al di là del concerto. Se lo immaginava così?

Loro mi hanno ripreso mentre entravo in quella stanza dopo 38 anni, quasi, adesso non ho fatto i calcoli ma era l’86. L’emozione era fortissima, quando ti riprendono che hai quell’emozione, sono felice se sono riuscita a trasmetterla“.

Lei è anche una cantante e attrice. Quale di questi due abiti indossa più volentieri e come si è avvicinata a questi settori?

Io negli anni ’80 ho frequentato l’Accademia di Arte Drammatica e mi piaceva tantissimo e mi stava anche aiutando a recuperare fiducia in me stessa. Io conoscevo Lucio da un anno e proprio alla fine del primo anno dell’Accademia mi venne proposto di partecipare come corista alla tournée Dalla-Morandi e fu un insegnante dell’accademia a candeggiarmi. Il fatto che io accettassi questo lavoro, anche se non mi sarei diplomata, in quel caso loro mi dicevano il lavoro dell’attore è molto difficile tu hai un’occasione importantissima. Quindi sono partita per la tournée e mi sono sentita un po’ strappata via da una cosa che mi piaceva molto, però avevano ragione loro. Ho fatto un’esperienza che non dimenticherò mai e che mi ha insegnato un sacco di cose”.

“Non sono mai riuscita a dividere la musica dalla recitazione anche se sono delle discipline diversissime e non ti sto a dire quale scelgo. È molto importante quello che fai, se lavori con un bravo regista, con dei grandi musicisti, insomma è la qualità a fare la differenza. Poi se mi chiedi quale delle due preferisci e come chiedere quale dei due figli butti giù dalla torre, una domanda crudelissima“.

Le manca la tv. Ha mai pensato alla conduzione di un programma o le è mai stato proposto?

Ho provato una volta un programma musicale, ho fatto anche un provino e mi stavo divertendo però forse non sono molto portata come presentatrice. Ho fatto delle serie televisive di successo ma come conduttrice non lo so, dovrei provare“.

Tornando al film, cosa deve aspettarsi un giovane che lo guarda?

Un concerto pazzesco, non me lo ricordavo così ed è veramente un esempio di come la musica fatta in un certo modo non invecchia perché c’è quella componente di ironia e di divertimento che la tiene sempre fresca. Un approcciarsi al lavoro in una maniera assolutamente libera, creativa, priva di qualsiasi pesantezza che io ogni tanto sento questa cosa di essere professionale. Lucio non è che non era professionale, era serissimo in quello che faceva però si divertiva come un pazzo, si divertiva tantissimo, lui si annoiava se non lavorava. Erano unite le due cose: il divertimento e il lavoro per lui erano la stessa identica cosa e quindi vuol dire vivere bene, fare una vita bellissima quando è così. Non vuol dire che sei sempre felice e indifferente a tutto il resto ma si era organizzato emotivamente molto intorno a quello che faceva creativamente, questa cosa arricchiva lui e chi gli stava intorno.

“Non so cosa si devono aspettare dal film, forse non riesco a rispondere alla tua domanda ma quello che possono assorbire è questo, che si può lavorare in maniera anche molto professionale ma con un’attitudine di libertà, di liberare la propria personalità, di non avere dei padroni sia a livello intellettuale che musicale. Di poter essere liberi”.

Cosa le manca di più di lui, di Lucio Dalla?

Questa sensazione di vivere la vita in questo modo qua. Io ho fatto un sogno bellissimo che mi ha tolto il dolore della sua perdita. Siamo io e lui su un’astronave e sorvoliamo questo Gran Kenon pieno di tramonti coloratissimi, di stelle cadenti, e nella mia testa dicevo: Madonna, bisogna far dei sacrifici per arrivare fino a qua, non si può avere questa roba così. Devi rischiare e allora lui si divertiva ad andare giù in picchiata, urlando ‘non ti schianti’. E poi tornavamo su, quattro, cinque volte e poi il sogno finisce. Ecco la sua vita era così, uno sputacchio contro la paura, uno sberleffo contro tutto quello che ti fa tenere giù, può abbassare la qualità della vita. E questo mi piacerebbe che fosse il messaggio a tutte le nuove generazioni di artisti che magari hanno a che fare con un mondo che si è inasprito molto nei loro confronti“.

Progetti futuri, a cosa sta lavorando?

Sto lavorando, non posso anticipare niente perché mi è stato chiesto di non farlo e lo farò. Però leggi nei miei occhi… (l’emozione è evidente, ndr)”.

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