Walter Veltroni, regista di ‘DallAmeriCaruso’: “Felice di aver sottratto all’oblio il concerto. La politica? No Grazie. Vorrei raccontare il primo Tg diretto da mio padre | Intervista 

Walter Veltroni

Walter Veltroni, riporta alla luce un momento storico per la musica italiana nel mondo grazie al film documentario dal titolo “DALLAMERICARUSO. IL CONCERTO PERDUTO”. Il docu-film in 4K, porta sul grande schermo le riprese integrali del concerto al Village Gate di New York del 1986 di Dalla, a cura di Ambrogio Lo Giudice, andate quasi interamente perdute, ora ritrovate, restaurate e rimasterizzate in Dolby Atmos. Oltre a far rivivere la musica di quella notte a New York, il film racconta la nascita della celebre canzone “CARUSO”, brano composto a Sorrento, tra i più conosciuti e amati non solo della carriera di Lucio Dalla, ma dell’intera storia della musica italiana.

“DALLAMERICARUSO. IL CONCERTO PERDUTO”, il nuovo film evento diretto da WALTER VELTRONI e prodotto da Nexo Digital e Sony Music, sarà al cinema il 20-21-22 novembre. Inoltre, dal 20 novembre in digitale e dall’1 dicembre in formato fisico, il concerto sarà disponibile per la prima volta in un album, “DALLAMERICARUSO – LIVE AT VILLAGE GATE, NEW YORK 23/03/1986” (pubblicato e distribuito da Sony Music).

Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Walter Veltroni, che ci ha raccontato l’emozione provata nel realizzare questo documento che da oggi diventa traccia indelebile da lasciare ai posteri, ma anche della sua carriera da regista, di quella di politico e di molto altro. Abbiamo poi chiesto a Veltroni se pensa a un suo ritorno in politica di cosa pensa della tv italiana con i cambiamenti degli ultimi tempi sulle diverse reti.

Walter Veltroni, l’intervista

Walter Veltroni: cosa significa poter lasciare questa traccia indelebile? Cosa rappresenta per lei Lucio Dalla. Ci racconta un aneddoto?

“La prima cosa è sottrarre all’oblio, è una cosa che a me ha sempre affascinato. Io sul Corriere della Sera, facendo film, o scrivendo libri, cerco sempre storie periferiche, o abbandonate. In questo caso è un concerto che poteva non essersi più fatto, è sembrava che il tempo l’aveva inghiottito, ed era solo una memoria di chi lo aveva vissuto, o di chi aveva ascoltato il disco, che tra l’altro non è la stessa cosa. Quindi l’averlo sottratto all’oblio è una cosa che mi fa felice. E poi di averlo restituito al pubblico on una qualità che per me che andavo a sentire i concerti di Lucio è inimmaginabile. Sentivo i concerti di Lucio dentro delle tende o dei palazzi dello sport, dove arrivava la sua musica meravigliosa con un gran rumore. Qui io ho sentito la sua musica come non l’ho mai sentita prima, e questo mi fa piacere che ci consente di consegnare, come si dice adesso, alle generazioni future Lucio Dalla in tutto il suo splendore”.

“Personalmente, per me che l’ho conosciuto e l’ho voluto bene è un modo per fare questo, insomma ecco, per continuare a testimoniare, un’amicizia, una stima, un affetto che sono durati dalla metà degli anni settanta in poi”.

Un aneddoto?

“Ma di aneddoti sai ce ne ho tanti, perché appunto in tanti anni, posso dirti che quando mi sono candidato a sindaco di Roma la prima volta, gli ho chiesto di utilizzare ‘La sera dei miracoli’ come canzone della campagna elettorale, una canzone meravigliosa su Roma e lui mi ha detto naturalmente di si. Lucio era una persona molto solitaria e molto amichevole insieme, e le due cose non sono in contraddizione”.

Lei non è apparso ma la sua voce si sente: come nasce questa scelta?

“Credo di essere al decimo documentario, non sono mai apparso. Penso che sia importante quello che dicono gli altri, Quello che dico io non ha bisogno della mia immagine, basta una voce fuori campo. In questo sono ispirato da Sergio Zavoli, faceva delle meravigliose interviste in cui lui non si vedeva mai, sembrava una voce venire da un luogo lontano e autorevole. A me non piace quando ci si mette in mostra, penso sia importante quello che dicono le persone che intervisto”.

Come è nata in lei la passione per la regia soprattutto per i film documentari?

“Da ragazzo, volevo fare cinema, ho studiato per fare cinema, poi ho fatto un percorso un po’ lungo, come al gioco dell’Oca, sono ritorno alla casella di partenza, però posso dire che sono contento, era la mia passione fin da ragazzino. Da bambino mangiavo a tavola da solo, mia madre lavorava, mangiavo a tavola avendo il dizionario dei registi e dei film di Saul, e imparavo a memoria i cast dei film”.

Politico, giornalista, scrittore e regista. Quale delle sue professioni è quella che sicuramente rifarebbe mille volte? A quale non rinuncerebbe?

“Tutte, in particolare quella di sindaco, (Ride ndr). Il sindaco non lo rifarei perché non ci sono più le condizioni. È stata l’esperienza più bella. Tutte quelle che hai detto, sono tra quelli che non sono arrabbiati con la vita sono grato alla vita per quello che mi ha permesso di fare, ho messo del mio, la vita è stata gentile con me”.

Un ritorno in politica lo escludiamo?

“Non si torna indietro, non bisogna farlo, non è corretto farlo. Non sono andato via, lo faccio un altra forma, non è che fa politica solo chi sta in parlamento. Si può fare politica scrivendo articoli, intendo per politica l’impegno civile, si può fare politica in tanti modi”.

Anche attraverso un film?

“Anche con un film”.

Ospite molte volte in tv, Come vede questo cambiamento delle varie reti. Anche la linea editoriale di Pier Silvio Berlusconi? Ricordiamo la sua amicizia con Costanzo?

“Se mi chiedi in particolare un giudizio sulle scelte compiute più recentemente da Pier Silvio Berlusconi, mi sembrano ispirate a un criterio che è il buon gusto, la misura e quindi da parte mia sono condivise”.

Lei ha mai pensato alla conduzione?

“No, i ho fatto dei programmi televisivi, delle serie televisive, ma sempre dei documentari. Restiamo lì”.

Se dovesse dirigere un docufilm sulla tv quale epoca o personaggio le piacerebbe raccontare? Quali sono i prossimi progetti? Immagina un ritorno alla politica?

“Qui mi porti su un terreno familiare. Ovviamente mi piacerebbe raccontare di quando è nato il primo telegiornale di cui mio padre fu il primo direttore. Andrei li con le telecamere e la macchina da presa.

A cosa sta lavorando?

“Adesso sto finendo d scrivere un romanzo che m ha letteralmente preso, sono in fase monomaniacale, son immerso in questo romanzo che spero esca a marzo”.

Intervista video a Walter Veltroni

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